Milano, 5 marzo 2018 – Una volta c’erano gli uomini di scuderia: governavano i loro cavalli, li muovevano, ne conoscevano vita morte e miracoli, sapevano dove fiantavano di solito, come mangiavano la profenda e probabilmente anche cosa sognavano di notte i loro protetti. Perché amavano il loro lavoro, e lo avevano scelto perché i cavalli gli piacevano.
Sapevano a memoria i loro piedi, i loro tendini, perché li toccavano tutte le mattine e ogni volta che tornavano dal lavoro.
Abbiamo detto uomini di scuderia ma potremmo dire anche proprietari, cavalieri, amazzoni: tutta gente, insomma, che aveva tempo e voglia e attenzioni da dedicare ai loro cavalli e ben chiare le cose importanti da controllare per capire come stessero.
Anche adesso ci sono persone così, per carità: ma forse i cavalli affidati alle cure di una sola persona sono tanti, e forse il tempo che in tanti possono dedicare ai loro cavalli non è più quello di una volta, sia per quantità che per qualità.
E forse non sono nemmeno più tanto condivise certe competenze specifiche, che aiutano a monitorare lo stato di salute del nostro amico: quanti di noi oggi hanno il tempo di toccare i piedi, le gambe del loro cavallo ogni volta che lo governano (se lo governano loro) o lo montano, in quanti hanno insegnato al loro groom a farlo? e in quanti hanno un groom che ha il tempo di farlo, questo accudimento quotidiano e meticoloso.
E in quanti sanno che le mani sono uno strumento diagnostico fenomenale, se ben usate? più di ogni giochino e app tecnologica che ci fa sentire tanto più moderni, fantasmagorici eppure basta ascoltarle le nostre mani, che sono perfettamente in grado di rilevare una differenza di temperatura delle pareti dello zoccolo (ad esempio) che già dovrebbe metterci in guardia per qualche guaio in arrivo.
E poi bisogna usare gli occhi, e la testa e osservare ogni cosa fuori dal normale (e torniamo al fatto che ci vuole qualcuno che osservi il cavallo e conosca le sue abitudini): il cavallo sembra strano, non mangia come al solito, non beve.
Dai con gli integratori? cambia il fioccato? ma forse è stress, il nostro cavallo con la sua svogliatezza stra semplicemende dicendoci che è stanco.
La mancanza d’appetito, fatti salvi problemi ai denti e alla masticazione, è proprio uno dei primi segnali di stress: che magari queste stagioni di concorsi che non finiscono più lo hanno stancato, che lui ha bisogno di una pausa anche se non c’è più il riposo invernale sportivo tra l’autunno e la primavera.
Che magari dobbiamo ricordarci che lui, anche se non parla, ha le sue esigenze fisiologiche e mentali: che se non sta bene ed è giù di corda dobbiamo eliminare quello che non va, per riaverlo in forma e allegro e pieno di buona volontà.
La scoperta dell’acqua calda, direte voi: ma magari la ricerca del benessere animale è fatta di cose semplici, molto semplici.
Forse troppo semplici.