Bologna 2 agosto 2021 – Si chiama Julia Krajewski ed è la tedesca d’oro che nessuno (o almeno pochissimi) si aspettavano. È sua la medaglia più preziosa del completo di Tokyo 2020. Prima donna nella storia a conquistare l’oro individuale.
L’impresa, che comunque consente alla Germania di realizzare la ‘tripletta’ individuale in oro iniziata con Jung nel 2012, è stata resa possibile grazie ad Amande De B’neville, Selle Francais, femmina baia del 2010 da Oscar des Fontaines. E ora tutti gli occhi sono puntati su di loro: Amande e Julia. Il binomio capace di ‘dare la biada’ a un sacco di super campioni, Michael Jung compreso.
La trentaduenne tedesca si era insediata al vertice della classifica provvisoria nella prova di qualifica con un percorso impeccabile. Che ha poi bissato con un secondo giro sugli errorabili ‘sporcato’ solo dal minimo aggravio sul tempo.
Alle spalle della Krajewski un argento che, anche in questo caso, ha sbugiardato le attese di bandiera. Sul podio non il britannico – Oliver Townend – che tutti si aspettavano. Bensì il giovane compagno di squadra Tom McEwen che, insieme a Toledo de Kresker, nel salto ha saputo fare meglio del ‘maestro’ e lascia il Giappone con l’oro a squadre e l’argento individuale al collo. Niente male per la prima partecipazione olimpica…
Anche Toledo de Kresker è un SF baio del 2007 ed è un figlio di Diamant De Semilly
E niente male neanche per l’ottava partecipazione olimpica che ha portato all’australiano Andrew Hoy, in sella a Vassily De Lassos, il bronzo individuale. A 62 anni, anche in questo caso chapeau!
Vassily è un AA sauro del 2009, figlio di Jaguar Mail, un altro SF.
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Il sogno di Susanna
Mentre il walzer delle bandiere nella parte alta del podio era in pieno turbinio, anche l’Italia ha sognato. Susanna Bordone e Imperial, grazie a un superbo percorso di qualificazione di salto ostacoli hanno potuto accedere alla finalissima dei top 25.
Come si usa dire in questi casi, tutti abbiamo buttato il cuore oltre gli ostacoli con lei. E lei non ha tradito le aspettative. Insieme a Impy ha realizzato un buonissimo secondo percorso, questa volta inquinato da una malefica barriera e un piccolo esubero sul tempo. Ma ciò che resta è che Susanna ha montato veramente molto bene. Ha galoppato con grandissimo coraggio ed energia in campagna. Ha fatto una prova di salto eccellente. E ha portato la nostra bandiera tra i top 25 di queste olimpiadi, chiudendo diciottesima.
Se non fosse stato per quel maledetto angolo frangibile in cross sarebbe stata entro le prime dieci posizioni. Una prova di grande carattere che ci fa onore.
E mentre i nostri personalissimi riflettori illuminano la ‘capitana’ del Team La Pista in versione olimpica, menzione d’onore anche per le altre due ‘girls’ azzurre Arianna Schivo e Vittoria Panizzon. Che si sono battute come vere leonesse.