Bologna, 11 agosto 2024 – Siamo onesti: i pentatleti sono sempre stati guardati con un po’ di snobismo da chi pratica gli sport equestri propriamente detti ‘in esclusiva’.
Eppure un certo spiacevole brivido, adesso, lo prova anche chi li ha spesso tacciati di scarsa competenza in sella: perché veder andare via i cavalli da una delle discipline dei Giochi Olimpici non è bello per nessuno che li ami.
Bello quindi che un bronzo brillante come quello di Giorgio Malan metta il suo sigillo al palmarés del Pentathlon Moderno italiano all’ultima Olimpiade nella quale i cavalli hanno combattuto insieme a cavalieri e amazzoni.
“E che tutta la squadra italiana si sia confermata ai massimi livelli” ha detto Maria Elena Panetti, Responsabile tecnico dell’Equitazione della squadra italiana di Pentathlon Moderno a Parigi 2024.
Che continua: “Avere 4 atleti su 4 in finale non era affatto scontato. Avere una medaglia dopo ben 32 anni e due quinti posti fanno comunque notare un’ottima crescita dei nostri atleti. Possiamo serenamente dire di essere una delle migliori nazioni al mondo in questo sport. Che da ora in poi sarà uno sport completamente diverso: la prestazione fisica adesso avrà la meglio. Ma sono certa che i nostri atleti riusciranno in breve a fare propria questa nuova disciplina, l’Obstacle Discipline.
Perché alla fine questa è la magia di essere pentatleti: avere la capacità di cambiare e adattarsi, sempre”.
E adesso giù il cappello per questi atleti che anche in questa estate, la più calda mai registrata di tutti i tempi, hanno di nuovo combattuto con la spada, con la pistola, contro il tempo e gli ostacoli e soprattutto contro se stessi, che siamo sempre noi i primi avversari da battere.
Uomini e donne che magari vengono dal nuoto, o dalla corsa o dalla scherma ma che crescendo hanno imparato a saltare 12 ostacoli alti fino a 110 cm con un cavallo sconosciuto, estratto a sorte appena prima della prova di salto ostacoli.
E con il quale si avevano solo 20 minuti e 5 salti in campo prova prima del percorso: una difficoltà poco notata da chi li criticava da fuori.
Una prova dopo l’altra, tutti i terreni di gara vicini uno all’altro nella splendida scenografia del Castello di Versailles: finiti gli assalti con la spada hanno messo cap e stivali e montato a cavallo, subito doo in acqua per 200 mt a stile libero in vasca corta.
Poi distanziati a seconda del punteggio trasformato in una misura di tempo hanno preso il via per il laser run: corri, spara, ricomincia a corre, poi spara ancora per 4 volte.
E alla fine l’ordine di arrivo a traguardo è la classifica finale, definitiva.
Oggi la medaglia d’oro nella competizione femminile se l’è aggiudicata l’ungherese MIchelle Gulyas, che con una prestazione da sniper nella laser run ha sorpassato la francese Elodie Cllouvel, sino a lì prima e che ha dovuto accontentarsi di un argento amarissimo davanti al pubblico di casa.
Terza la coreana Seong Seungmin, quarta un’altra ungherese, Blanka Guzi.
E quinta la nostra Elena Micheli che sta metabolizzando la delusione (era tra le favorite per una medaglia) in motivazione agonistica per le prossime gare.
Alice Sotero ha terminato la sua finale al 13° posto, con l’occhio sinistro che la sta facendo soffrire da giorni a causa di una grave infezione.
Alice Sotero ha detto a Uipm: “Oggi è stata una giornata bellissima. Il pubblico è fantastico. Questa Olimpiade è stata così diversa da quella di Tokyo e sono così felice di essere qui con la mia famiglia e il mio ragazzo. È una giornata molto bella. Non so cosa ci sia nel mio futuro. Voglio solo riposare con la mia famiglia e avere il tempo di decidere cosa farò: provare ad andare a Los Angeles o fermarmi e fare qualcosa nella mia carriera, come allenatrice o altro”.
Ma come dicevamo: questi atleti sono combattenti veri, de Coubertin aveva studiato bene la disciplina del Pentathlon Moderno.
Un esempio lampante di questa forza è Annika Zillekens, un 15° posto finale a Parigi 2024 che vale tanto, tanto di più.
Annika ha spiegato a Uipm: “Ero al Villaggio Olimpico, sapevo di non essermi qualificata per una briciola di punteggio. Stamattina ho corso 8 km perché pensavo fosse una buona idea per smaltire un po’ di tossine. Poi, alle 9.20, ho ricevuto la telefonata che mi comunicava che potevo gareggiare perché purtroppo la ragazza britannica era malata. Stavo andando a trovare la mia famiglia, non avevo ancora fatto colazione: siamo saliti in macchina e alle 10.49 ero già in sella. Sono davvero felice che almeno nel nuoto e nella corsa ci sia tempo per il riscaldamento!
“In realtà ieri eravamo un po’ tristi della mia mancata qualificazione e abbiamo deciso di non tornare al villaggio, così siamo rimasti qui a guardare la seconda semifinale e poi la finale maschile, quindi siamo rimasti fino alle 20:00, il che è stato piuttosto estenuante. Per fortuna sono andata a letto a un orario adeguato”.
“Naturalmente questo è stato un modo migliore per concludere la mia carriera. Il mio grande obiettivo era quello di migliorare l’equitazione e ovviamente non sono soddisfatta del risultato complessivo, non so quando sia stata l’ultima volta che ho perso così tante posizioni nella Laser Run, ma sono davvero felice di questo risultato grazie all’equitazione.
È la cosa migliore che potesse accadere. Era un cavallo molto bravo ed è stato davvero fantastico: e da quel momento in poi ho deciso di godermi l’ultima gara della mia carriera, perché a volte come atleta si dimentica di farlo. Così, quando ho sentito che non c’era più molta energia nelle mie gambe, mi sono detta: “Goditela e basta”.
“Speravo di avere qualche chance. Ma quando mi sono tuffata in piscina ho pensato ‘Hmmm, forse no’. Mi sono stancata subito. Ovviamente è stato un po’ triste perché mi ero allenata molto duramente ed ero in ottima forma per le Olimpiadi”.
“Sì, oggi ho corso 11 km e sono felice di non averlo mai fatto prima! Ma la cosa stupida, direi, è stata quella di non aver fatto un buon lavoro di recupero a fine gara, ieri. Se avessi saputo che sarei stata convocata la giornata di ieri sarebbe stata completamente diversa. Subito dopo aver finito qui sarei andata a correre, e forse dopo saremmo tornati alla casa tedesca per fare un bagno di ghiaccio e poi al Villaggio Olimpico per mangiare qualcosa di buono. Magari sarei andata a letto per un po’ di tempo e poi avrei pianificato il risveglio, la colazione e, naturalmente, il riscaldamento. Invece sono arrivato qui alle 10.40, credo 10 minuti prima di montare a cavallo”.
Perché abbiamo dato tanto spazio all’atleta tedesca, 15° arrivata su 18 finalisti?
Perché è lei la prova che i pentatleti sono combattenti: Annika prima di sposarsi di cognome faceva Schleu, è l’atleta che a Tokyo 2020 si trovò al centro di una bufera personale, sportiva e mediatica.
Del tutto sproporzionata alla sua presunta colpa, e a quella della sua allenatrice poi squalificata per aver toccato il cavallo in campo gara.
Annika ha affrontato una tempesta terribile, che poteva spezzarla: ma lei non ha smesso di combattere ed è rinata, e oggi era felice proprio per aver fatto così bene la prova di equitazione.
Sella ferisce, sella guarisce.
La sua vicenda è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno: da anni si voleva semplificare la disciplina togliendo l’equitazione, molto costosa per comitati organizzatori e preparatori degli atleti.
Meditate gente, meditate.
Le foto sono state tutte prese dalla pagina Flickr di Uipm