Perugia, 8 marzo 2018 – C’era una volta una ragazzina che amava i cavalli.
Era molto coraggiosa, tanto che vinse una difficile corsa ad ostacoli montando una cavalla allenata da lei…state già immaginando Elizabeth Taylor nel film “Gran Premio” del 1944, vero? Ma quello era solo un film e la piccola Velvet Brown non è mai esistita.
Noi invece vogliamo raccontarvi una storia vera, quella della donna che nel 1937 vinse la corsa ad ostacoli più dura d’Europa: il Gran Premio di Pardubice¹.
Maria Immacolata (Lata per chi le voleva bene) era una dei nove figli del Conte Leopold Brandis ed era nata nel 1895 a Umonin, in Cecoslovacchia.
I cavalli nella sua famiglia erano una passione diffusa: Leopold era ufficiale degli Ussari e un ottimo cavaliere, la mamma nipote di quei Kinsky che nel 1874 contribuirono a far nascere il Pardubice Steeplechase e che possedevano l’allevamento di cavalli più famoso del paese.
Lata era bionda e sottile, i suoi occhi grigi sorridono dalle fotografie di inizio secolo che raccontano una famiglia serena e unita; come tutti i fratelli era sempre in sella o nei paraggi di un cavallo ma già allora era la migliore di quel gruppetto scatenato.
Spesso il padre portava la famiglia al completo all’Ippodromo di Praga, poco distante dalla loro tenuta di Ritka dove avevano un piccolo castello, due tenute agricole modello, una birreria e una distilleria; se il papà non poteva accompagnarla Lata andava all’ippodromo con la sua bicicletta divorando i 20 km. di strada che la separavano da quel posto magico dove poteva montare gli ottimi cavalli dello zio Octavian Kinsky², in compagnia del cugino Radoslav.
Con lui, più piccolo di un anno, Lata cominciò ad allenare e montare i cavalli per le corse ad ostacoli: non tutti vedevano di buon occhio quella ragazzina che si impicciava di cose da uomini, ma lei non era tipo da farsi impressionare.
La sua prima corsa a Pardubice fu quella del 1916: cadde e non terminò la corsa, ma era soltanto il primo assaggio. Arrivò la Grande Guerra, i Brandis si videro ridurre le proprietà dalla Riforma Agraria.
Affittate le terre e venduti i cavalli la famiglia diminuì molto il tenore di vita, ma quella testarda contessina bionda era talmente in gamba che il cugino Radoslav le affidò la sua scuderia di Orlik.
Lata veste la giubba di famiglia a strisce bianche e rosse montando cavalli Kinsky nella Velka Pardubicka altre sei volte negli anni successivi e i colleghi uomini impararono presto a rispettarla.
Ma fu nel 1937 che entrò nel cuore di tutti i suoi connazionali come un raggio di sole.
Era un anno di tensione e paura, l’ombra cupa della Germania nazista stava già preparandosi a invadere l’Europa dopo aver scaldato i muscoli distruggendo Guernica, in Spagna; la Repubblica Cecoslovacca era schiacciata tra il Reich di Hitler ad ovest e l’Unione Sovietica ad Est, il Furher pensava già di invaderla con la scusa dei tedeschi nei Sudeti che da secoli vivono in quella zona montuosa al confine tra Germania e Polonia.
Molti degli iscritti alla corsa quell’anno erano tedeschi, gli spettatori dai i prati circostanti la pista guardavano silenziosi quelli: era la domenica del 17 ottobre, 15 i partenti, favoriti due tedeschi, Lengnik su Herold e Scvlagbaum su Quixie.
Lata monta Norma, una bionda giumenta Kinsky di grandissima classe che l’anno prima aveva partecipato sotto la sella dell’italiano Carlo Defendente Pogliaga: cinque binomi cadono uno dopo l’altro ma Lata e Norma arrivano primi, in 10 minuti e 42 secondi battono tutto e tutti – i tedeschi, la paura, la sfortuna e il buio del domani, tutto spazzato via dalla gioia di quella caparbia signora bionda e dal mantello dorato come il sole di una cavalla bella da fare innamorare e che erano state più forti degli altri, maschi o tedeschi che fossero.
L’entusiasmo dei 40.000 spettatori sembrava non finire mai quel giorno, fu l’ultima grande festa nazionale prima dell’occupazione tedesca del 1938.
Pochi mesi e cominciarono la guerra, le morti, la paura. Le famiglie Kinsky e Brandis furono punite dal regime tedesco per essersi opposte all’invasione e i loro beni passarono sotto l’amministrazione germanica.
Lata continuava a montare i cavalli della scuderia anche durante gli anni di guerra ma ovviamente era tutto più difficile, la pista venne distrutta dai bombardamenti come gran parte della città vicina.
Dopo la guerra partecipò altre due volte alla Velka procurandosi gravi fratture.
Definitivamente espropriata dei suoi beni dal regime comunista, nel 1965 gli organizzatori del Gran Premio invitano l’anziana contessina Brandis ad assistere come spettatrice a quella corsa che per lei era stata tutta una vita e in quella occasione arrivò seconda una giovane amazzone, Eva Palyzova.
Gli anni seguenti furono tristi per Lata: la sua grande e bella famiglia non c’era più, in tanti erano morti o dispersi per l’Europa, lei viveva molto modestamente con due sorelle e un nipote, le tante fratture che si era procurata in carriera la facevano soffrire.
Morì il 12 maggio 1981 a 86 anni e la contessina bionda, l’amazzone coraggiosa che aveva vinto quella corsa contro la paura venne accompagnata al piccolo cimitero di Reteregg dall’unico grande amore che avesse mai avuto: un magnifico attacco di cavalli, i suoi grandi amici cavalli.
Qui un video su Lata Brandisova, e qui una bellissima galleria di fotografie che la ritraggono in sella e altrove: noi, col pensiero, regaliamo a lei e Norma le mimose di oggi.
Note:
¹Il Gran Premio di Pardubice – Si corre dal 1874 nel mese di ottobre, assieme al Grand National di Aintree è la corsa ad ostacoli più dura d’Europa. 6800 metri, 31 ostacoli, riservata a cavalli di almeno sette anni che abbiano portato a termine almeno una delle quattro corse di preparazione a Pardubice previste in precedenza nella stagione e che misurano almeno 4800 metri. Gli ostacoli anche se mitigati negli ultimi anni rimangono durissimi, il più famoso e difficile è il Taxis una siepe di tasso alta un metro e quaranta seguita da un fosso di un metro di profondità. Le cadute sono molto frequenti e in due occasioni la corsa è stata vinta dall’unico binomio rimasto in gara.
²I cavalli d’oro del conte Kinsky – Dal 1461 la famiglia Kinski alleva in Boemia una propria razza di cavalli. Fedelissimi degli Asburgo, nel 1723 ricevono dall’Imperatore l’incarico di ampliare il proprio allevamento per fornire alla cavalleria d’élite boema rimonte costituite da cavalli Kinsky, caratterizzati da grande nevrilità e da un bellissimo mantello sauro lavato chiarissimo, molto frequente tra questi soggetti. Nel 1776 viene immessa in razza una forte componente di Puro Sangue Inglese che fa diventare il Kinsky un perfetto cavallo sportivo, dotato di grande stamina e adatto alle corse ad ostacoli. Nel 1838 viene creato lo stud-book moderno della razza, ancor oggi in uso: temperamento, agilità ed energia sono i caratteri più importanti che vengono ricercati nei cavalli Kinsky.
Tutta la mia gratitudine alla signora Magda Hromádková, che mi ha fatto conoscere la storia di questa donna così speciale.