Bologna, 28 Dicembre 2020 – È da tempo che l’ippica statunitense attraversa acque tempestose. La qualità e la tipologia delle piste, i casi doping e un alone che sfuma indiscutibilmente verso il ‘grigio scuro’ non aiutano il comparto che sta perdendo trasparenza e credibilità.
A metterci una ‘pezza’ è però arrivato l’attesissimo Horseracing Integrity and Safety Act (HISA), una proposta di regolamentazione che, dopo essere stata approvata alla Camera dei Deputati all’inizio del 2020, passa ora nella sua fase operativa, anticamera necessaria per arrivare – dopo la firma del presidente Usa uscente Trump – all’approvazione finale.
Il tutto origina dalla necessità di porre un freno ai numerosissimi incidenti – troppi – che sono costati la vita a cavalli impegnati nelle corse: 23 in soli tre mesi l’anno scorso solo al Santa Anita della California, ippodromo che si è guadagnato un primato davvero nero.
In questo senso, il Congresso è dovuto intervenire per definire regolamentazioni uniformi in tutti gli Stati, che al momento invece procedono individualmente con un palinsesto di corse in cui è facile cedere alle lusinghe dei calendari proposti dagli ippodromi degli Stati in cui le maglie dei regolamenti e dei conseguenti controlli sono più larghe. Sono ben 38 le giurisdizioni che oggi governano il mondo delle corse e del doping negli States, con differenze spesso sostanziali tra loro.
Sta di fatto che, secondo una media statistica presentata al Congresso, negli ultimi anni le morti in pista hanno raggiunto il tragico bilancio di 10 cavalli alla settimana in tutto il paese, a dimostrazione che il sistema non funziona e deve cambiare.
Approfondendo le cause di questi decessi, gli esperti che hanno ‘pensato’ la struttura portante dell’Horseracing Integrity and Safety Act, hanno anche determinato che nella maggior parte dei casi, questi sono stati provocati dall’impiego di somministrazioni farmacologiche nella giornata della corsa, quelle che vengono chiamate ‘race-day medications’. Attenuando dolore o mascherando sintomi di zoppie, tali somministrazioni di anti-infiammatori e anti-dolorifici conducono direttamente a cadute catastrofiche e danni irreversibili.
Con il nuovo Horseracing Integrity and Safety Act, viene introdotto un nuovo organismo di controllo indipendente che, affiancando l’Anti-Doping Agency, avrà il compito di uniformare le normative per tutti gli Stati, avvicinandole a quelle già più severe in ambito internazionale. Accanto al voluminoso capitolo del doping, il nuovo atto punta gli occhi anche sulle piste e sulla sicurezza offerta dalla maggiore cura dei terreni, sulla redazione di studi statistici precisi e sulle sanzioni da comminare ai trasgressori.
I costi dell’Horseracing Integrity and Safety Act saranno supportati dalle persone che più hanno interesse affinché l’ippica statunitense torni a brillare: enti di protezione per gli animali, allenatori, allevatori e gli operatori di tre realtà ippiche storiche: triple Crown, Jockey Club e Breeder’s Cup.
«Siamo grati al Congresso di aver preso posizione per aiutare l’ippica a sconfiggere la piaga dell’uso indiscriminato di sostanze che spingono i cavalli oltre ai loro limiti, fino alla morte» ha dichiarato Cathy Liss, presidente dell’Animal Welfare Institute.
Secondo quanto si apprende dalle parole di Travis Tygart, CEO dell’U.S. Anti-Doping Agency, l’Usada, nonostante l’ente non abbia competenze specifiche nei test sugli animali e sia invece specializzato sull’antidoping di atleti umani, la sfida è di quelle fatte per essere raccolta: «La nostra speranza è di portare professionalità e credibilità allo sport. Desideriamo sostenere l’idea che si vince giocando ‘pulito’ e che affinché lo sport stia bene è necessario che stiano altrettanto bene i suoi protagonisti: i cavalli».