Bologna, 21 aprile 2022 – Da concetto per molto tempo astratto, oggi la globalizzazione è più che mai all’ordine del giorno in ogni aspetto della nostra esistenza. Comprese le malattie che possono diffondersi nella comunità equina. E che conoscono sempre meno frontiere.
Da qui la necessità riconosciuta da molti veterinari di fare rete e scambiarsi quanti più dati possibili.
La Fei, già dall’anno scorso, ha messo in atto procedure rigide in materia di monitoraggio (Horse Health Requirements via the FEI HorseApp) di tutti i cavalli che partecipano a manifestazioni sotto l’egida della Federazione Internazionale. Lo stesso hanno fatto i britannici.
Inoltre da tempo sono state adottate misure severe per la bio-sicurezza nelle scuderizzazioni delle gare, però… La popolazione degli equidi che gode di tali tutele rappresenta solo un esiguo numero se si considerano tutti coloro che un campo gara non l’hanno neppure mai visto.
E la platea dei veterinari chiamati a occuparsi di questi soggetti è altrettanto varia e numerosa. Specie se si considerano paesi con una densità equina e territoriale assai diversa dalla ‘piccola’ Europa.
E così, ecco pronto dagli States un valido ausilio per tutti i veterinari. Anche per quelli che vedono tre cavalli all’anno o abitano a ore di macchina dal collega più vicino (che probabilmente neanche conoscono).
Si tratta di una app elaborata da un gruppo di veterinari della Texas A&M University che consente di verificare con un semplice click se i sintomi del cavallo che il professionista sta valutando siano unici e individuali o siano stati riscontrabili, in zona, anche in altri soggetti.
La Veterinary Syndromic Surveillance System (VSS), questo il nome della app, è riconducibile a un sito alimentato dagli stessi veterinari. In pratica, compilando un sintetico questionario, inseriscono i dati sulla patologia che hanno di fronte. Tali dati vengono elaborati da un sistema di intelligenza artificiale capace di creare degli allert locali e segnalare sintomatologie analoghe.
VSS: per abbattere le distanze
In realtà esisteva già una sorta di rete virtuale tra i ‘rural vets’ statunitensi, ma l’implementazione del sistema attuale è decisamente più performante e facile da utilizzare dato che è fruibile direttamente sullo smartphone.
Il solito zelo degli Usa? Perché, non basta più telefonare a un collega?
Queste potrebbero essere le concrete obiezioni di qualsiasi veterinario abituato al ‘mercato’ europeo… Ma laddove le distanze sono davvero molto rilevanti, questo passo tecnologico, nell’era della globalizzazione, in favore di una migliore cura di tutti i cavalli non guasta.
Basti pensare che il Veterinary Syndromic Surveillance System gode del finanziato dal Ministero dell’agricoltura statunitense e fa parte di un progetto triennale che, tenendo presente il concetto di globalizzazione, tocca i temi della formazione professionale, della telemedicina. Senza contare poi il voluminoso database sull’andamento delle principali sindromi che affliggono i grandi animali, cavalli in primis.