Bologna, 20 novembre 2022 – Quanti mestieri ci sono dentro il mondo dei cavalli, quante professionalità differenti: e l’osteopata equino è una di quelle che sta diffondendosi sempre di più, negli ultimi anni.
Uno di loro è Enzo Polizzi, nato 35 anni fa a Cannes, in una famiglia italo-francese tutta dedita all’equitazione.
Lui mantiene la tradizione ma cambiando il campo d’azione professionale: e oltre a montare a cavallo è diventato osteopata equino.
Ma di cosa si occupa esattamente un osteopata?
“Il campo di azione dell’osteopata è grande. Va dal problema del cavallo sportivo che fatica a spostare le anche al conforto per i cavalli che hanno ulcera allo stomaco. L’osteopatia è un metodo per prevenire e curare dei problemi fisici e fisiologici che non sono dovuti a patologie. A esempio, se c’è ulcera l’osteopata può portare benessere al cavallo, ma non trattare l’ulcera: è importante capire bene che osteopatia e medicina veterinaria vanno insieme, sono indivisibili e complementari”.
Come interviene un osteopata e quali mezzi ha a disposizione?
“Nel 99 % dei casi l’osteopata va dove c’è il cavallo e lo tratta nel suo ambiente: quindi bisogna avere voglia di fare tanti chilometri. E poi il nostro vero strumento di lavoro: due buone mani“.
Come funziona una visita dell’osteopata?
“Ci sono diversi protocolli di trattamento. Io quando arrivo per prima cosa parlo con il proprietario o il coach per avere informazioni sui sintomi e sul motivo per cui mi hanno chiamato. Prendo informazioni sul cavallo, cosa fa nelle vita, il suo passato veterinario: tutto quello che può darmi un’idea del perché oggi ha quel problema. Quindi prendo contatto con lui nel box e faccio un esame di salute generale. Già passando una prima volta le mani sul cavallo si riescono a individuare zone più calde o più fredde, un po’ più tese o anormalmente molli, zone di sensibilità particolare. In questa fase facciamo palpazione di tendini e legamenti, un esame generale per verificare eventuali modifiche fisiologiche. Poi faccio l’esame dinamico in locomozione, se occorre lo metto alla longe per vederlo in circolo o montato per capire se la sella può dare disturbo. Per la terza parte dell’esame torniamo in box e procedo a un testing, provando la mobilità di tutte le articolazioni del suo corpo. Una ad una, per capire esattamente dove ci sono delle restrizioni di movimento e se sono legate al caso che ho davanti. A questo punto ho la sua scheda in testa, e passo al trattamento“.
Serve molta forza per trattare un cavallo?
“Non è detto, ci sono ragazze di 50 kg. che possono manipolare benissimo un cavallo. Magari non un cavallo da tiro perché per quello un po’ di forza ci vuole, ma ci sono tantissime tecniche diverse. Quella di metterci la forza è molto invasiva per l’osteopata, lì ci vuole il fisico: ma non esiste solo quel metodo”.
Come reagiscono i cavalli al trattamento?
“Generalmente in modo molto positivo: capiscono in fretta che siamo lì per il loro bene, e che il modo in cui li tocchiamo non è quello abituale. In 11 anni di lavoro mi è capitato solo una volta di non poter manipolare un cavallo, ma si trattava di un soggetto maltrattato in passato. Capisce la nostra intenzione di fargli bene tramite il tocco. La mano umana è uno strumento straordinario che può trasmettere tante cose: e i cavalli lo sentono”.
La curiosità: girls power
L’immagine degli osteopati sta cambiando. Nella scuola in cui ha insegnato Enzo Polizzi, l’Institut Ostéopathique Animalier di Gradignan in Francia, la prossima generazione di professionisti sarà composta al 90% di donne
Il dettaglio tecnico: il ‘crock’ non è tutto
“Ci sono tantissime tecniche diverse: ma l’osteopatia non è solo far scrocchiare le ossa, quella non è una prova che la manipolazione ha funzionato. Il cavallo non è un animale particolarmente flessibile ed è per questo che è abbastanza facile da manipolare. Occorre metterlo in una posizione in cui per liberarsi faccia esattamente il movimento che noi vogliamo, e quindi in pratica si manipoli da solo”.