Bologna 28 luglio 2021 – La ‘prima volta’ per la Germania è stata nel 1928, con protagonisti a comporre il primo oro olimpico tedesco di dressage Carl Freiherr von Langen (Draufganger), Hermann Linkenbach (Gimpel) e Eugen Freiherr von Lotzbeck (Caracalla).
Oggi sul podio a cinque cerchi di Tokyo 2020 tre donne, ma la lingua è sempre quella tedesca. Due su tre (Schneider e Werth) erano anche sul podio di Rio 2016. Una consistenza di risultati che conferma la supremazia planetaria della Germania in questa complessa e tecnicissima disciplina dove i binomi sono i protagonisti della più sottile intesa tra uomo e cavallo.
La parola ai protagonisti
Isabell Werth (GER) – «Mi aspettavo punteggi più alti ma è andata come è andata. Bella Rose era più tesa il primo giorno. In buona forma ma leggermente tesa e ho dovuto un po’ gestire il suo carattere. D’altro canto questa è anche la sua dote. Ha 17 anni ma nello stesso tempo a volte sembra ne abbia 12. Vuole andare e qualche volta il suo carattere richiede un po’ di tempo per allinearsi con la situazione e l’atmosfera. Oggi (nella giornata dello Special, ndr) era rilassata e super. Io la adoro e ritengo sia un vero dono per me».
Charlotte Dujardin (GBR) – «Sono entrata in rettangolo per fare del mio meglio e sono molto felice della prova di Pumpkin (è il nomignolo di Gio, ndr). È il suo secondo Special. Abbiamo avuto pochissime occasioni per competere nell’ultimo anno e ha solo 10 anni. Ha poca esperienza e negli ultimi giorni ha dato davvero l’anima. Non avrei potuto chiedergli più di così. Il bronzo potrà sembrare poca cosa ma… Per me e per il mio cavallo vale oro».
Carl Hester (GBR) – «La sensazione che ho avuto quando sono arrivato è che sarebbe stata una olimpiade molto dura e difficile. Che non sarebbe stato divertente. Charlotte e io abbiamo lavorato insieme, I cavalli li abbiamo lavorati dal principio ed eravamo emozionati per loro. Vedremo come faranno il viaggio di ritorno e poi guarderemo sicuramente avanti. C’è un Campionato d’Europa in sei settimane… Vediamo come arrivano a casa…».
Steffen Peters (USA) – «Sono più che contento. Ho fatto esattamente quello che desideravo per la mia squadra. Un conto è competere a titolo individuale, ma quando strappi un risultato per la squadra ha un sapore diverso. Ho pianto quando ho finite il rettangolo e ho dato un abbraccio a Mopsie (nome di scuderia per Suppenkasper). L’ho ringraziato dal profondo del cuore. L’ha fatto per me e nel momento in cui contava di più. È una sensazione incredibile quando capisci che un animale lotta per te in questo modo».
Adrienne Lyle (USA) – «Sono emozionatissima. Desideravo molto mettere a segno un buon punteggio nello Special. Nel Grand Prix eravamo stati un po’ troppo prudenti. Non è stata la nostra performance migliore. Quindi eravamo alla ricercar di un riscatto… Nonostante il caldo e l’umidità, Salvino si è comportato benissimo. Un vero good boy. Non ha fatto alcun errore e questo è proprio ciò che chiunque desidererebbe per un risultato a squadre»