Verona, 15 novembre 2022 – Continuiamo a raccontarvi uno degli appuntamenti annuali cui teniamo di più, il Gala Italiano di Fieracavalli Verona, dove quest’anno la rappresentanza maremmana si è classificata al secondo posto.
Perché la Toscana è grande, ma la Maremma sembra infinita.
Non tanto come luogo fisico, ma come entità o matrice capace di esistere e resistere in chi ci è capitato in mezzo anche dopo la bonifica, anche dopo che sono passati i tempi dei grandi latifondi e dei cavalcanti.
E che è capace di arrivare sino a qui, adesso, con le onde di memoria che arrivano a toccarci quasi fisicamente. Specialmente quando hai davanti una falange compatta come quella dei Butteri della Maremma.
Sono stati delegati loro a rappresentare il cavallo Maremmano e la sua terra al Gala Italiano di Italialleva, quest’anno. E come sempre sono riusciti benissimo nell’impresa.
Lo spettacolo che hanno portato è stato un racconto, un film, un pezzo di storia rurale fatta rivivere.
I cavalli montati facevano da marroni ai puledri portati sottomano, che dopo caroselli ed evoluzioni venivano sciolti dal capezzone e continuavano a danzare a così, liberi, a fianco dei ‘ grandi’.
E se uno ne scappava era la scusa buona per far vedere come si fa riprendere un puledro, che la parte più bella del lavoro in sella è proprio quella che esce fuori al momento del bisogno e nell’imprevisto.
Ma non erano mica soli cavalcanti e cavalli lì in mezzo al campo del padiglione Aia, no. C’erano anche due bellissime vacche maremmane, Bianca e Fiora, aggiogate al carro agricolo tradizionale toscano.
Lente e poderose ma sorprendenti quando le hanno staccate e portate a trottare coi cavalli, o addirittura a saltare il timone del carro.
Sempre inappuntabili, serissime, con quegli occhi grandi, neri e fondi che ti sembra per forza dietro ci debbano essere un sacco di pensieri.
Bisogna essere bravi per trasportare la serenità di una mattinata maremmana in una bolgia come è capace di diventare Fieracavalli. Ma loro, i Butteri della Maremma, ci sono riusciti.
E non li ringrazieremo mai abbastanza per la capacità che hanno di trasportarci da un’altra parte, in un altro tempo, nel mezzo di una grande storia che intanto è diventata altro ed è galoppata via.
Ma che noi almeno per qualche minuto possiamo rivivere, grazie a loro.
Grazie al loro impegno, alla loro tecnica, alla cura che hanno dei particolari, alle memoria che recuperano prima che sia perduta del tutto, alla sapienza che non lasciano vada persa.
E ancora grazie all’amore che mettono in quello che fanno, e che si vede tutto: grazie, semplicemente.