Viterbo, 28 agosto 2023 – Due anni passano in fretta, anzi galoppano: così siamo ormai a ridosso della edizione viterbese della manifestazione dedicata ai cavalli di Maremma, che per rendere omaggio alle due anime di questi soggetti si tiene in Lazio e in Toscana, ad anni alterni.
Ne parliamo con Sergio Marcoaldi, presidente della 43° Mostra del cavallo Maremmano di Canino.
Come sarà questa edizione, Presidente?
“Speriamo molto interessante per tutti gli appassionati allevatori di cavalli Maremmani, abbiamo un programma importante, ricco di iniziative”.
Quanti i soggetti che prevedete di schierare nell’occasione?
“Prevediamo di confermare i dati di due anni fa e quindi avere circa 200 cavalli tra quelli che parteciperanno alle prove morfologiche, agli spettacoli, alle gare di eleganza e tradizione. I singoli allevatori che hanno iscritto i loro prodotti saranno invece circa una sessantina”.
Cosa piace di questa versione della Mostra nazionale?
“Crediamo sia perché è una delle poche occasioni in cui il momento più tecnico dal punto di vista allevatoriale vive immerso nell’atmosfera tradizionale, quella da cui prendono vita tutte e due le anime del nostro cavallo. Un momento molto atteso non solo in Lazio ma anche in Toscana. Questo alternarsi delle due sedi è stato deciso proprio per valorizzare entrambi i terroir nei quali viene allevato il Maremmano”.
In questi due anni che come è andato l’allevamento del cavallo Maremmano?
“Negli ultimi anni assistiamo a una stabilizzazione delle nascite a livello allevatoriale. Non c’è una grossa ripresa di di investimenti, di allevatori che che producono puledri: quindi il lavoro di mantenimento, di tutela e di valorizzazione diventa ancora più importante per consolidarne la qualità. E’ comunque un allevamento di nicchia e una biodiversità, lo sappiamo bene, importante a livello nazionale . Ma c’è da fare ancora tanto da lavoro, non non si può mollare su questo. Perché altrimenti si rischia una deriva anche se non genetica, visto il grande numero di soggetti iscritti al Libro genealogico“.
Un dato positivo che tenete a sottolineare?
“Avere tanti giovani che iscrivono i loro cavalli in rassegna. Questo è rassicurante per il passaggio di testimone generazionale, la loro presenza accanto ai vecchi allevatori permette quell’osmosi di cultura, competenze e conoscenze che è la speranza del nostro futuro”.
Una osmosi a doppio senso di circolazione, oltretutto: dai vecchi ai giovani e viceversa, come abbiamo avuto modo di notare sul campo alla scorsa edizione.
Un momento speciale a Canino?
“La valorizzazione della memoria tradizionale del lavoro nei suoi dei dettagli: anche dal punto di vista delle selle dei finimenti, del come ci si veste per montare a cavallo quando si ha una bardella piuttosto che una scafarda. Questo è importante per creare ancora più interessi, più cura e più profondità attorno a questi cavalli. E’ quello ci distingue da tutte le altre zone d’Italia ma anche d’Europa in cui si va a cavallo. Secondo noi è una parte fondamentale del mondo del cavallo Maremmano avere una peculiare tradizione artigiana, un modus operandi nostro nell’addestramento, nel vestirsi, nell’utilizzare determinati finimenti e selle. Questa cultura è parte integrante di noi, ed è quello che crea davvero ‘la storia’, se ci pensiamo bene, anche in altri contesti”.
Un po’ come succede in Spagna, dove la caratterizzazione nazionale del mondo equestre è fortissima e riconoscibile ovunque.
“Esattamente. La storia contraddistingue, dà una originalità, montare a cavallo sulla sella che sai essere fatta secondo un sistema tradizionale seguendo canoni ben precisi e logici appassiona molto anche chi non è nato in maremma, e anche i giovani”.
Il cavallo Maremmano ha una ricchezza in più, insomma: tutto il mondo che gli sta attorno e la storia che non dimentica mai, nemmeno nei dì di festa come quelli che saranno alla 43° Mostra nazionale del cavallo Maremmano di Canino.
Dal sito Anam per la 43° Mostra nazionale del cavallo Maremmano