Cagliari, 25 marzo 2017 – Si ispirano ai modelli di Piemonte e Lombardia le linee guida che la Regione Sardegna ha adottato martedi’ scorso per disciplinare la pet therapy o, meglio, gli interventi assistiti con gli animali, anche a favore di persone senza alcun disturbo o disagio.
La delibera, proposta dall’assessore della Sanita’ Luigi Arru e dalla collega del Lavoro Virginia Mura, stabilisce in particolare i criteri di accreditamento dei centri abilitati a prestazioni di tipo terapeutico e riabilitativo, ma anche ad attivita’ educative e ludico-ricreative con l’impiego di cani, cavalli, asini, gatti e conigli.
La Giunta regionale ha anche fissato i requisiti per l’accreditamento delle agenzie di formazione che intendano organizzare corsi di formazione per operatori specializzati in pet therapy.
Al momento non sono previsti finanziamenti pubblici, ne’ a sostegno dell’attivita’ ne’ per la formazione: il costo di un percorso per diventare operatori (propedeutico, base e avanzato) si aggira sui 3.000 euro a corsista.
Con le linee guida presentate oggi a Cagliari, la Sardegna diventa la 17esima regione italiana a disciplinare la materia.
La delibera della Giunta regionale recepisce un accordo tra governo, Regioni e province autonome di Trento e Bolzano sugli interventi assistiti con gli animali. Operatori non ci s’improvvisa, hanno spiegato psicologi, medici e veterinari gia’ impegnati in esperienze di terapie assistite, educazione e attivita’ assistita con animali. “Non e’ sufficiente organizzare passeggiate a cavallo o prendersi un cane per fare pet therapy”, ha precisato Giovanna Bua, psicologa specializzata in riabilitazione equestre che da sei anni si occupa di ippoterapia a Olbia e Chilivani (Sassari) e ha partecipato a una settantina di percorsi riabilitativi d’intesa con il Plus di Ozieri e la provincia di Sassari.
“Gli animali impiegati in queste iniziative sono ‘co-terapeuti‘ e mediatori emozionali verso persone con disturbi fisici e anche per quelle bisognose di integrazione sociale. Ci consentono di lavorare con loro”.
La tutela del benessere animale, oltre ai requisiti sanitari e comportamentali devono essere alla base dell’attivita’ di pet therapy.
“L’animale si stressa in quelle circostanze, esattamente come gli esseri umani”, spiegano Sara Fantino, psicologa, e Cinzia Pasini, veterinaria, che collaborano a quello che tre anni fa e’ diventato il primo esempio di pet therapy all’ospedale pediatrico Microcitemico di Cagliari.
“Bisogna essere consapevoli che invece che andare in corsia gli animali sceglierebbero di fare altro e che mandano segnali chiari quando sono sotto stress“. Intanto, in Sardegna esempi di successi “terapeutici” sui pazienti arrivano da esperienze con malati di sla, bambini in cura per tumori, ragazzi autistici e anche persone che hanno perso l’uso degli arti dopo incidenti stradali. E’ il caso di un trentenne che non puo’ piu’ camminare dopo un incidente in moto che gli ha anche causato danni permanenti a un braccio.
“Era caduto in una profonda depressione“, racconta Bua, “e non si riusciva a riprenderlo. La vicinanza ai cavalli in un percorso di riabilitazione equestre gli ha restituito la voglia di vivere. Grazie al cavallo, ci ha detto, posso correre di nuovo e camminare senza sedie a rotelle”.
Gli interventi possono essere svolti sia in centri specializzati sia in ospedali, poliambulatori, studi professionali, ma anche in case di riposo, istituti di accoglienza per orfani, case famiglia, carceri, scuole e maneggi. Per la corretta applicazione della pet therapy e’ richiesta un’equipe multidisciplinare composta dal medico di famiglia o specialista, veterinario esperto in materia (comportamentalista), educatore professionale e coadiutore dell’animale.
Agenzia Agi