L’Aquila, 2 agosto 2019 – Una giornata incredibile sotto tanti punti di vista quella vissuta giovedì 1 agosto 2019, nel centro dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità dei Carabinieri Forestali di Castel di Sangro, da numerosi partecipanti alla Conferenza Stampa relativa ai progetti in essere tra Carabinieri ed Università di Teramo in merito alla salvaguardia della biodiversità.
I lavori sono iniziati con l’apertura da parte del Col. Luciano Sammarone, Comandante del reparto di Torre Feudozzo, che ha dato il via ai lavori con l’intitolazione della Sala Convegni a Luca Riva, stimato professionista, che con la sua passione ed entusiasmo ha lasciato un segno indelebile nella memoria dei suoi colleghi.
Dopo il saluto istituzionale dell’Avv. Angelo Caruso, Sindaco di Castel di Sangro, nonché Presidente della Provicia dell’Aquila, un susseguirsi di interventi incentrati sul tema della conservazione, tutela e salvaguardia della biodiversità curati da nomi altisonanti del panorama nazionale ed internazionale: il Gen. Davide De Laurentis, vice comandante del CUFA; il Col. Raffaele Manicone, comandante del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità; il Col. Pierangelo Baratta, comandante del Gruppo Forestale di Bologna; il Col. Guido Castellano, Responsabile della Direzione Veterinaria del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri; il Prof. Dino Mastrocola, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Teramo; il Prof. Augusto Carluccio, Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo; il Prof. Giorgio Vignola, vice-preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo; il Dott. Paolo Botta, Regione Campania – conservazione razze equine minacciate.
Una sala gremita, una conferenza partecipata e di sicuro orientata ad un lavoro qualitativo che negli anni consoliderà gli ottimi risultati ottenuti fin dalla prima stagione, come illustrato dalla Dott.ssa Brunella Giangaspero nella sua relazione sugli step realizzati durante la prima annualità.
Interessante ma forse il termine più giusto è ammirevole, la visita guidata al termine dei lavori che ha ulteriormente avvalorato l’alta qualità degli indirizzi di sviluppo del Progetto.
Molto “international” il focus fornito agli ospiti che hanno potuto ammirare dal vivo tutto l’iter che rappresenta una giornata tipo all’interno del Reparto di Torre Feudozzo, nella quale il rapporto con i cavalli rappresenta una delle priorità più significative.
La scena in assoluto che rimarrà impressa negli occhi di chi a queste sottigliezze fa caso, è stato entrare nel branco delle fattrici ed essere letteralmente circondati dai giovanissimi puledri nati nella primavera scorsa, incuriositi dal grande afflusso di persone, già educati al rapporto con l’uomo in termini di rispettosa curiosità che sono rimasti ad ascoltare la presentazione delle scelte selettive adottate per le diverse fattrici, curata dal Maresciallo Federica Desprini e dall’Appuntato Scelto Q.S. Roberto Capone che insieme ai civili che lavorano nella struttura si occupano quotidianamente di tutte le attività di allevamento e di addestramento.
Il miglior messaggio che un’Azienda di Stato possa trasmettere è sicuramente l’attenzione costante al benessere fisico e mentale degli animali di cui si prende cura e che lascia ben sperare in termini di futuro prossimo.
Un breve excursus relativo al Progetto, estratto dalla Cartella Stampa dell’Evento.
Il 6 marzo 2018 l’Università degli Studi di Teramo e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri hanno siglato una convenzione quadro per una serie di attività di collaborazione nei settori delle scienze forensi e veterinarie, delle bioscienze, biotecnologie e scienze degli alimenti, della progettazione europea e degli studi internazionali. Per le attività individuate è stato subito avviato un tavolo tecnico con la Direzione Veterinaria dell’Arma dei Carabinieri, coordinata dal colonnello Guido Castellano, il Comando dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità dei Carabinieri Forestali di Castel di Sangro, guidato dal colonnello Luciano Sammarone e il Servizio di Riproduzione Grandi Animali dell’Ospedale Veterinario Universitario Didattico della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo, responsabile il professor Augusto Carluccio.
Nell’ambito della convenzione, e in accordo con il tavolo tecnico, nell’ultimo anno è stato attuato un programma di riproduzione assistita e di igiene della riproduzione in continuità con la stagione riproduttiva 2018. Lo scopo è quello di implementare un programma di salvaguardia delle biodiversità di due razze equine italiane di alto pregio: il cavallo Persano e il cavallo Salernitano un tempo allevati per le esigenze della cavalleria militare.
In tale campo la biodiversità, intesa come variabilità biologica, si basa sulla diversità genetica che rappresenta un patrimonio, tramandato nei secoli, che deve essere tutelato. Negli ultimi decenni la selezione di razze come il cavallo persano e salernitano vede la conservazione di un’ampia base genetica autoctona che costituisce una riserva necessaria ad affrontare le problematiche legate all’impoverimento genetico. È necessario quindi prendere coscienza del valore intrinseco legato alla salvaguardia di razze equine autoctone, che sono parte del patrimonio culturale italiano.
Le attività svolte presso la Torre di Feudozzo, coordinate dal prof. Augusto Carluccio e dal dott. Pasquale Santilli, in collaborazione con il personale del Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro, hanno previsto: il monitoraggio del parto delle fattrici gestanti, risultato della stagione riproduttiva precedente; la gestione del post-partum e la pianificazione di un programma di monte; la gestione delle monte naturali e delle inseminazioni strumentali e le diagnosi di gravidanza. Nella fattispecie le fattrici gravide sono state monitorate durante l’intera gravidanza e, a partire dal mese di marzo, grazie al monitoraggio costante e videosorvegliato delle fattrici in travaglio, è stato possibile intervenire tempestivamente, in caso di necessità, durante il parto permettendo così di gestire al meglio la nascita dei puledri. Dopo il parto le cavalle sono state sottoposte a un’attenta valutazione delle caratteristiche riproduttive al fine di garantirne un ottimale stato di salute.
Successivamente è stato pianificato un programma di monte che ha previsto la suddivisione delle fattrici in base alla scelta dello stallone. È stato selezionato un nucleo di fattrici da destinare a importanti stalloni salernitani operanti in Campania.
Il coordinamento tra i medici veterinari che gestivano gli stalloni, la staffetta dei carabinieri forestali che fungevano da vettori, il medico veterinario di Torre Feudozzo e i medici veterinari ginecologi della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo, attraverso tecniche di riproduzione medicalmente assistita, hanno già permesso il raggiungimento di importanti risultati.
Tutte le attività hanno coinvolto gli studenti, i tirocinanti e i laureati del Corso di laurea magistrale in Medicina Veterinaria e del Corso di laurea in Tutela e Benessere Animale.
Nell’ottica della convenzione è stata inserita una lezione teorico-pratica “Handling del cavallo” di approccio al cavallo presso il 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo attraverso il supporto dell’ufficiale veterinario colonnello Marco Argentieri e dei sottufficiali e carabinieri cavalieri coordinata dal Maggiore Veterinario Graziano Ippedico, che ha visto l’interesse e la partecipazione degli studenti del Corso di laurea magistrale in Medicina Veterinaria del secondo anno.
L’origine del cavallo Persano viene tradizionalmente fatta risalire all’anno 1741/2, quando Carlo III di Borbone avviò la selezione per dar vita alla “razza governativa di Persano”. A questo fine cominciò a incrociare, nella Tenuta di Persano in Campania, fattrici di razza Napoletana, Siciliana, Calabrese e Pugliese con stalloni di razza purosangue Inglese e orientale.
Nel 1874 il governo soppresse l’allevamento e tutti i soggetti furono venduti alla asta pubblica. Nel 1900 venne ricostituita con fattrici di conformazione omogenea e di provata attitudine al servizio da sella, scelte tra i diversi reggimenti di cavalleria, e con due stalloni, Jubilée (purosangue inglese da Melton) e Giacobello (mezzosangue arabo da stallone siriano).
«In seguito alla soppressione del Centro di rifornimento quadrupedi di Persano (1954) la razza si è ridotta a una cinquantina di fattrici, trasferite al Posto raccolta quadrupedi di Grosseto, dipendente dal Ministero della Difesa. Dal Centro Rifornimento Quadrupedi di Grosseto, oggi Centro Militare Veterinario, l’allora Comandante Giovanni Potena, alla fine degli anni 90, fece arrivare 41 fattrici Persane che costituirono il nucleo di salvaguardia. Attualmente il principe Alduino di Ventimiglia Monteforte Lascaris possiede alcuni esemplari in purezza.
Questa razza, insieme alle altre due autoctone italiane che sono la Murgese e la Maremmana, è quella tra le tre che ha migliori doti di affidabilità e versatilità di impiego».
L’origine del cavallo salernitano viene geograficamente fatta risalire alla Piana del Sele, una vasta area di 500 Km quadrati che si estende dai monti Picentini ai monti Alburni. Le innumerevoli vicende storiche che hanno interessato la zona, soprattutto nel corso degli ultimi due secoli, hanno fatto da sfondo alla nascita di questa popolazione cavallina, ottenuta con l’impiego di stalloni orientali, laziali, anglo-normanni, trottatori francesi e russi.
«All’inizio del ‘900 il cavallo salernitano si presentava come un soggetto di buoni diametri, rustico, resistente e nevrile, tutte caratteristiche che lo facevano figurare come una delle più rappresentative razze meso-dolicomorfe e quindi molto versatile per l’impiego da sella, caccia, corse e concorsi. Tra il 1956 e il 1972 Posillipo, Merano e Fiorello, tutti cavalli salernitani, sono stati i trionfatori nelle Olimpiadi, montati dal famoso Raimondo D’Inzeo».
L’azienda di Torre di Feudozzo si trova tra Abruzzo e Molise nei pressi del comune di San Pietro Avellana, a 932 metri sul livello del mare ed è affidata ai Carabinieri Forestali per il recupero delle razze del cavallo Persano e del cavallo Salernitano.
«Antico sito di caccia frequentato da Carlo III di Borbone, immerso in un territorio di rara bellezza e ricco di fauna, sotto i Savoia Torre di Feudozzo fu trascurato per anni e destinato all’allevamento dei bovini. Quasi completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale ‒ perché ubicata proprio sul fronte di avanzata degli alleati e scelta come posto di sosta dalle truppe naziste ‒ nel 1977 l’azienda entra a far parte delle disponibilità demaniali affidate alle regioni e viene quindi riedificata secondo l’architettura originaria. Affidata alle cure dell’allora Corpo Forestale dello Stato, diventa un allevamento all’avanguardia di bovini, già negli anni 80 dotati di collare con microchip che attraverso un sistema computerizzato permetteva di razionare l’alimentazione per le necessità e lo stato di ciascun animale. L’azienda era inoltre dotata di caseificio e quindi economicamente autonoma. Negli ultimi anni l’attività aziendale si è orientata verso l’allevamento equino per la salvaguardia del patrimonio genetico di due razze di equini a rischio di estinzione: il cavallo Persano, leggero e veloce (razza selezionata a metà del ‘700 dai Borboni) e il cavallo Salernitano, di mole maggiore».
Comunicato stampa di Annalisa Parisi