Perugia, 22 giugno 2017 – Come preannunciato all’indomani della notizia della morte del cavallo Wind of Passion, avvenuta in clinica a seguito di un gravissimo incidente occorso sabato sera durante la quintana di Foligno, questa mattina ENPA, IHP e Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente hanno presentato un esposto per far luce non solo sull’incidente ma anche, più in generale, sulle decisioni di riportare i cavalli di razza purosangue inglese nelle corse storico/folkloristiche.
Nei comunicati ufficiali è stato dichiarato che il cavallo in pista ha subìto una lesione all’apparato di sospensione del nodello degli arti anteriori e che è poi morto il mattino seguente in seguito ad arresto cardiaco.
Eppure, diversi testimoni hanno riferito di aver visto il cavallo rompersi l’anteriore destro alla penultima curva.
Secondo questi racconti, la frattura era scomposta con l’arto che penzolava. Per questo motivo i soccorritori si sarebbero premurati di oscurare la vista con un telo e facendo barriera circondando il cavallo. Sempre secondo le testimonianze, sarebbero occorsi oltre 20 minuti per caricare il cavallo sull’ambulanza perché non avevano un’imbracatura per farlo salire. Per tali motivi chiediamo alla magistratura di accertare come siano andate effettivamente le cose.
C’è un’altra circostanza che ci è stata segnalata e che, se fosse verificata, sarebbe gravissima: da informazioni anonime sembrerebbe che Wind of Passion fosse stato scartato, lo scorso anno, dalle visite pre-gara per un problema ad una gamba (non meglio specificato). Poi, qualche mese fa, sarebbe stato operato alla stessa gamba presso la clinica di Perugia e quindi rimesso in pista e ammesso alla quintana quest’anno. Sarà la Procura a confermare o smentire queste circostanze.
ENPA IHP e la Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, inoltre, riportano alle Autorità l’intenso dibattito degli ultimi mesi sulla decisione di concedere deroghe ad alcune manifestazioni, tra cui appunto Foligno, per l’uso dei cavalli purosangue.
Dopo una prima lettera indirizzata il 24 gennaio 2017 al Dott. Borrello, Direttore Generale della Sanità Animale del Ministero della Salute, i presidenti delle due associazioni ottennero un incontro il 9 marzo 2017 con il medesimo ed altri funzionari, esponendo tutte le criticità e contrarietà rispetto all’ipotesi di concedere una deroga insostenibile, formalmente e sostanzialmente.
Infatti, oltre ad essere notorio che la velocità è caratteristica intrinseca non solo nei palii ma anche nelle giostre e nelle quintane, non avrebbe avuto senso – e la morte di Wind Of Passion purtroppo lo conferma – concedere una deroga solo per accontentare alcuni organizzatori, senza parallelamente adottare concreti strumenti di tutela dei cavalli, quali, ad esempio: individuare delle morfologie di cavalli adatte a ciascun percorso, con riferimento alle sollecitazioni subite; stilare un elenco degli impianti di gara e di allenamento; creare un database dei cavalli, dei circuiti e dei fantini per avere una totale tracciabilità e dati precisi sugli incidenti.
La “scusa” con cui si è voluto aggirare il divieto all’uso dei PSI contenuto nell’Ordinanza Ministeriale, è stata che giostre e quintane, a differenza dei palii, non sarebbero gare di velocità perché non scendono in pista più cavalli contemporaneamente ma uno alla volta.
In realtà questo è solo un pretesto, perché è indubbio che esse siano gare anche di velocità: che il fattore tempo (e quindi velocità) sia determinante lo si trova nei regolamenti delle corse ed è poi dimostrato dai tempi fatti dai cavalli in pista. A Foligno, ad esempio, fino a qualche anno fa si faceva il percorso in oltre 1 minuto, mentre oggi in 53 secondi: un abbassamento impressionante. Anzi, proprio il purosangue Wind Of Passion, nel giro precedente a quello dell’incidente, aveva battuto ogni record, fermando i cronometri a 52 secondi e 19 centesimi.
Anche da testimonianze locali traspare che, nel corso degli ultimi anni, la quintana ha subìto una vera e propria mutazione: si è passati dall’interesse ad una seria e rigorosa ricerca storico-artistica da parte dell’Ente, ad un crescente concetto di gara tra i vari Rioni, oltremodo smaniosi a conseguire la vittoria sul “Campo de li Giochi”.
Ecco perché bolliamo come ipocrite le parole del Presidente dell’Ente Quintana, Domenico Metelli, che alla notizia della morte del cavallo ha dichiarato: “Una terribile fatalità che ha gettato nello sconforto tutto il Popolo della Quintana. L’attenzione dell’Ente sul versante della tutela del cavallo è massima e si concretizza nei regolamenti rigorosi, nei controlli antidoping serrati e nella continua ricerca delle migliori tecnologie per tutelare al meglio i nostri cavalli che, quando entrano in pista, sono nelle migliori condizioni per gareggiare.”
E se, nonostante gli allarmi lanciati in tempi non sospetti dalle associazioni, né il Ministero della Salute né il Ministero delle Politiche Agricole sono stati in grado di imporsi sugli organizzatori e di tutelare i cavalli, introducendo anche un po’ di trasparenza nel mondo delle corse storico/folkloristiche, è nuovamente la magistratura che dovrà chiarire eventuali responsabilità.
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Comunicato ENPA-IHP- LEIDAA, 22 giugno 2017