Milano, 27 marzo 2018 – Trilly, la pony che ha cominciato il suo lavoro con i bambini all’Ospedale Buzzi di Milano pochi giorni fa ha fatto (un’altra!) magia: risvegliare un sanissimo istinto di emulazione in chi tra i nostri lettori ha in scuderia altri Very Important Pony, amichevoli e affettuosi come lei.
Ma per arrivare a svolgere questo tipo di delicatissimo incarico occorre seguire un itinerario ben preciso.
Quale? ce lo siamo fatti spiegare da una nostra lettrice, Sabrina Buratti, tirocinante come Referente di Intervento IAA.
“Dipende dal ruolo che vuoi ricoprire” dice Sabrina, “se vuoi occuparti solo dell’animale, quindi essere coadiutore per ora è sufficiente frequentare un corso preparatorio, ma per andare in struttura avrai sempre bisogno di un referente di intervento. Il referente di intervento deve avere una laurea in ambito sanitario o educativo (a seconda del tipo di utenza) più aver superato un corso di specializzazione. Per ora chi ha il titolo sia di referente che di coadiutore può ricoprire entrambi i ruoli nello stesso momento. Consiglio di leggere le Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali per farsi un quadro più chiaro del sistema“.
E per far diventare il nostro pony un pet-terapeuta ufficiale e riconosciuto?
“Questa è una domanda un po’ più complessa. Innanzitutto tutti gli animali che fanno questo lavoro devono avere una predisposizione naturale alla socializzazione e al contatto con l’uomo e vengono educati (non addestrati!) ad essere pronti a situazioni inusuali e stressanti (rumori improvvisi, oggetti strani, movimenti convulsi); poi dipende da quello che devi fare: per andare nelle strutture si utilizzano pony molto piccoli perché gli spazi sono ristretti, se si lavora in maneggio si usano principalmente doppi pony o piccoli cavalli. Se i pazienti devono montare l’ideale sarebbe 1.50-1.60 al garrese. Le linee guida prevedono che tutti gli animali coinvolti in interventi assistiti vengano valutati anche da un veterinario specializzato“.
Quali sono i pony migliori per questo tipo di attività?
“Non esiste cavallo perfetto per gli Interventi Assistiti, ma sta a noi scegliere il cavallo più adatto in base a ciò che vogliamo ottenere: ho visto bravissimi professionisti lavorare con Trotter e Haflinger ma anche con cavalli spagnoli e perfino con un incrocio tra Bardigiano e Purosangue Arabo mentre per esempio la dottoressa Citterio, fondatrice di ANIRE utilizza e raccomanda i cavalli Franches Montagnes. Putroppo non ci sono grandissime possibilità economiche e spesso i professionisti devono devono adattarsi ai cavalli disponibili. Ma comunque, anche per chi ha più cavalli a disposizione, la cosa importante è saper scegliere il cavallo più adatto al paziente con cui entrerà in contatto o al contesto nel quale si troverà ad operare“.
La citazione sui Franches-Montagnes terapeuti ci ha fatto tornare in mente una certa Fleur-de-Lys…ma questa è un’altra storia, ve la racconteremo un altro giorno.