Bologna, 31 luglio 2024 – Ci si sente sempre strani quando cambiano qualcosa alle Olimpiadi.
Tutto quello che è diverso dall’abituale ci disorienta, e fatichiamo ad accettare le novità: eppure ogni disciplina olimpica negli anni è cambiata molto, e tante altre sono state inserite o eliminate.
Per esempio, il caso del Dressage: oggi sembra la quintessenza di una attività classica, inamovibile, intoccabile.
E pensare che quando è nato era molto diverso: alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 non prevedeva piaffe né passage.
In compenso c’erano cinque salti, che potevano essere alti fino a 1,10 m.
Alla fine del programma i cavalli dovevano essere in grado di saltare anche un cilindro colorato che veniva fatto rotolare verso di loro.
E pensare che quest’ultimo adesso è un esercizio previsto dall’addestramento dei cavalli anti-sommossa per i reparti montati della Polizia. Non a caso: il vecchio programma del 1912 era stato ideato per attirare i cavalieri militari.
C’erano inoltre punti bonus per chi montava a una mano sola (altra desiderata qualità del cavallo militare); in compenso le donne sino ad Helsinki 1952 non potevano partecipare.
E il Dressage fu la prima disciplina equestre ad ammetterle in gara, seguita nel 1956 dal Salto Ostacoli e a Tokyo 1964 dal Concorso Completo.
Quindi, se le Olimpiadi ci insegnano qualcosa, è che si può cambiare.
Per alzare sempre di più il livello di competenza, per migliorarsi ma anche per adeguare ogni disciplina alle nuove consapevolezze ed esigenze.
Cambiare si può: e possono cambiare anche le giurie e i loro criteri di giudizio, in modo da premiare la buona equitazione e non il movimento più esasperato.
Ci vuole solo il coraggio di farlo – ma cambiare si può, anzi: si deve.
Serve una rivoluzione, certamente: allora non perdiamoci l’occasione, che Parigi è il posto giusto per iniziare a pensarci.
Nella foto sopra il cavaliere svedese Axel Nordlander con Lady Artist a Stoccolma nel 1912: vinsero l’oro individuale e a squadre nel Dressage dopo una gara accanita con il tedesco Friedrich von Rochow, per soli 0,17 punti!
E a proposito di mongolfiere, olimpiche e non: Nordlander, oltre ad essere ufficiale istruttore del Reggimento Ussari Skania, entrò come molti colleghi di tutti i paesi nella allora nuovissima arma dell’aviazione: nel 1909 in aerostato a Zurigo vinse la prestigiosa Coppa Gordon Bennet.