Martina Franca, 28 giugno 2018 – La bella storia di Odissea, la puledra Murgese dell’allevamento della famiglia Carone sopravvissuta ad un attacco e a ferite terribili grazie alle cure di Claudia Passiatore e tutta la grande famiglia dell’allevamento di Triglie, al di là della testimonianza di quanto sia possibile fare grazie alla tenacia e all’amore tocca anche un tema molto sentito da tutto il mondo allevatoriale, non solo pugliese: quello della convivenza tra le aziende agricole a vocazione allevatoriale e i lupi.
Abbiamo approfondito l’argomento con il dottor Oronzo Marangi, allevatore e vice-presidente Anamf (Associazione Allvatori Asino di martina Franca e Cavallo delle Murge).
Perché nascono i puledri e ritornano subito gli attacchi dei lupi: il cavallo delle Murge è notoriamente allevato per lo più con il sistema semibrado, è questa tradizione che lo ha forgiato rendendolo così come è oggi ma lo espone contemporaneamente alla predazione dei grandi carnivori. Ma anche perché, forse, il lupo non è il problema principale.
Dottor Marangi, anche quest’anno ci sono stati diversi attacchi di lupi ai puledri sull’altopiano delle Murge: com’è la situazione?
«Dopo i primi clamori sembra quasi non se ne voglia più parlare: il problema vero è che nessuno si prende la responsabilità di pagare i rimborsi agli allevatori colpiti, Regione e Provincia si rimbalzano le pratiche e quindi, qui in Puglia, gli allevatori devono affrontare lungaggini estenuanti. E se li pagano, al danno si aggiunge la beffa: pensi, per una pecora sbranata dai lupi vengono riconosciuti 55 Euro di rimborso, ma per ottenerlo l’allevatore deve obbligatoriamente smaltire la carcassa, operazione che ha un costo di 50 Euro. Il risultato è che gli allevatori non denunciano nemmeno più gli attacchi e a rimetterci sono i lupi, perché poi qualcuno che difende le greggi sparando c’è, quando sa che nessuno lo ripaga del danno».
Una legittima difesa?
«No, non è legittima: noi allevatori sappiamo bene come funziona la natura, non ce l’abbiamo con il lupo: ma non può essere il singolo individio a pagare se vogliamo avere la Natura, deve essere la comunità a farsi carico del problema riconoscendo giustamente il danno a chi lo subisce. Stando come stanno le cose, in realtà la procedura è quanto di più antiecologico ci sia: come dicevamo l’allevatore ha l’obbligo di smaltire la carcassa per chiedere il rimborso, togliendo così il pasto al lupo che se lo era guadagnato sul campo e tornerà a colpire perché continua ad avere fame. Questa regola viene giustificata dicendo che si evita così l’inquinamento delle falde acquifere dovuto allo scolo dei liquidi di decomposizione: ma è illogico. In primo luogo perché lupi, cani e altri animali spolpano alla perfezione le carcasse in pochissimi giorni e non c’è nessuna significativa scolatura di liquidi; in seconda battuta perché parlare di contaminazione di falde acquifere sull’altopiano delle Murge, dove per trovare una falda acquifera devi andare giù per 500 metri di sasso e roccia non ha molto senso».
Cosa fate per evitare l’attacco dei lupi?
«Teniamo più cani: quando attorno ai cavalli ci sono diversi Mastini Abruzzesi i lupi tendono a non avvicinarsi. Qualcuno sta provando con i recinti elettrici, vedremo se funziona: ma è una soluzione costosa e poco pratica, basta un filo d’erba o un ramo che scarica a terra a rendendere inutile il tutto. E bisogna lasciare spazio ai cavalli, così da permettere loro di scappare dal predatore: i lupi colpiscono di più nei recinti piccoli vicino a casa dove magari pensavi di proteggere meglio i puledri, proprio perché madre e piccolo non hanno via di fuga. Assurdo poi quando ci dicono di ricoverare i cavalli la notte: dove lo metti un branco di 30, 40 fattrici con relativi puledri in una masseria? Bisognerebbe costruire un capannone apposito, ma a parte il costo esorbitante non verrebbe nemmeno mai dato il permesso di costruzione, qui siamo in una zona dove tutto è protetto dalle Belle Arti».
I lupi attaccano solo i puledri o anche i cavalli adulti?
«Solo i puledri, i soggetti più indifesi. E quasi mai vitelli, ad esempio: perché nel branco dei cavalli la madre è l’unica a difendere il figlio. I diversi componenti del branco fanno da sentinella e avvertono del pericolo, ma poi la loro arma è la fuga. Diverso invece per le vacche: i bovini in caso di attacco si riuniscono a proteggere i piccoli e difendono attivamente anche quelli altrui, tutti insieme».
E voi sentite il bisogno di difendervi, personalmente?
«No, i lupi sono animali schivi e non hanno mai manifestato aggressività nei confronti dell’uomo. Questo non toglie il fatto che siano davvero un problema per noi allevatori: perché quando ci uccidono un puledro non è “solo un cavallo” che viene ucciso, ma è il nostro cavallo. Quello che avevamo sognato, programmato, cercato e aspettato, figlio di una cavalla che conosciamo da anni e su cui riponiamo le nostre speranze di allevatori e di appassionati. In più fa male anche non avere difese dal danno: la gente denuncia meno perché non conviene, così non esiste una statistica reale del problema e ha buon gioco chi vuole mettere tutto a tacere: un cane che si morde la coda».
Come dicevano i latini? Homo homini lupus…ecco, siamo ancora li.