L’umano, per propria natura, tende a utilizzare i propri bisogni, desideri o necessità come parametro e misura anche per quelli degli animali che ha intorno, senza rendersi conto che per troppo amore a volte… il troppo stroppia.
Avere presente quando arriva l’autunno e il primo pensiero corre alle coperte? Siamo certi che rispondano a un’esigenza – almeno in quel momento – del cavallo e non alla nostra percezione della colonnina di mercurio? Oppure quando all’ora di merenda (la nostra), allunghiamo qualche leccornia extra al nostro cavallo?
Una delle prime regole per la buona conduzione di un animale, per il suo benessere, è creare una chiara e netta riga che separi ciò che serve a lui e ciò che vorremmo noi. E per fare ciò è indispensabile valutare quali sono alcuni degli eccessi umani più ricorrenti che dobbiamo evitare.
Punto 1: il cibo
L’uomo trova una gratificazione a diversi livelli attraverso il cibo. Per il cavallo – fermo restando sfumature e sottili preferenze – il cibo è la sostanza per la sopravvivenza. Mangiare risponde in modo preponderale a un bisogno primario molto meno mediato di quanto accada a noi. La teoria del… ‘cosa vuoi che faccia un mezzo misurino in più’ non promuove il benessere del cavallo che – soprattutto se stabulato – deve essere alimentato in considerazione di un equilibrio tra ciò che mangia, ciò che gli serve e ciò che fa. Prima di ritrovarci con un cavallo con ‘troppe’ energie, sovrappeso ed esposto al rischio di coliche, laminiti o altri guai, facciamoci aiutare dal veterinario a capire qual è il body score adatto al nostro cavallo in considerazione del lavoro che svolgiamo con lui. Dopo di che, cerchiamo di non derogare. Se abbiamo fame, mangiamoci un panino. Non diamo da mangiare al cavallo…
Punto 2: in scuderia
Ci sono mille aspetti della gestione routinaria del cavallo che spesso si vedono tendere verso l’eccesso. Le coperte sono uno degli esempi classici. Spesso vengono tirate fuori dai cassoni troppo presto, prima che il cavallo ne abbia realmente bisogno. O vengono fatte indossare al cavallo con tre dita di pelo, prima che vanga tosato.

Un’altra pratica diametralmente opposta riguarda, in estate, bagni e shampoo. Quando si lava quotidianamente il mantello del cavallo con shampo o/e detergenti, la piacevolezza della doccia fresca viene compromessa dal rischio di una detersione eccessiva, che priva il pelo degli oli naturali che produce. E la cute di quella protezione batterica naturale che la difende da agenti patogeni.
Un comune ‘eccesso di stagione’ riguarda poi gli spray insettorepellenti. Una manna contro l’aggressione di mosche, zanzare e tafani ma un tormento se, usati in eccesso, arrivano a far sviluppare una sorta di ipersensibilità al prodotto. Anche in questo caso la regola è quella del buonsenso. E magari uno degli accorgimenti che possono aiutarci a non eccedere è quello di non spruzzare l’insettorepellente direttamente sul cavallo, bensì su un panno con cui poi passare il cavallo.

Sempre pensando agli eccessi di scuderia che non fanno bene ai nostri cavalli, anche l’intervento del maniscalco va ragionato… In assenza di indicazioni specifiche, non ha molto senso che i ferri vengano rinnovati ogni 20 giorni. In primis perché non avranno fatto in tempo a consumarsi e poi perché difficilmente l’unghia cresce così in fretta. Ferrare prima che ce ne sia la reale necessità significa indebolire la muraglia con fori per i chiodi troppo ravvicinati. Facciamoci consigliare dal maniscalco che ha la competenza per orientarci verso quello che realmente serve al piede del cavallo.
Punto 3: al lavoro
Troppo o troppo poco… Anche un buon equilibrio nella quantità di lavoro a cui sottoporre il nostro cavallo ha una importanza fondamentale per la sua corretta gestione. E per capire qual è la corretta via di mezzo ci sono un milione di variabili da considerare.
Età, indole, obiettivi, alimentazione, stagione, terreni, resistenza alla fatica… In linea generale, ciò che di sbagliato accade più spesso è che il cavallo rimanga pressoché inattivo quando c’è brutto tempo (o nella stagione invernale). Per poi essere portato fuori quanto più tempo possibile appena il clima si fa più clemente. Come se l’esercizio di primavera dovesse compensare l’ozio invernale.
Beh, in realtà non funziona esattamente così… Il cavallo ha bisogno per sua natura di un esercizio per un verso costante e per un altro graduale. Dall’esercizio minimo invernale si deve in pratica passare alle lunghe passeggiate estive con gradualità affinché tutto l’organismo si ‘organizzi’ rispetto alle nuove sollecitazioni che gli vengono proposte. I cavalli, tendenzialmente, soffrono più il caldo del freddo. Quindi, per consentire loro quel minimo di esercizio che serve sempre, chi ne ha la possibilità dovrebbe metterli al paddock anche in autunno o in inverno. Facendo semmai attenzione a sfruttare le ore in cui, soprattutto al nord, i terreni non sono gelati.

Punto 4: e cure quando servono
Integrazioni alimentari e cure preventive sono capitoli importantissimi nella corretta gestione del cavallo. In molti casi sono fondamentali per assicurargli una salute ottimale ma… Vanno pensate, studiate e coordinate sempre e solo con il parere del veterinario. Integrare o somministrare parafarmaci o farmaci a casaccio è pericoloso e inutilmente costoso. Tali ausili potrebbero rivelarsi poi inefficaci al momento del vero bisogno o semplicemente essere inutili in quanto l’organismo ha meccanismi tali per i quali ‘prende’ solo ciò che gli serve davvero ed elimina ciò che è superfluo.
Anche in questo caso, seppur motivati dal desiderio di fare sempre il massimo, l’eccesso non premia. E il consiglio del veterinario è davvero molto prezioso.