Verona, 23 novembre 2023 – In Fieracavalli Verona non poteva mancare il consueto appuntamento con le demo del team degli istruttori Parelli.
Nell’area dedicata all’Horse Friendly del padiglione 9 gli istruttori Parelli certificati si sono alternati con i loro cavalli 2 volte al giorno per i 4 giorni di fiera, spiegando la filosofia di questo modo di approcciarsi ad essi.
Ed evidenziando dal vivo come i loro compagni equini abbiano raggiunto una solidità nel rapporto con i loro umani, e come questo si sia frutto del consolidamento negli anni.
Allo stand numerosi gli istruttori giovani e quelli “storici”,disponibili a conversare con i visitatori sui vari temi e problemi equestri.
Abbiamo chiesto ad Alessandra Fenzi, professionista Parelli a 3 stelle una panoramica veloce ma chiara di quello che è il programma Parelli.
“Difficile sintetizzare quello che è un mondo pieno di sfacettature, ma possiamo dire che “fare Parelli” è un modo di vivere il cavallo, un approccio in cui esso è “protagonista perfetto” e con il quale l’uomo desidera instaurare un rapporto duraturo e sicuro”.
In che senso il cavallo è protagonista perfetto?
“Perfetto perché il cavallo è un essere semplice che fa il cavallo, con il suo comportamento innato di animale sociale, erbivoro e che ama la sicurezza. Noi umani siamo esseri complessi con mille idee per la testa, tante cose sentite e lette, quindi facciamo fatica a farci comprendere, perché abbiamo un altro linguaggio, diamo più importanza al verbale, però se la domanda che facciamo al cavallo è giusta (che non è verbale), la risposta arriva corretta, se il cavallo “sbaglia”: o la domanda era sbagliata, cioè non adatta al momento, o è stata posta nel modo sbagliato e quindi dobbiamo riflettere e cambiare qualcosa e via così fino a migliorare e costruire l’intesa”.
Come è strutturato il metodi Parelli?
“Nel programma Parelli 4 sono le aree di approfondimento, 4 i livelli di esperienza, 7 i giochi attraverso i quali comunicare. Gli obiettivi? Infiniti purché si rispetti il cavallo nella sua progressione mentale, emozionale e fisica”.
Ci spieghi meglio.
“Le 4 aree, online: il lavoro alla lunghina, il free style (cavalcare senza il contatto), il lavoro in libertà, finesse che è la rifinitura in sella”.
E i 4 livelli?
“Il primo livello, da terra, si raggiunge un’intesa con il cavallo fatta di fiducia e rispetto reciproci. La conoscenza della sua psicologia, il rispetto dei tempi di apprendimento, il modo di porsi nei loro confronti, tutto questo ci pone in modo credibile ai suoi occhi e lo invitano ad ascoltarci. Il lavoro più grande è sulle persone, non sui cavalli. Una persona insicura, indecisa, triste non comunica nulla di positivo al cavallo, così come una persona dura, pretenziosa, non avrà la collaborazione dell’equino. Occorre un atteggiamento calmo e assertivo.
Il livello 2: è il livello emozionale. Oltre a perfezionare il lavoro da terra si inizia a cavalcare senza contatto, con la capezza, in collare, in stick riding. Non ci si può aggrappare alle redini, bisogna imparare l’assetto indipendente, il nostro baricentro in equilibrio sul suo baricentro. Controllare le nostre emozioni.
Al livello 3 si aggiunge, alle attività precedenti che sono in costante perfezionamento, il lavoro in libertà.
Si dice: quando togli la capezza rimane solo una cosa: la verità.
Se abbiamo realizzato una buona intesa, se risultiamo credibili e piacevoli per lui, quando togliamo la capezza ci seguirà sereno e fiducioso. Se si sbaglia qualcosa…se ne va e allora bisogna pensare, a dove, noi, abbiamo sbagliato.
Il 4 livello è quello della finesse. Possiamo mettere una testiera, un bosal, possiamo chiedere manovre più fini”.
I sette giochi: perché giochi?
“Perché questo è lo spirito, il giusto atteggiamento.
Facendo richieste comprensibili. Cosa fanno i cavalli quando giocano? Si affrontano, si spingono, si rincorrono ecc. Se i giochi sono ben fatti il cavallo li accetta volentieri. E così facendo impara a cedere alla pressione, a seguire una sensazione ecc. E la persona impara a cogliere le risposte del cavallo nell’espressione dei suoi occhi, nel movimento del corpo, nella reattività a una richiesta, nell’accettazione o meno della stessa, impara quindi a modulare se stesso, nell’atteggiamento e nel proprio linguaggio del corpo.
Ecco perché si chiamano giochi, piccole sfide che loro possono comprendere, giochi fatti col sorriso e un atteggiamento calmo e autentico.
I cavalli infatti non si possono ingannare, ci leggono meglio di uno scanner. Ray Hunt (uno dei mentori di Pat Parelli) era solito dire: i cavalli sanno. Sanno quello che sai e sanno quello che non sai”.
Si potrebbe parlare di molto altro: dire che il Parelli è sempre in miglioramento, che segue principi che stanno alla base degli obiettivi, quanto importante è la progressione e il rispetto dei tempi di comprensione, l’uso dell’energia. L’horsenality, che studia la personalità di ogni singolo cavallo e quale è il comportamento più idoneo per l’umano con lui e in situazioni diverse. Comprendere il “body language” sia del cavallo, ma anche nostro, come proporsi al lui per risultare comprensibili nelle richieste e tanto altro.
Il fascino del programma Parelli è che, anche se c’è un’indicazione di percorso da seguire, nella realtà dei fatti si ha sempre un percorso personalizzato, perché la persona che lo intraprende è unica nei suoi pregi e nelle sue difficoltà, e il cavallo è unico nel suo grado di sensibilità, esperienze, attitudini. L’importante è esser umili per vedere la strada, il percorso che si disvela a poco a poco e…crederci, per superare le difficoltà e le frustrazioni iniziali. Perché poi…è tutto bellissimo”.
Comunicato da Francesco Lolli