Perugia, 27 maggio 2019 – Lo so, è uno degli errori classici da non fare mai che però prima o poi scappa a tutti: non togliere la corrente elettrica al recinto quando ci si traffica attorno e hai i cavalli nelle immediate vicinanze.
A me è capitato qualche giorno fa, imperversava un temporale e la mia Nuvola, dolcissima cavalla Bardigiana di 6 anni, s’è presa una schicchera sul naso mentre aspettava con la consueta voracità la sua (magra, che la ragazza è già florida) razione di fioccato: il guaio è che ero proprio lì davanti a lei, oltre la molla metallica che chiude il recinto e quindi la cavalla ha associato il dolore della scossa a me.
Insomma, è successo il peggio che poteva succedere: che la mia cavalla, sempre adorabilmente fiduciosa, si sentisse tradita e ingiustamente punita.
La reazione immediata è stata un salto all’indietro, poi la cosa più dolorosa: io che mi avvicino e lei che mi evita, orecchie indietro, testa bassa, girata verso il muro che si rifiuta di guardarmi proprio lei, lei che mi ha sempre guardata con quegli occhi fiduciosi da cerbiatto, lei che mi aspetta quando camminiamo insieme, lei che non ha mai fatto una cosa sbagliata da quando la conosco.
La chiamo, la invito, cerco di toccarla ma niente, continua a evitarmi e quel che è peggio con quello sguardo deluso, scuotendo la testa come se volesse dire che lei una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata e comunque no, non se la meritava.
Se fosse servito mi sarei messa a piangere volentieri, ma non serviva: così ho continuato a chiamarla come faccio di solito, e ad avvicinarmi piano piano.
Inutile, mi guardava la mano e si allontanava bruscamente dopo un attimo di incertezza.
Allora sono andata a prendere due carote, le ho fatte a pezzettini e ho cominciato ad allettarla con quelli; dopo un pochino ha considerato l’idea di annusarle anche se standosene il più lontana possibile, il collo allungato come una giraffa sdegnosa.
Tentativo di carezza, una sfioratina ma poi via di nuovo; poi altro pezzetto di carota e una carezzina furtiva sul collo, poi un’altra più lunga, poi insomma va beh dammi quella carota…e poi si è fatta toccare quasi normalmente, solo ogni tanto una levata brusca dell’incollatura ad un movimento più veloce, troppo veloce ancora.
Poi una pacca sulla groppa, coem faccio sempre, il rumore assomigliava troppo a quello della scossa per accettarla con piacere ma ha solo sollevato la testa brusca, senza allontanarsi.
Poi ancora calma, ancora carezze, ancora stata ferma ad aspettare che si riavvicinasse.
Ci sono voluti dieci minuti buoni, tutte e due le carote frazionate ma poi grazie a Dio la mia Nuvoletta è tornata: ad avvicinarsi, a prendere le mie carezze, ad avere fiducia in quella tipa spettinata che non le aveva mai fatto niente di male fino a quel momento lì della scossa.
E poi ammirare l’orgogliosa onestà con cui la cavalla ha affrontato la situazione: niente calci né minacce, mai una intenzione di difesa violenta ma solo indignazione, delusione e tristezza.
E’ tutto passato in fretta, ma accidenti che brutta sensazione quella di perdere la fiducia del proprio cavallo fiducioso (e perdonate il gioco di parole), terribile: tanto terribile quanto è meraviglioso vedersela ridare, senza ombre né recriminazioni.
Perché i cavalli sono generosi, meravigliosamente generosi: e la loro fiducia è una delle cose più belle che ci siano al mondo, e noi se siamo capaci di imparare da loro miglioriamo esponenzialmente la qualità del nostro essere umani.
Comunque adesso stacco sempre la corrente quando sono nei paraggi del recinto, si sa mai; e qui l’elenco degli altri errori da non fare che però scappano a tutti, arricchito anche dai vostri contributi.
“Tutto il mondo è fatto di fede e di fiducia, e polvere fatata”, Peter Pan