Roma, 28 novembre 2018 – Federigo Caprilli sempre attuale? Si, assolutamente, e non solo…
È questa la conclusione a cui, intervento dopo intervento, testimonianza dopo testimonianza, si è giunti oggi al termine del convegno “Federigo Caprilli sempre attuale?” organizzato dal Centro Studi Federale della Federazione Italiana Sport Equestri, con il patrocinio di Roma Capitale, dell’Esercito Italiano e della Regione Lazio.
Questa iniziativa, organizzata in occasione del 150° anniversario della nascita di Caprilli, è stata più di un semplice convegno: è stata un’occasione per rivivere la storia attraverso documenti e le testimonianze delle persone che hanno vissuto in prima persona l’eredità del “Sistema di equitazione naturale” introdotto dal Capitano Caprilli.
Tra le monumentali librerie della Biblioteca Militare Centrale di Roma questa mattina è tornato in evidenza il concetto che gli sport equestri, oltre ad essere naturalmente discipline sportive, sono cultura, tradizione, scienza ed educazione.
Queste sfaccettature del meraviglioso poliedro che è la vita equestre spesso finiscono in secondo piano. Oggi, gli interventi dei relatori e di alcuni dei più grandi protagonisti dell’equitazione italiana passata e contemporanea ci hanno ricordato che una buona equitazione, e quindi un’equitazione vincente, non può prescindere da quell’eredità culturale e scientifica che vanta la tradizione italiana di cui Caprilli è capostipite.
Lo dimostra anche il modo in cui è nato il “Sistema di equitazione naturale” di Federigo Caprilli. Il contesto all’epoca non era quello sportivo ma quello militare. Le esigenze non erano ludiche bensì di sopravvivenza. Bisognava essere più fluidi, più veloci, più pronti per riuscire a tornare vivi dalla guerra nel momento in cui i mezzi bellici erano notevolmente cambiati. La cosa che più colpisce è che Caprilli intuì la rivoluzione solamente osservando i cavalli. Questi, secondo il Capitano, apparivano disgustati al termine delle sessioni di lavoro e, questo disgusto, era sintomo e manifestazione di dolore, di paura del dolore. Dal dolore e dalla paura non si costruisce nulla, figuriamoci quell’affinità e quell’intesa fondamentali per la buona riuscita di una battaglia.
Osservando i cavalli, soprattutto in libertà, Caprilli ha messo appunto la sua tecnica equestre, quella adottata ancora oggi. Seguire il cavallo, assecondarlo, ascoltarlo, facilitarlo. Una filosofia oltre la tecnica perché nasce dall’osservazione e dalla volontà di creare un insieme armonico tra cavallo e cavaliere, di cancellare quel disgusto negli occhi dei cavalli. Questo cambio di prospettiva rende il Capitano Federigo Caprilli un precursore di quella sensibilità nei confronti dei cavalli che oggi è fulcro degli sport equestri.
Superate le necessità militari, il “Sistema di equitazione naturale” ha dato agli sport equestri, all’epoca ancora all’esordio, la propulsione per diventare quello che sono oggi.
L’equitazione moderna è il frutto della storia che è stata raccontata in modo eccellente questa mattina da Patrizia Carrano, allieva di Adriano Capuzzo e autrice di diversi romanzi e volumi sull’equitazione, da Giovanni Battista Tomassini, caporedattore della redazione cultura e spettacolo del Tg3 oltre che autore e studioso della tradizione equestre italiana, da Mario Gennero, professore e giudice internazionale di Salto Ostacoli, consigliere del Comitato Regionale FISE Piemonte ed esperto di Federigo Caprilli. Sono intervenuti ancora Michele Panzera, medico veterinario e professore di etologia veterinaria e benessere animale e Gianluigi Giovagnoli veterinario specializzato in sanità animale perfezionato in Medicina dello sport del cavallo, responsabile dell’ufficio veterinario della FISE.
Inoltre, per dimostrare l’attualità dei precetti di Federigo Caprilli, sono stati chiamati a testimoniare l’aviere capo Luca Marziani, Filippo Moyersoen, il sergente Emiliano Portale e l’appuntato scelto Stefano Brecciaroli e il Tenente Colonello Andrea Mezzaroba. Il messaggio di questi grandi protagonisti degli sport equestri, avallati da quelli di Mauro Checcoli, di Giulia Serventi e di Vittorio Orlandi, è che alla base di qualsiasi vittoria, qualsiasi risultato, dalle olimpiadi ai campionati del mondo, c’è l’attenzione e il rispetto verso il cavallo. Osservare, comprendere e aiutare il proprio compagno di sport è la condizione sine qua non di qualsiasi vittoria.
Come ha sostenuto il Presidente della Federazione Italiana Sport Equestri Marco Di Paola: “Caprilli ci ha dato un messaggio incredibilmente lungimirante: ci ha, infatti, aiutato ad interpretare il rapporto con un atleta silenzioso come il cavallo per permetterci di raggiungere dei primati sportivi. La Fise ha sicuramente a cuore le vittorie e le medaglie, ma ha altrettanto a cuore il messaggio di cultura e rispetto verso il cavallo. Il nostro compagno di vita e di sport“
Dunque, non solo Federigo Caprilli è sempre attuale ma i concetti alla base del suo sistema devono essere ricordati e riconosciuti. Il Capitano e il suo metodo sono un orgoglio italiano che non può e non deve finire nel dimenticatoio. È in questa ottica che questo convegno assume un’importanza così grande, e la speranza è quella che si possa replicare questa volta in una formula aperta a tutti gli appassionati di sport equestri. Tutti gli atleti, soprattutto i più giovani, devono conoscere, ricordare e fare propria questa importante eredità che l’Italia può vantare nell’ambito della cultura equestre.