Bologna, 3 gennaio 2021 – Nonostante qualche settimana fa il coordinamento delle Gendarmerie francesi, al lavoro sui presupposti casi di aggressione ai danni di cavalli al prato, avesse pubblicamente dichiarato che sui 500 casi segnalati in tutta la Francia, meno di 100 sarebbero stati riconducibili a interventi criminosi, la preoccupazione di proprietari e centri ippici non si è completamente dissipata.
E così, il 30 dicembre scorso, a Saint-Nom-la-Bretèche, davanti a Jean-Jacques Brot, prefetto dell’Yvelines, dipartimento francese della regione dell’Île-de-France, è stato firmato un protocollo di ‘Vigilanza Equidi’, un sistema volto a proteggere i cavalli. In sintesi, si viene a creare un collegamento permanente tra il mondo del cavallo – molto popoloso nell’Yvelines – e le Gendarmerie, al fine di moltiplicare gli scambi di informazioni, prevenire e arginare atti dolosi o criminosi.
In una nazione ad alta popolazione equina qual è la Francia, è fisiologico pensare che gli eventi luttuosi riguardanti cavalli al prato possano non avere alcuna origine criminosa, così come le è anche il fatto che l’aggressione di animali selvatici possa essere stata travisata dando il via a un ‘noir’ raccapricciante.
Tuttavia, su quella novantina (circa) di morti che invece sono state riconducibili alla mano dell’uomo, i francesi ritengono che non sia il caso di sorvolare