Bolzano, 6 dicembre 2022 – C’è un fondamentale dell’equitazione che troppo spesso viene dimenticato.
Cioè che la sella che usiamo debba esser adatta, prima di ogni altra considerazione, al cavallo che la dovrà portare.
La sella non è del cavaliere (anche se probabilmente la pagherà lui), ma del cavallo.
Johannes Spitaler è un osteopata, ma anche un imprenditore che ha saputo fare della sua passione per i particolari un modo di fornire a molti cavalieri competenze e mezzi per far stare meglio il loro cavallo.
Con Equitex studia, progetta e realizza materiali specifici per l’equitazione come sottosella e cuscini per fascioni, ma al di là di questo è conosciuto per essere un difensore molto combattivo delle regole del benessere equino nel mondo dello sport equestre.
Signor Spitaler, cosa si intende per ‘fitting’?
“Vuol dire adattare la sella al cavallo: non è possibile andare in negozio e comprare una sella senza considerare il cavallo, anche se spesso – specialmente in Italia – funziona così. E’ impossibile indovinare senza provarla sul suo legittimo destinatario: spesso il cavaliere non sa esattamente come prendere le misure, il cavallo può cambiare, dimagrire. Dico sempre che tra sella e cavallo è come un matrimonio, chi fa il fitting è il testimone: deve controllare se la sella va bene”.
Qual’è la procedura corretta per scegliere una sella?
“Si sceglie il modello adatto alle nostre esigenze in selleria o altrove, poi occorre provarne alcune di varie misure sul cavallo. In quel momento il tack fitter può veramente fare la differenza, ed evitare un bel po’ di problemi futuri. Noi possiamo comprare la sella dal miglior fornitore del mondo, ma se non è quella adatta al nostro cavallo ci darà soltanto problemi”.
Come mai questo matrimonio è così complicato da realizzare felicemente?
“Perché ogni cavallo è diverso dall’altro, e nessuno è simmetrico. Perché il punto più profondo della sella deve essere proprio nel suo centro, perché non deve toccare mai sulla spina dorsale ma i per il resto i cuscini devono appoggiare dappertutto senza fare ponte. Poi bisogna metterla bene, la sella: troppo spesso è sistemata troppo in avanti, ad esempio”.
Quale è la giusta posizione?
“Il chiodo della sella va dietro la scapola, che così è libera di muoversi, senza compressioni. Ma bisogna capire la biomeccanica del cavallo in rapporto alla sua conformazione: se io ho un cavallo che dietro la scapola ha il muscolo trapezio atrofizzato allora bisogna vedere come fare, perché se il cavallo ha una brutta azione in avanti la scapola fa una flessione. Poi può esserci un lato del cavallo concavo o convesso, possono essere destri o mancini e mai simmetrici: occorre compensare queste disuguaglianze così che scapola e schiena del cavallo siano molto più liberi nel movimento”.
L’errore più comune che vede fare?
“Mettere l’agnellino tra sella e sottosella: così non serve a nulla, è solo bello esteticamente ma il cavallo non ne trae giovamento. L’agnellino, che è utilissimo e molto confortevole per lui, va messo con la lana direttamente a contatto con la pelle del cavallo: altrimenti serve solo a mascherare piccole manchevolezze della sella, senza risolverle”.
Un elemento fondamentale della sella è il sottopancia.
“Anche questo va scelto in funzione della morfologia del cavallo, sagomato o meno e in diversi materiali. Ma ci sono cavalli che si fiaccano con qualsiasi sottopancia nella zona del gomito, lì può essere utile una fodera in materiale speciale. Dipende dai casi. Ricordare sempre, una volta allacciato il sottopancia, di tirare in avanti gli anteriori per distendere eventuali pieghe della pelle che potrebbero causare fiaccature”.
Perché il contributo del tack fitter è importante, ma la nostra quotidiana attenzione è fondamentale.
Qui e qui un po’ di storia su selle e finimenti