Bologna, 10 maggio 2022 – Il campanello d’allarme è squillato forte e chiaro a La Baule quando, lo scorso weekend, è stata rilevata la positività all’Ehv-2 di due cavalli del team svedese.
Immediatamente è tornato alla memoria il ‘caso’ Spagna’. Che l’anno scorso ha dato il via al blocco alle competizioni proprio all’inizio di una stagione che voleva invece fortemente abbandonare l’incubo pandemico del Covid. Allora si trattava di Ehv-1 ma… lo spauracchio è comprensibile.
Diciotto i decessi, un lungo alt alle competizioni internazionali e la rapida messa in atto delle contromisure elaborate dal dipartimento veterinario Fei capitanato da Göran Åkerström.
Il pericolo è stato contenuto rapidamente ma, e ben lo sa qualsiasi comitato organizzatore, niente è stato più come prima.
Le contromisure in campo
In meno di 12 mesi è stata messa a punto la Fei HorseApp, una piattaforma su cui registrare obbligatoriamente lo stato di salute dei cavalli agonisti. Con blocchi, stop automatici e multe in caso di inottemperanza. Dopo di che, distanziamenti, disinfezioni, procedure sanitarie, aree di isolamento e tanta attenzione…
Dal punto di vista delle indagini scientifiche, il dipartimento di Åkerström ha prodotto un voluminoso documento in tre parti. Delle quali l’ultima, proprio sul tema dei vaccini, esce questo mese.
Ma i virus sono irrispettosi dei nostri tempi e mediamente non tengono in considerazione problematiche o sforzi prettamente umani. Loro vanno avanti e fanno… ‘i virus’.
Così, casi di Ehv nelle varianti 1 e 2, non hanno smesso di fare la loro comparsa un po’ qui, un po’ là. Soprattutto negli States. Ma oramai lo sappiamo: niente è abbastanza lontano in tempi di globalizzazione.
Informazioni trapelate sulla terza parte del lavoro Fei, confermerebbero che gli esperti starebbero valutando se e come introdurre una forma di obbligo vaccinale, sul modello di quello per l’anti-influenzale.
Secondo Lutz Goehring, esimio professore esperto in malattie infettive equine, nessuno dei vaccini attualmente disponibili garantirebbe una totale copertura dalla forma neurologica del virus.
«Le vaccinazioni potrebbero rivelarsi utili per ridurre l’impatto del virus in caso di focolaio. Ma non a prevenire completamente la sua insorgenza. Le vaccinazioni da sole non sono la risposta. Vanno viste in un quadro che le accompagni con più misure sinergiche».
Se la vaccinazione può dare una copertura dell’85%, serve tenere in considerazione ogni aspetto inerente la bio-sicurezza affinché il livello di sicurezza diventi più alto. E in ciò, la collaborazione e attenzione da parte di tutta la comunità equestre diventa indispensabile.
Le proposte
Alla luce del dibattito che vede nazioni, come per esempio la Germania, già pronte a operare nella direzione di una obbligatorietà vaccinale, Göran Åkerström, ha avanzato due proposte. Su un fronte la FEI deve cercare ulteriori input e monitorare costantemente la situazione, rinviando la proposta di un pacchetto di regole sulla vaccinazione obbligatoria all’Assemblea generale FEI del 2023.
In alternativa, Åkerström propone di implementare la vaccinazione obbligatoria dal 2025, in paesi con vaccini autorizzati disponibili.
Fermo restando che appare chiaro che il vaccino non sarà l’unica misura per contrastare l’Ehv o altri virus ‘a venire’, la comunità scientifica sembra sempre più orientata a non privarsi di questo importante strumento per contrastare il pericolo di nuove epidemie.
Il resto sarà materia di osservanza delle regole e soprattutto tanto buon senso se davvero si ha a cuore il benessere dei propri cavalli.