Bologna, sabato 31 luglio 2021 – C’è stato un lungo, lunghissimo periodo nella storia del completo durante il quale non si è nemmeno mai presa in considerazione la possibilità che una donna potesse essere tra i partecipanti di una gara sia nazionale sia – a maggior ragione – internazionale. Questioni di mentalità prima, e di presunta opportunità poi: il completo nasce come disciplina sportiva esclusivamente militare e a lungo tale realtà ha indotto una sorta di pregiudizio nel pensiero comune a proposito della eventuale presenza femminile; una volta superato tale pregiudizio, si è sempre ritenuto che soprattutto l’impegno nella prova di campagna fosse fisicamente troppo esasperato per il fisico e per le forze di una donna.
Tuttavia quest’ultimo convincimento è stato ben presto superato dall’evidenza contraria: tanto per dire, la prima amazzone vincitrice a Badminton è stata Margaret Hough nel 1954… E Sheila Willcox poco dopo a Badminton ne ha messe in fila tre consecutive, di vittorie: 1957, 1958 e 1959. Più che sufficiente tutto ciò quindi per dimostrare che le donne non avevano proprio nulla in meno rispetto agli uomini: né in fatto di bravura e capacità tecniche, né sotto il profilo della forza fisica e della resistenza allo sforzo.
Tuttavia i Giochi Olimpici continuavano a rimanere vietati alle amazzoni… E così anno dopo anno e Olimpiade dopo Olimpiade si è arrivati fino a Tokyo 1964, quando – caduto il veto olimpico sulle donne – la squadra statunitense di completo si è presentata schierando Michael Page su Grasshopper, Kevin Freeman su Galopade, Michael Plumb su Bold Minstrel… e lei, Lana du Pont su Mr. Wister. Esatto: la prima e in quel momento unica donna della storia impegnata in un’Olimpiade di completo. E quella è stata un’edizione difficilissima soprattutto a causa delle condizioni atmosferiche che hanno caratterizzato proprio la prova di campagna… L’allora venticinquenne Lana du Pont (ma come lei tanti altri concorrenti) è caduta due volte sotto la pioggia e nel fango ma rifiutandosi fermamente di abbandonare la prova nonostante le difficoltà crescenti: alla fine il suo coraggio e la sua determinazione hanno ricevuto il giusto premio perché gli Stati Uniti hanno conquistato la medaglia d’argento… E ricordate battuti da chi? Certo: Mauro Checcoli, Alessandro Argenton, Giuseppe Ravano e Paolo Angioni! L’Italia guidata da Fabio Mangilli, con Mauro Checcoli anche oro individuale…
Basta tutto questo per ricordare Lana du Pont come un’amazzone eccezionale? Basterebbe, ma c’è dell’altro: nella sua seguente carriera di donna di cavalli, Lana du Pont si è data con grande successo alle gare di endurance e anche a quelle di attacchi vincendo la medaglia d’oro nel Campionato del Mondo per pariglie nel 1991, per poi dedicarsi ai bambini e ai pony.
Oggi Lana du Pont è considerata un personaggio di grande ispirazione per tutti, amazzoni e cavalieri indistintamente: in patria è stata insignita di numerosi riconoscimenti che premiano non tanto i risultati agonistici (comunque molto particolari: quale amazzone può dire di aver vinto una medaglia olimpica in completo e mondiale in attacchi… ?) quanto piuttosto un modo di essere ‘persona’ di cavalli e di sport.
Questa notte (ora italiana) va in scena il cross olimpico, proprio a Tokyo… Le donne da tempo hanno raggiunto un livello di competitività pari e spesso superiore a quello degli uomini in tutte le specialità dello sport equestre: non ci si stupisce affatto, quindi, di vederle sul podio dei campionati internazionali. Anzi. Eppure non dobbiamo dimenticare che in un passato nemmeno troppo lontano le amazzoni sono state escluse dalla lotta per le medaglie olimpiche. Finché non è arrivata lei: Lana du Pont. La prima donna nella storia del completo a cinque cerchi. C’è da giurare che questa notte ci sarà anche lei davanti allo schermo di un computer o di un televisore per seguire il cross olimpico. Pensate: quali saranno le immagini che le scorreranno davanti agli occhi della mente?