Bologna, 11 maggio 2021 – Quante volte chi monta a cavallo si è chiesto in che modo e in che misura, il comportamento influenzasse quello del proprio cavallo…. Sempre tantissime.
A partire dal lavoro del cavallo montato, fino alla gestione da terra.
Un cavallo non esegue un esercizio, un altro calcia pulendogli i piedi, un altro morde quando gli si mette la sella.
Tanti comportamenti diversi, a volte non quelli aspettati.
Ma con un elemento in comune: sono tutti modi di reagire ad un’azione umana.
Con i movimenti infatti, ma anche con il modo di porsi, lo sguardo o la tensione, ciascuno comunica qualcosa al proprio cavallo.
E i cavalli sentono tutto.
A volte anche quello che non si vorrebbe.
Loro conoscono i pensieri del cavaliere, spesso anche prima che lui stesso li riconosca.
Come se leggessero il pensiero e agissero di conseguenza.
Uno studio condotto dall’Università di Massey, in Nuova Zelanda e pubblicato su Anthrozoos, una rivista scientifica che si occupa dei rapporti tra gli uomini e gli animali, si è interessato proprio ai singoli comportamenti che il cavaliere può compiere da terra e alle specifiche e corrispondenti risposte del cavallo.
Lo studio ha esaminato le reazioni di una medesima cavalla condotta a mano da 40 diversi ragazzi lungo un perimetro prestabilito.
L’interazione è stata videoregistrata e sono stati analizzati diversi parametri sia nei ragazzi sia nella cavalla.
Nei ragazzi si è osservato la direzione dello sguardo, l’altezza della mano rispetto alla capezza e la tensione nella longe, ma anche quanto loro stessi si sentissero confidenti con i cavalli, quanta esperienza avessero e l’atteggiamento che esprimevano.
Nella cavalla invece sono stati considerati la posizione della testa, il movimento e la direzione delle orecchie, e la resistenza, ovvero le pause rispetto al movimento richiesto dalla persona a terra.
Le analisi delle videoregistrazioni e dei parametri delineano un quadro preciso: i risultati affermano che quando i cavalieri si mostrano sicuri e confidenti e imprimono poca tensione nella longe, con una posizione alta della mano, in atteggiamento sereno e positivo verso la cavalla, questa risponde con poca resistenza, buona collaborazione alle richieste di chi sta a terra, piccoli movimenti delle orecchie, spesso rivolte in avanti; tutto a suggerire un’ equide rilassata, serena, interessata e che ripone fiducia nell’uomo.
Il meccanismo che sottostà a questo fenomeno, ovvero il motivo biologico per cui i cavalli agiscono così, come suggeriscono gli autori dello studio, potrebbe essere che la frequenza cardiaca di un equide diminuisca durante un’interazione con persone che hanno avuto una vasta esperienza con questi animali e che mantengono un atteggiamento più positivo nei loro confronti, permettendo al soggetto di restare sereno e rilassato.
Emerge quindi in questo studio come i cavalli siano in grado di rilevare l’esperienza, la sicurezza, l’atteggiamento delle persone intorno a loro e si comportino di conseguenza.
Si tratta certamente di risultati in linea con le ricerche precedenti e con le conoscenze comuni riguardo ai cavalli e alla loro proverbiale empatia, dunque nulla di particolarmente innovativo per chiunque frequenti abitualmente una scuderia.
Chiaro è che avere dei risultati scientifici, validi ed affidabili, conferisce sempre una nota di sicurezza al pensiero e alle idee, e ciò può rivelarsi molto utile nella costruzione di un binomio composto da un cavallo e un cavaliere che interagiscono attraverso impercettibili movimenti e forti istanti di intesa.
Fonte: Arnold S. Chamove, Ocean J. E. Crawley-Hartrick & Kevin J. Stafford (2002) Horse reactions to human attitudes and behavior, Anthrozoös, 15:4, 323-331, DOI: 10.2752/089279302786992423