Bologna, 26 luglio 2024 – Che sia il padre dei giochi olimpici moderni lo sappiamo tutti, anche se sbagliamo spesso la sua citazione più famosa e infatti uno dei primati di Charles Pierre de Frédy, barone de Coubertin, è certamente quello di essere in realtà misconosciuto, più che conosciuto.
Ed è un peccato, perché nonostante alcune sue debolezze (era convinto fosse disdicevole che le donne partecipassero ai giochi olimpici…) la sua era certamente una personalità notevole: storico, pedagogo, scrittore oltre che dirigente sportivo e atleta egli stesso.
Praticava canottaggio, pugilato, equitazione, scherma ed eccelleva nel tiro a segno con la pistola, dove conquistò per sette volte il titolo di campione nazionale francese.
Ma per rimanere in mezzo ai cavalli, occorre ricordare che tra le discipline sportive che immaginò c’è stata anche la Scherma Equestre: non che abbia avuto tanta fortuna, ma comunque lui l’aveva studiata per bene.
In particolare così descriveva i cavalli ideali per questo sport: “La maggior parte dei cavalli sono adatti per l’uso nella scherma equestre. Un cavallo vivace si abitua quasi con la stessa rapidità di un altro, i primi passaggi si effettuano necessariamente al passo. L’importante per il cavaliere è che il suo cavallo obbedisca bene alla pressione delle gambe e abbia andature regolari e costanti”.
I frutti del suo lavoro sono condensati nel suo ‘Traité d’Escrime équestre‘, scritto con Louis Pascaud e uscito sulla Revue Olympique del 1906: dall’elaborazione successiva del tema nacque poi il Pentathlon moderno…di cui vi parleremo in una prossima puntata.
A proposito, le parole esatte di quella che ci sembra la frase più bella del barone de Coubertin sono queste:
“L’importante nella vita non è il trionfo ma la lotta. L’essenziale non è aver vinto, ma aver lottato bene”.
Un ottimo pedagogo, al di là di tutto lo sport del mondo.