Bologna, 3 febbraio 2023 – A proposito di benessere del cavallo: ricordiamoci che quello che fa bene a noi, lo può fare anche a lui.
L’agopuntura ad esempio: è una antica tecnica della medicina tradizionale cinese praticata già 2.000 anni prima di Cristo, ma ormai molto diffusa anche in Occidente.
Il suo intento è quello di riequilibrare yin e yang (la concezione base della filosofia, e della medicina tradizionale cinese), attraverso il trattamento di precisi punti energetici tramite sottilissimi aghi.
Ma non solo: i medesimi punti si possono stimolare anche con la moxibustione o la digitopressione, ad esempio.
Questi punti energetici, che nel cavallo sono circa 382, corrispondono a zone precise in cui ci sono una terminazione nervosa, una vena e una piccola arteriola.
Il concetto che sta alla base della medicina tradizionale cinese in generale, e dell’agopuntura in particolare, è la profilassi, cioè la prevenzione delle malattie.
Un approccio opposto a quello della medicina occidentale, che parte dai sintomi per risalire alle cause, e quindi curarle.
Si cerca quindi l’origine dello squilibrio tra yin e yang che ha portato all’espressione della patologia, ripristinando l’equilibrio perduto si ha la scomparsa dei sintomi e il ripristino della salute.
L’agopuntore è un medico veterinario laureato in medicina occidentale che ha seguito un corso di specializzazione.
Questi in Italia sono tenuti principalmente dalla Siav (Società italiana agopuntura veterinaria) e dalla CHI University e hanno una durata di 3 anni.
Ci sono ovviamente anche corsi in università straniere, dove spesso affiancano al dipartimento di medicina occidentale quello di medicina orientale.
Un modo plastico di rendere la possibile complementarità delle due scuole.
In Italia siamo un po’ indietro rispetto al resto del mondo per quanto riguarda l’agopuntura, ma negli ultimi tempi le cose stanno cambiando.
Complice il fatto che sempre più persone traggono giovamento da questo tipo di profilassi per se stessi, risulta più naturale provare a far sì che ne possano giovare anche i loro animali di affezione, cavalli compresi.
Che dimostrano di apprezzare moltissimo l’agopuntura. Solo pochissimi soggetti risultano difficili da trattare con gli aghi, nel qual caso si usa negli stessi punti energetici e meridiani la moxibustione.
Questa consiste nell’applicazione del calore prodotto da sigari di Artemisia vulgaris o altre erbe essiccate, fatte bruciare in prossimità del punto utile individuato.
Problemi all’apparato locomotore, mal di schiena, cervicalgia, zoppie, sciatalgie o altre patologie: sono casi in cui l’agopuntore è ormai chiamato sempre più spesso in tante scuderie.
E sempre più vengono traslate ai cavalli abitudini di vita acquisite dai loro umani.
Meno farmaci, più fitoterapia (anche quest’ultima appartiene alla medicina tradizionale cinese) e addirittura anche la terapia con il cibo, per quanto nel cavallo sia un po’ limitato l’assortimento di alimenti disponibili a comporla.
Perché l’equilibrio è tutto, anche per i cavalli: e per una volta non stiamo parlando di assetto o parabole sul salto.
Curiosità
Nell’antica Cina fare l’agopuntore era una professione per animi coraggiosi: infatti in caso di malattia della persona trattata venivano uccisi. Oggi è tutto molto più rilassante: non solo per gli agopuntori ma soprattutto per i cavalli, che mentre ricevono le attenzioni di questi professionisti hanno spesso tutta l’aria di essere beatamente coccolati in una Spa.
Il dettaglio tecnico
L’agopuntore interagisce molto con il suo paziente equino, con il quale crea un vero e proprio rapporto. Trattandolo si induce fortemente il rilascio di endorfine, che rilassano molto il cavallo. Per questo non occorrono mezzi di contenzione, non solo per la moxa (che i cavalli letteralmente adorano) ma anche per l’agopuntura vera e propria.
Che, lo ricordiamo, ha anche il vantaggio di non essere doping.