Bologna, domenica 20 dicembre 2020 – Può un cavallo essere razzista? Se gli si dà un brutto nome sì. È per questo che la federazione ippica britannica (British Horseracing Authority) ha censurato il nome della cavalla Jungle Bunny prendendo un immediato provvedimento che costringe il proprietario a cambiarle il nome. Il problema è che nessuno se n’è accorto prima e il cavallo ha così potuto correre liberamente.
Solo il commentatore tv, Derek Thompson, si è accorto del putiferio che il nome del cavallo aveva già scatenato sui social media e ha pensato bene di non citare mai l’equino durante la cronaca. Ma la frittata era oramai fatta. Per questo la British Horseracing Authority, due ore dopo la gara, si è detta costernata su Twitter, scusandosi per l’accaduto: “Il nome era profondamente offensivo e ciò non sarebbe mai dovuto accadere. È stato un errore umano: abbiamo un team specifico per controllare i nomi prima delle corse, ma stavolta non hanno fatto filtro. Chiediamo perdono”.
E così il vecchio nome del cavallo sarà cancellato anche dalle cronache ufficiali della corsa, e sarà sostituito da un più natalizio Jungle Bells. Il caso arriva proprio mentre le corse ippiche inglesi stanno cercando di aprirsi di più per quello che è sempre stato un mondo tradizionalmente bianco e conservatore. “È stato un grosso scivolone permettere che un cavallo potesse chiamarsi così durante una corsa”, dice a “Repubblica” Cornelius Lysaght, storico corrispondente della Bbc delle corse ippiche per oltre trent’anni, “ma è un vero peccato perché questo sport in Regno Unito in passato ha avuto una reputazione, talvolta giustificata, di essere intollerante. Ma negli ultimi tempi le cose sono cambiate moltissimo e, sebbene la strada sia ancora lunga, l’ippica può essere orgogliosa di quello che sta facendo in generale per promuovere la diversità. Ironia della sorte, proprio di recente la federazione ha lanciato una campagna a sostegno dei lavoratori del settore”.
Ma perché i padroni della puledra hanno deciso di chiamarla in quel modo? A quanto pare, sarebbe stato un equivoco. Come ha ricostruito al “Guardian” la moglie del rinomato proprietario del cavallo e di tanti altri soggetti, David Evans, la loro figlia avrebbe scelto quel nome perché simile a quello del padre del cavallo, Bungle Inthejungle, e soprattutto perché ci sarebbe un gioco di cavalli al computer di nome “Jungle Bunny Run”, cui la ragazzina gioca spesso.
Fonte: Repubblica