Bologna, 9 febbraio 2025 – È molto tempo che il mondo equestre dibatte su un tema tecnico che sembra essere diventato la chiave di volta su cui far appoggiare l’intera impalcatura dell’approvazione dell’impiego del cavallo nello sport da parte del pubblico ‘non equestre’, alias la social licence. Quanto deve essere serrata la capezzina?
Posto che chi guarda agli sport equestri senza competenze specifiche difficilmente saprà indicare cosa sia una capezzina, viene da pensare che questo tema, molto divisivo, sia quello che spesso viene chiamato ‘strumento di distrazione di massa’, un espediente mediatico per distrarre da altro.
Lo stato dell’arte
Con entrata in vigore il prossimo 1 maggio, ai concorsi internazionali di tutte le discipline sotto l’egida Fei entrerà in uso uno strumento con il quale gli steward misureranno il grado di tensione della capezzina. Alla misurazione è ‘allegata’ tutta una serie di norme e regole che gli official dovranno fare rispettare. Lo studio di questo ‘strumento’ molto simile a un cuneo da inserire tra la canna nasale e i finimenti, è durato un po’ di tempo. E si è avvalso perfino di un periodo di sperimentazione. Stabilito quale fosse il migliore e più performante, i misuratori saranno ora spediti dalla Fei agli steward che risultano ‘attivi’ nell’elenco degli official. E alle Federazioni Nazionali affinché ne supportino l’ulteriore distribuzione. Non è ancora stato reso noto per i ‘laici’ che volessero comunque dotarsi del misuratore per uso ‘personale’ come potranno entrarne in possesso e a quale prezzo.
Il gradimento
L’entrata in vigore del misuratore è stata accolta molto freddamente dagli addetti ai lavori. «Davvero c’è qualcuno che pensa che abbiamo bisogno di un misuratore per sapere quanto serrare una capezzina?» tuonava Ludger Beerbaum dal tavolo dell’International Jumping Riders Club dello scorso dicembre a Ginevra. E forse non a torto. A qualcuno verrebbe in mente di spiegare ad Hamilton come cambiare le marce? Già… Ma Hamilton guida una macchina. Gli sport equestri hanno un atleta a quattro gambe vivo e senziente con cui fare i conti. Che dovrebbe essere condotto con etica e rispetto da un atleta a due gambe molto consapevole del suo compagno di gare. Cosa che si verifica nella maggior parte dei casi ma purtroppo non sempre.
Da qui, probabilmente, la necessità di normare con un misuratore, posta che questa sia veramente una cosa utile.
Idee a confronto
In Danimarca e Svezia, intanto che si attende l’entrata in vigore del misuratore della Fei, le federazioni nazionali si sono portate avanti. Con l’inizio di quest’anno, l’uso della capezzina è diventato facoltativo nel dressage, una delle discipline più attenzionate.
«La possibilità di rinunciare alla capezzina significa che i cavalieri possono adattare il loro equipaggiamento in base alle esigenze individuali del cavallo, invece di doverlo adattare alla tradizione» ha dichiarato Andrea Barth, sport manager della Federazione svedese.
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Dal canto proprio, la Federazione danese ha dichiarato di aver optato per questa scelta sulla base del desiderio raccolto presso gli stakeholder del settore.
Adottando queste misure, Danimarca, Svezia e perfino la Fei hanno in qualche misura sancito una certa ‘ragione’ da parte di chi ritiene che la capezzina possa essere dannosa per il cavallo, soprattutto se troppo serrata.
Ma quanto è ‘troppo serrata’? Posto che le tradizionali ‘due dita’ sono una unità di misura troppo variabile ed individuale (c’è chi ha la manina e chi ha la manona…), quando la pressione della capezzina arriva a dare fastidio al cavallo?
Lo studio internazionale
Uno studio condotto da un team di ricerca guidato dalla dottoressa Hilary M. Clayton della Michigan State University e supportato da World HorseWelfare, Equestrian Canada, Hartpury University, British Equestrian Federation e The WorshipfulCompany of Saddlers ha cercato di perimetrare questo concetto. E ha rilevato con degli appositi sensori il grado di pressione della capezzina serrata con cinque livelli di tenuta differenti. Sul cavallo a riposo e durante la masticazione.
Il presupposto da cui è partita l’indagine scientifica è che una maggiore pressione della capezzina sia associata a un aumento della pressione nasale e mandibolare. E quindi a dolore, a una limitazione del movimento dell’articolazione temporo-mandibolare e a variazioni della temperatura oculare dato che questa aumenta quando il cavallo è in difficoltà o in condizione di particolare stress.
Ad aiutare gli studiosi nella ricerca sono stati 8 cavalli (un po’ pochini per un vero trial…) di proprietari privati, tutti addestrati per il dressage dal livello Saint Georges in su, abituati a essere montati in filetto.
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La ricerca in pratica
I cavalli hanno partecipato ai test nel maneggio coperto del loro centro. In un ambiente cioè a loro famigliare. Da fermi e in movimento. Dopo che hanno camminato a mano per cinque minuti ed è stata effettuata una misurazione di base della temperatura oculare. Sotto ai finimenti, lungo la canna nasale e in prossimità dei rami mandibolari, sono stati posizionati dei rilevatori di pressione che hanno registrato cinque gradi di tenuta della capezzina: da 2 dita a 0, partendo dalla posizione più larga alla più serrata.
Le misurazioni sono state effettuate con un calibro a cono mentre il soggetto era in piedi e masticava un bocconcino. Contemporaneamente sono state registrate la temperatura degli occhi e la frequenza dell’ammiccamento. La prova per ogni grado di pressione è durata 20 secondi.
Secondo i dati rilevati dopo i test, è emerso che, contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, la pressione sulla canna nasale è inferiore a quella sulla mandibola man mano la capezzina veniva serrata di più.
Nei cavalli in stazione, la temperatura degli occhi e la frequenza degli ammiccamenti non cambiavano serrando la capezzina. Sorprendentemente, lo studio ha riscontrato che i cavalli ingerivano e masticavano volentieri una leccornia a tutti i livelli di tenuta della capezzina, anche a zero, senza che si verificasse un aumento della temperatura oculare o un abbassamento della frequenza degli ammiccamenti, che avrebbero suggerito un disagio.
Il cavallo è più goloso che preoccupato della pressione della capezzina? Forse… Ma anche questo probabilmente non è il punto.
Un tema senza soluzione?
Siccome quando si affrontano argomenti in cui il benessere del cavallo è centrale si finisce sempre con la nascita delle fazioni opposte, è bene chiarire fin da subito: nessuno vuole il ‘male’ dei cavalli. O almeno, non tra chi dibatte temi tanto articolati.
Trovare soluzioni innovative, che sfruttino l’evoluzione scientifica e i nuovi strumenti per comprendere meglio cosa faccia bene e cosa faccia male ai nostri compagni di sport è parte della naturale crescita della storia dell’equitazione e del rapporto tra il cavallo e l’uomo. Ben vengano quindi nuove idee, nuove scuole di pensiero…
A patto che tutti si pongano di fronte a ciò che è nuovo, con la consapevolezza di quello che c’è stato prima e con l’onestà intellettuale che serve per una vera crescita. Il misuratore della capezzina – a patto che non vogliamo che abbia il valore del ‘contentino’ a chi critica l’impiego del cavallo nello sport – non eviterà che ci siano persone che non rispetteranno le regole. O che non faranno un uso improprio del cavallo, né che lo tratteranno bene tanto in gara quanto a casa.
Quella, misuratore a parte, è un’altra partita… La vera sfida.
La parola al presidente
Recentemente, e dopo l’incontro dell’IJRC di Ginevra dello scorso dicembre, anche Theo Ploegmakers, presidente dell’European Equestrian Federation (EEF) ha preso la parola prendendo spunto proprio dal tema della capezzina e del misuratore. Riportiamo qui integralmente la sua lettera aperta
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Norme e regolamenti per salvaguardare il benessere dei cavalli nello sport
Sono molti i commenti, soprattutto da parte dei cavalieri, sull’introduzione da parte della FEI di uno strumento per controllare le capezzine nelle competizioni di alto livello, che entrerà in uso il 1° maggio 2025. Questo strumento è stato introdotto in seguito a numerose segnalazioni di capezzine troppo strette.
Regole per il benessere dei cavalli
La FEI, in qualità di organo di governo mondiale degli sport equestri, ha il compito di creare regole che privilegino il benessere del cavallo e prevengano potenziali maltrattamenti. Tuttavia, alcuni cavalieri di alto livello spesso sostengono di sapere cosa è meglio per il loro cavallo e di essere nella posizione migliore per giudicare ciò che è giusto o sbagliato.Pertanto la FEI non dovrebbe stabilire regole su come bardare i cavalli. Ma è proprio così?
Le regole sul benessere dei cavalli negli sport equestri sono essenziali per garantire che i cavalli siano trattati in modo etico e rimangano sani e sicuri durante l’allenamento, le gare e oltre. I cavalli non sono parlano e si affidano completamente all’uomo per interpretare i loro bisogni e proteggerli.
Una visione miope
Affrontando queste problematiche, le regole sul benessere dei cavalli creano un ambiente che bilancia le esigenze dello sport con il benessere dei suoi partecipanti equini.
Questo non è solo essenziale per la salute e la sicurezza dei cavalli, ma anche per la sostenibilità e l’accettazione pubblica delle attività equestri.
L’opinione dei cavalieri di alto livello, secondo cui la FEI non dovrebbe entrare nel merito di temi come la capezzina o le imboccature perché “loro” sanno meglio di chiunque altro di cosa hanno bisogno e cosa sia meglio per il loro cavallo, è miope e rappresenta un pericolo per il benessere dei cavalli per diversi motivi:
Anche gli esperti possono commettere errori – Anche se i migliori cavalieri possono avere un’esperienza significativa, non sono infallibili. Possono giudicare male una situazione, soccombere alle pressioni per le prestazioni o prendere decisioni influenzate da pregiudizi personali o emozioni.
La mancanza di sorveglianza favorisce gli abusi – Senza regole standardizzate, non esiste un meccanismo per prevenire o affrontare i maltrattamenti. La tesi che la competenza garantisca un comportamento etico è rischiosa, poiché non tutti i cavalieri potrebbero dare priorità al benessere del cavallo rispetto al successo o al guadagno economico.
La coerenza è importante – Le regole FEI stabiliscono standard universali per garantire che tutti i cavalli, a tutti i livelli, siano trattati in modo equo e responsabile, indipendentemente dalle capacità o dallo status del cavaliere. Senza queste regole, le pratiche varierebbero notevolmente, causando incoerenze e potenziali danni.
Tutela contro i danni – Le norme sul benessere si basano sulla scienza veterinaria e sui principi etici, fornendo un quadro che riduce al minimo i rischi come le pratiche abusive. Queste tutele si applicano in egual misura a tutti i partecipanti, dai principianti ai professionisti di alto livello.
Conflitto di interessi – I cavalieri, per quanto abili, possono dare la priorità al successo nelle competizioni piuttosto che al benessere in situazioni di alta pressione. Le regole della FEI fungono da contrappeso per garantire che le esigenze dei cavalli rimangano prioritarie, soprattutto di fronte a incentivi competitivi o finanziari.
Pregiudizi inconsci – Anche i cavalieri con buone intenzioni possono non riconoscere i segni di stress o di lesioni nei loro cavalli, soprattutto se sono concentrati sulla vittoria o sul raggiungimento degli obiettivi di allenamento.
Fiducia del pubblico nello sport – Il pubblico si aspetta regolamenti chiari per proteggere i cavalli e può considerare la mancata definizione di regole come una mancanza di impegno per il benessere.
Responsabilità etica – Le regole della FEI riflettono l’evoluzione degli standard della società in materia di cura degli animali e responsabilizzano i cavalieri nei confronti di questi principi.
Rischio di normalizzazione degli abusi – Senza una supervisione, le pratiche che danneggiano i cavalli, come l’uso eccessivo, i metodi di addestramento duri o lo spingere i cavalli non in condizione a gareggiare, potrebbero diffondersi ed erodere le protezioni per il benessere che la FEI ha stabilito.
Trattamento etico dei cavalli
La posizione secondo cui i migliori cavalieri “sanno fare di meglio” è quindi miope. Le regole non sono solo per coloro che mancano di esperienza; sono una salvaguardia fondamentale per garantire un trattamento etico e coerente dei cavalli in tutto lo sport.
Anche se i migliori cavalieri possono possedere conoscenze eccezionali, non è giusto né sicuro presumere che siano immuni da errori, pregiudizi o pressioni della competizione. I cavalieri responsabili dovrebbero riconoscere il valore delle regole della FEI nel proteggere il benessere dei cavalli e nel garantire l’integrità dello sport.
È lecito pensare che la FEI introduca regole solo quando è chiaro che sta proteggendo il benessere dei cavalli e lo fa consultando adeguatamente le parti interessate.
Per chi volesse leggere integralmente lo studio della dottoressa Hilary M. Clayton (disponibile in inglese) CLICCA QUI