Roma, 10 agosto 2017 – Asini italiani venduti ai cinesi per fare la Ejiao in un accordo fatto ad Expo 2015 tra l’Università di Camerino e la maggior produttrice del preparato tradizionale della farmacopea orientale?
Da una interrogazione presentata al Senato dall’onorevole Silvana Amati, Segretario della Presidenza del Senato, veniamo a conoscenza di accordi tra il Magnifico Rettore dell‘Università di Camerino, professor Flavio Corradini e la ditta DEEJ, Shandong Dong’E Ejiao: la stessa che detiene il 90% del commercio mondiale di pelli d’asino, un affare al centro di molte polemiche visti i modi terrificanti in cui vengono trattati gli asini destinati a questo tipo di produzione, tali per cui persino molti stati africani si sono rifiutati di collaborare e boicottano il crudele commercio, cercando di aiutare allevatori e contadini a non cedere i propri animali ai commercianti cinesi che fanno incetta di pelli asinine (la materia prima necessaria a produrre la gelatina Ejiao pubblicizzata a tappeto sui media dal governo cinese come una mano santa in caso di emorragie, vertigini, insonnia e anche tosse secca).
Qui il testo integrale dell’interrogazione di Silvana Amati, riportato tal quale dal sito del Senato e pubblicato il 2 agosto 2017, nella seduta n. 871:
AMATI – Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. –
“Premesso che a quanto risulta all’interrogante:
il grave depauperamento della popolazione mondiale di asini registrata negli ultimi anni è stato determinato soprattutto all’incremento della produzione e del consumo di un prodotto della medicina tradizionale cinese a base di gelatina derivata dalla pelle di asino (“Ejiao”);
tra il 2005 e il 2010 una campagna mediatica supportata dal partito e dal Governo cinese ha fatto aumentare in modo vorticoso la domanda sul mercato di asini, con il conseguente dimezzamento di tale specie in Cina;
a partire dal 2010, le aziende cinesi per approvvigionarsi di asini hanno rivolto la loro attenzione verso i Paesi asiatici e sudamericani, con la conseguente decimazione della popolazione di asini, anche in tali Paesi;
per contenere tale fenomeno, diversi Paesi africani hanno deciso di bandire le esportazioni di pelli, ma, tuttavia, il commercio è continuato clandestinamente;
considerato che:
tale fenomeno pone diverse problematiche, sia in termini di benessere dell’animale, sia in termini sociali, soprattutto riguardo a quelle popolazioni, la cui sussistenza dipende dagli asini, nonché di impatto ambientale;
in occasione dell‘EXPO di Milano nel settembre 2015 il magnifico rettore dell’Università di Camerino, professor Flavio Corradini, ha firmato un Accordo Quadro per la durata di 5 anni con la maggiore e più rappresentativa compagnia produttrice di Ejiao, (DEEJ, Shandong Dong’E Ejiao, che detiene il 70 per cento della produzione di Ejiao ed il 90 per cento del commercio di pelli d’Asino ed il cui CEO, esponente di spicco della politica cinese, era altresì membro del comitato organizzatore dell’EXPO);
tra le principali strategie, piani di sviluppo ed investimenti della citata Compagnia risultano essere l’impianto di allevamenti in Cina e di mattatoi in Africa e Sudamerica destinati alla produzione di Ejiao (link finanziari, aggiornamenti dal Donkey Sanctuary, eccetera);
in un articolo dell’epoca il “Chinadaily” riporta le dichiarazioni del CEO: “per espandere l’industria dell’Ejiao sono stati firmati accordi con l’Università di Camerino in Italia e un produttore di carne in Australia (…) Indagheremo congiuntamente il valore nutritivo del Dong’E black Donkey -razza di asini locale, selezionata nel tempo per un maggiore spessore della pelle e dunque migliore resa per la produzione di Ejiao- per aumentare il valore del brand Dong’E Ejiao”;
il rettore Corradini ha nominato responsabile scientifico dell’Accordo il presidente dell’Organo preposto al benessere animale dell’Università di Camerino;
tale Accordo Quadro è stato portato a conoscenza dell’Organo di competenza (Scuola di Bioscienze e Medicina veterinaria) soltanto il 26 ottobre 2016, quando è stata chiesta una ratifica, che non è stata concessa;
un contratto di ricerca risulta approvato ed autorizzato dal Consiglio della suddetta Scuola nella seduta n. 35 del 23 novembre 2016;
tale contratto, assieme all’Accordo Quadro, è stato fornito per e-mail ad un consigliere a metà del dicembre successivo, e poi nel marzo 2017 a tutti i consiglieri per l’approvazione del verbale (date mail);
oggetto del contratto è “l’esecuzione di attività di ricerca in accordo con il programma di attività indicate nell’allegato Technical Annex, considerato necessario, essenziale e parte integrante del presente contratto”. Il “Technical Annex” consiste in una generica lista di analisi su un numero imprecisato di campioni di carne; le suddette analisi sarebbero eseguite presso un laboratorio accreditato presso altro ente pubblico di ricerca, da cui apposita convenzione;
il verbale della suddetta seduta del consiglio della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria n. 35 del 23 novembre 2016, relativo all’approvazione ed autorizzazione del contratto di ricerca, risulta approvato a maggioranza nella seduta n. 38 del 24 maggio 2017, dopo ripetuti rinvii;
i due consiglieri contrari all’approvazione del verbale (che disponevano della registrazione audio della seduta, fornita dalla segreteria amministrativa) avevano ripetutamente e per mesi e fino alla vigilia sostenuto che in sede di consiglio della Scuola n. 35 del 23 novembre 2016 non era stato né approvato e autorizzato, né discusso, né nominato il contratto di ricerca e che tutto aveva lasciato intendere che nella seduta n. 35 la discussione avesse riguardato l’Accordo Quadro, firmato dal rettore nel settembre 2015 e presentato nel consiglio precedente n. 34 del 26 ottobre 2016.
Infatti, nella seduta del consiglio precedente n. 34 del 26 ottobre 2016, il direttore ed altri consiglieri si erano ripromessi di chiedere maggiori informazioni in merito al dottor Laus (che ad ottobre era assente); il punto n. 7 all’ordine del giorno del consiglio n. 35 era di nuovo “Accordi di Collaborazione” e non già “Contratti di Ricerca”(OdG convocazione e verbale); il contratto è stato fornito dalla segreteria amministrativa a metà dicembre 2016 ad un consigliere che ne aveva fatto espressa e insistente richiesta (formato pdf), e successivamente il 24 marzo 2017 per l’approvazione del verbale, a tutti i consiglieri (formato word);
il contratto di ricerca inviato a suo tempo risulta comunque privo del progetto di ricerca, cioè del necessario allegato (“according to the program of activities in the Technical Annex, considered required, essential and integral part of this contract”);
nel contratto è menzionato “il gruppo di ricerca guidato dal dott. Laus”, mentre l’interessato ha successivamente e più volte dichiarato non esserci alcun gruppo di ricerca formalmente coinvolto nella collaborazione;
sono state inoltre segnalate le seguenti incongruenze tra la registrazione audio della seduta del Consiglio della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria n. 35 del 23 novembre 2016 ed il relativo suddetto verbale, approvato a maggioranza nella seduta n. 38 del del 24 maggio 2017:
a) durante la seduta n. 35 è stato utilizzato sempre il termine “accordo”, e mai “contratto”;
b) in sede di consiglio non è mai stata citato il nome dell’azienda, né il periodo di 12 mesi del contratto;
c) le tematiche, ampie e generiche, esposte durante la seduta n. 35 (latte, carne, assistenza sanitaria, analisi genetiche, genomiche e proteomiche) farebbero evidentemente riferimento all’Accordo Quadro e non trovano corrispondenza con il contratto di ricerca (solo per analisi di base riguardanti il valore nutritivo della carne);
d) durante la seduta del consiglio n. 35, nulla è stato proposto a votazione o ad approvazione, pertanto nulla può essere stato votato o approvato e autorizzato;
e) la discussione durante la seduta del consiglio n. 35 ha quasi interamente riguardato l’attitudine zootecnica dell’azienda (che da parte del proponente e di un altro consigliere si sosteneva essere latte e carne, mentre l’Ejiao sarebbe stato eventualmente un sottoprodotto);
f) il dottor Laus ha in realtà chiesto al consiglio di “autorizzare un accordo con una azienda privata cinese che alleva asini per fini produttivi: latte e carne”;
g) il dottor Laus non ha specificato che l’accordo riguardasse il “valore nutritivo della carne di asino”, anzi ha dichiarato che “l’oggetto di questa ricerca riguarda la produzione di latte e la valutazione dello stato sanitario degli animali”;
da alcune testimonianze risulterebbe, inoltre, che prima dell’autunno del 2016, il dottor Laus ha accompagnato una delegazione cinese in visita presso i maggiori allevamenti italiani di asini. I cinesi si sarebbero mostrati interessati all’acquisto di pelli,
Si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non ritenga di doversi attivare per verificare:
il rispetto dei requisiti relativi al benessere degli animali oggetto di sperimentazione (o studio), secondo gli standard della normativa europea;
l’effettivo ritorno (economico e di immagine) per Unicam e per la collettività, a fronte del compenso indicato nel contratto (34.000 euro, anche considerando che le analisi sarebbero da eseguire presso altro ente convenzionato);
i reali interessi della compagnia partner, al di là di quanto indicato nell’accordo e nel contratto;
la validità del progetto di ricerca (obiettivi scientifici, risultati attesi, materiali e metodi, attrezzature disponibili, stime dei costi);
la composizione dell’équipe di ricercatori Unicam coinvolta nel progetto, oltre al responsabile scientifico, e la valutazione della congruenza tra le tematiche delle ricerche e le relative competenze scientifiche e professionali;
la correttezza formale e la validità delle procedure seguite presso gli organi competenti di Unicam”.
#Sapevatelo : siamo peggio di Etiopia, Bostwana, Sud Africa e Zimbabwe.