Bologna, 29 agosto 2024 – È passato un mese da quando abbiamo incontrato, al centro ippico Dressage Life di Monza, Francesca Salvadé e i suoi trainer Norma Paoli e Italo Cirocchi, per farci raccontare il loro “percorso di avvicinamento” alle Paralimpiadi. Ecco cosa ci avevano raccontato lo scorso luglio.
Norma, Italo, come siete arrivati a queste Paralimpiadi con Francesca Salvadé e il suo cavallo?
«Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta da quando Franci (così la chiamano tutti, al maneggio, ndr) arrivò qui da noi, “reduce” dai Giochi di Rio. Perché andiamo indietro così tanto, mi dirà lei, se adesso Franci sta per scendere in rettangolo a Parigi? Perché il nostro lavoro con lei è cominciato allora e, passando anche attraverso i giochi di Tokyo, è stato un unico percorso per migliorare la sua tecnica e l’intesa con i suoi cavalli. Prima il nevrile Oliver e poi il più tranquillo Escari, che ora abbiamo deciso di impiegare a Parigi nonostante abbia solo 7 anni. Se l’è guadagnata la fiducia, Escari: cavallo di mole ma di carattere serafico, e indole mite. Un gigante buono che collabora sempre volentieri e dà fiducia alla sua amazzone».
Quanto conta il carattere di un cavallo da paradressage?
«È una cosa importantissima perché in uno sport dove un nonnulla negli aiuti fa la differenza, e nel quale anche le proporzioni e i rapporti di forza hanno un ‘peso’, disporre di un soggetto tranquillo aiuta a concentrarsi sul proprio lavoro in sella, a imparare a dosare gli aiuti. Soprattutto se gli aiuti provengono da un’amazzone o da un cavaliere che non può usare le gambe, come Francesca. E allora non c’è scelta: tanto lavoro e allenamenti continui, costanti, secondo una programmazione che metterebbe a dura prova anche un’amazzone o un cavaliere ‘normo’».
Che tipo di lavoro avete svolto con Escari, che è ancora molto giovane?
«Con un cavallo giovane come lui si è cominciato davvero dall’abc, e siccome nel Grado III, quello nel quale Francesca gareggia, il trotto rappresenta il 70% dell’intera ripresa in gara, il restante 30% va suddiviso fra passo, alt, cessione alla gamba e quant’altro, con tutte le transizioni fra un’andatura e l’altra da ripetere instancabilmente e in modo sempre più preciso, finché tutto diventa un automatismo. Ben sapendo che coi cavalli il termine “automatico” è un eufemismo».
E quanto conta l’intesa fra maestro e allievo?
«Il feeling tra Francesca Salvadé e Norma è determinente (qui è Italo Cirocchi a spiegare, ndr) perché Francesca è una persona riservata, perfino timida, le piace la tranquillità, che lei ricerca anche quando si allena a cavallo. Dal canto suo mia moglie Norma, che è di origine trentina, è a sua volta piuttosto riservata, metodica e precisa, instancabile. Tra loro due si è stabilita da tempo una forte intesa e questo è molto importante. Poi ogni tanto entro in azione io, che sono un po’ più “aggressivo” nel modo di allenare, per dare la carica. Diciamo che il metodo funziona bene, come ci conferma anche Laura Conz che ogni tanto chiamiamo qui per avere un riscontro sul nostro lavoro».
Su cosa si è basata la preparazione specifica per Parigi?
«Come detto all’inizio è cominciata già due anni orsono ed è stata un lungo iter di perfezionamento tecnico, passando per gli Europei di Herning 2022, quando appunto venne deciso di lasciare a casa il più focoso Oliver, decidendo di impegnare Escari, sebbene tanto giovane. In quell’occasione il Team Italia ottenne la qualificazione alle Paralimpiadi di Parigi, le performances di Francesca Salvadéed Escari diedero un ottimo contributo. Idem agli Europei di Riesebbeck l’anno dopo, nel 2023. In entrambi i casi la scelta si rivelò quella giusta: Escari ha confermato di possedere, anzi di averlo sviluppato ulteriormente, un ottimo equilibrio naturale, sia fisico sia “di testa”, che in gara lo portano ad avere una resa standard. Ora Francesca (che dall’anno scorso è in forze al Gruppo Sportivo delle Fiamme azzurre, ndr) è alla sua quarta Paralimpiade, alla quale si era qualificata con entrambi i cavalli. Poi, per le ragioni di cui sopra, in piena condivisione abbiamo deciso di partecipare ancora con Escari. Naturalmente d’accordo anche il resto del team di tecnici che segue i vari binomi della Nazionale: insieme a noi anche Laura Conz, Francesca Trisoglio e Alessandro Benedetti che con Barbara Ardu è anche selezionatore Fise».
Quali allenamenti proseguirete di qui a Parigi ?
«L’ultimo periodo abbiamo lavorato sulla serenità, sulla condizione fisica di Escari, e sui dettagli: ovvero la sempre maggior precisione in ogni movimento delle riprese, per eseguire ogni particolare “come piace ai giudici”, e rosicchiare un punto qua e un punto là, che alla fine di una gara, sommati, finiscono per alzare il totale. E Franci, che oltre alle altre doti già dette ha una volontà di ferro, non si è mai tirata indietro. Penso cha abbiamo fatto una preparazione molto accurata».
Norma, Francesca, qual è il vostro obiettivo a queste Paralimpiadi?
«Andiamo per giocarci una medaglia! Abbiamo molta considerazione dei nostri avversari sportivi, ma anche loro ci temono e siamo decise a non smentirci. Tutte le azzurre daranno battaglia».
Certamente l’obiettivo primario per Francesca Salvadé sarà quello di qualificarsi per il GP Freestyle conclusivo, nel quale di solito l’amazzone ligure, ma ormai lombarda d’adozione, è fortemente competitiva. Francesca Salvadé in campo e noi davanti allo schermo a fare il tifo: forza Francesca, forza Norma, forza a tutto il team azzurro e grazie per queste impagabili emozioni.