Messina, 21 giugno 2018 – Zikka era un cavallo, a suo modo un fuoriclasse nelle corse che gli toccava disputare: era il campione della scuderia dei Minissaloti, morto sul lavoro per il quale veniva sbattuto in strada, sull’asfalto, circondato da torme di scooter e macchine strombazzanti e riempito fino alle orecchie di farmaci che dovevano pomparlo oltre i suoi limiti.
L’inchiesta dei Carabinieri che nel novembre 2017 ha messo con le spalle al muro l’organizzazione dei responsabili portava il suo nome, perché non venisse dimenticato questo martire delle corse clandestine: ed è stata chiusa nei giorni scorsi con dieci condanne, due assoluzioni e pene più gravi ancora di quelle chieste dall’accusa, i reati contestati erano per tutti di associazione a delinquere finalizzata all’organizzazione di corse clandestine di cavalli e maltrattamento animali, più altre e diverse ai singoli.
Nel dettaglio: 6 anni a Stello Margareci, 4 anni a Gabriele Maimone, Rosario Lo re, Orlando Colicchia; 3 anni e 6 mesi a Orazio Panarello, Gaspare Francesco Franzino (il veterinario del gruppo) , Francesco Guglielmo; 3 anni a Gaetano De Leo e Antonino Caruso; 2 anni ad Antonio Rizzo.
Al processo si erano costituiti parte civile il Comune di Messina e l’associazione Horse Angels, entrambi risarciti per decisione del gup Mastroeni.
Qui la fonte della notizia, da La Gazzetta del Sud