Udine, 24 agosto 2021 – C’è anche un po’ di Italia dentro l’oro della Svezia, la squadra che a Tokyo 2020 ha vinto l’oro nella prova di salto ostacoli e piazzato un suo cavaliere sul secondo gradino del podio in quella individuale.
E il merito di questa infiltrazione tricolore è tutto di Silvia Torresani: medico veterinario che si dedica alla medicina integrata, specializzata in agopuntura e fisioterapia equina oltre che esperta di Tellington TTouch.
Dal 2019 il team svedese di salto ostacoli fa trattare a Torresani i propri cavalli: come è nata questa collaborazione?
Ce lo facciamo raccontare da lei.
“Dopo la laurea a Bologna nel 2001 sono andata negli Usa per lavorare con un fisioterapista equino tra i migliori al mondo. Lì sono entrata in contatto con un agopunturista: non conoscevo questa pratica e l’ho approfondita perché rientra nel mio modo di guardare il cavallo. Vedo il paziente cavallo in modo olistico, lo guardo nel suo insieme: oltre alla parte fisica anche quella psicologica, l’ambiente dove vive e il modo in cui lavora. Mi approccio al cavallo a 360°, e 20 anni fa in Italia mi dicevano che non avrei mai trovato un posto nel mondo equestre”.
E’ stato davvero così?
“Non del tutto, ma gran parte dei miei clienti di oggi sono di altri paesi. Come la Germania o la Svezia, dove queste pratiche venivano già utilizzate più comunemente per le persone: che quindi sono più pronte a usarle anche per i loro cavalli. Uno di questi miei clienti aveva base in Spagna, poi si è spostato in Danimarca. Ero andata con lui a un concorso nazionale per settare i trattamenti alla sua cavalla in vista dei campionati del mondo del 2014 in Francia. Ho conosciuto uno dei suoi sponsor, l’importatrice per tutta la Scandinavia di una nota ditta italiana produttrice di selle. Abbiamo passato insieme due giorni, mi ha chiesto se potevo fare un seminario di aggiornamento per i suoi rivenditori: voleva focalizzare l’influenza della sella nella biomeccanica del cavallo, quanto siano importanti la sella giusta e l’insellaggio corretto. Lì ho conosciuto il figlio, mi hanno chiesto di dare un’occhiata a un paio di loro cavalli e sono diventati miei clienti”.
E il contatto con la federazione svedese come è arrivato?
“Quando lui è diventato capo equipe della squadra svedese di jumping, e nel 2018 mi ha chiesto se ero disposta a sostituire chi si occupava della fisioterapia dei cavalli. Ho fatto una riunione familiare, la proposta era allettante ma a Udine oltre al lavoro con mio marito abbiamo un allevamento di cavalli da salto, Bellavista Cavalli, dove faccio base con il centro di riabilitazione. E anche due figli: ho chiesto loro cosa dovevo fare e mi hanno detto ‘Devi andare, mamma!. Così nel 2019 comincio ufficialmente il lavoro con loro alla finale di Coppa del Mondo a Goteborg: ho iniziato a conoscere cavalieri, groom e cavalli. E’ stata una bella annata per noi il 2019: abbiamo vinto la Coppa delle Nazioni a Roma poi Aachen, Hickstead, Falsterbo…”
Problemi particolari a Tokyo 2020 per i cavalli?
“I nostri sono arrivati in grande forma, anche se qualcuno era la prima volta che volava”.
Caratteristiche vincenti di questo super-team?
“La capacità di programmazione a lungo termine, l’organizzazione: da Piazza di Siena 2020 in poi mi hanno chiamata a tutti i concorsi in modo che potessi vedere i cavalli che avrebbero partecipato a Tokyo 2020 almeno una o due volte. E’ stato importante perché ho potuto programmare il mio lavoro. Ho passato la quarantena con loro ad Aachen, così da avere più tempo per lavorare: li ho ritrovati a Tokyo, un po’ stanchi per il viaggio ma essendo già fisicamente molto in buona forma è stato un lavoro di dettagli, in Giappone”.
Altra arma svedese vincente?
“La semplicità: anche i cavalieri hanno lavorato con molta semplicità i cavalli risparmiandoli molto, montandoli solo una volta al giorno, poi longia o passo a mano con le groom. E si arriva così ad un appuntamento importante solo con una buonissima pianificazione”.
Il rapporto con l’altro medico veterinario?
“Ottimo: molte cose le guardiamo insieme e ci confrontiamo, ma ormai ci conosciamo bene e abbiamo fiducia reciproca: abbiamo carta bianca ognuno nel suo campo, però sappiamo sempre cosa fa l’altro”.
Quando si dice un vero lavoro di squadra…
“E’ quello che permette a tutte le individualità che ne fanno parte di esprimersi al meglio: ognuno porta la sua eccellenza, e lavorando con e sui talenti che la formano si riesce ad arrivare a grandi traguardi”.
Come imposta il suo lavoro?
“Personalizzandolo per ogni cavallo, non c’è nulla di standard e ognuno ha un suo programma. Conoscendoli dal punto di vista psicologico si sa chi ha bisogno di rilassarsi o trovare energie, prima o dopo il lavoro. Ma tutti dopo la gara ricevono stretching e un lavoro muscolare per aiutarli a sciogliersi dopo gli sforzi, se c’è bisogno agopuntura per rilassare la mente e riposare bene così da recuperare al meglio le energie per il giorno dopo. Si pensa poco a come riposa un cavallo, ma anche loro recuperano dormendo, quindi è importante anche questo ai fini di un buon risultato”.
Cosa si è portata casa da Tokyo?
“Sicuramente la conferma che il lavoro di squadra porta a risultati inaspettati: e quando si ha rispetto delle individualità risulta tutto più facile. Poi mi porto a casa la soddisfazione di avere la fiducia dei ‘miei’ cavalli. Cerco sempre di connettermi con il cavallo, perché si lavora su tensioni, fastidi e se non si fidano di me non mi lasciano lavorare. A volte c’è bisogno di spingersi un po’ oltre, a una persona puoi dire ‘vedrai che dopo stai meglio’ ma un cavallo deve semplicemente fidarsi di te. Quindi è fondamentale trovare questa connessione: il cavallo con me è libero nel box quando lo tratto, così può dirmi cosa gli piace o meno in quel momento. Sono liberi di spostarsi, di tornare da me. E’ una conferma che mi porto dentro, se costruisci questo tipo di rapporto riesci a ottenere grandi successi. Perché quando fai un buon lavoro generale il cavallo è più pronto a dare il 100 %”.
I cavalli come ogni altro atleta delle varie discipline olimpiche non solo equestri.
“Ma atleti anche i cavalieri: il nostro sport non è visto come gli altri proprio da chi lo fa, l’importanza del recupero fisico dei cavalieri non è sempre considerata come merita. Noi nel 2019 a Goteborg facevamo già riunioni in vista di Tokyo 2020, e tra le varie cose da fare c’era la preparazione fisica. Per tutti, anche noi veterinari e i groom abbiamo avuto un programma di preparazione fisica e alimentare, istruzioni su come evitare la disidratazione. L’allenamento fisico è un aspetto che viene molto sottovalutato purtroppo, ma dovrebbe essere la base di tutto il resto. Solo quando hai una base solida puoi davvero permetterti di lavorare sui dettagli. E se mancano le basi è impossibile affinare il lavoro”.
Già soltanto a sapere che c’era un’italiana nell’oro e nell’argento della Svezia a Tokyo 2020 eravamo orgogliosi: ma dopo aver conosciuto meglio Silvia Torresani, ad essere sinceri, lo siamo ancora di più.