Comunicato stampa Federippodromi
Roma, 15 novembre 2016 – Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni rilasciate all’apertura di FieraCavalli dal Sottosegretario Castiglione e lo ringraziamo per il lavoro sin qui fatto dal suo staff nel cercare di allineare alla correntezza i pagamenti dei premi ed i corrispettivi delle Società di Corse.
Non tutto è perfettamente a regime ma un significativo miglioramento è assolutamente da riconoscere.
Vanno risolte senza indugio alcune problematiche relative al riversamento delle iscrizioni ai Grandi Premi e le farraginosità burocratiche che, anche a causa di alcuni errori come l’applicazione indebita dello splitpayment, stanno rendendo vani gli sforzi della struttura. Ma è sui temi della classificazione degli ippodromi e sulla definizione della riforma che abbiamo, ovviamente, posto la massima attenzione ascoltando le parole del primo responsabile istituzionale del nostro comparto: “Avanti con la classificazione degli ippodromi e massima serietà e trasparenza nella selezione da parte del Mipaaf dell’Organismo cui verrà delegata con la Riforma la futura gestione del settore”.
Questo volevamo sentire, e questo ci aspettiamo voglia perseguire il tavolo di lavoro convocato per il prossimo 17 novembre dal Mipaaf.
Una classificazione ben fatta, che tenga conto dei numerosi suggerimenti che in questi mesi tutte le associazioni del settore hanno proposto con la ferma volontà di migliorare un modello, quello del Decreto 442/2015 ancora sub iudice per via di una quindicina di ricorsi al TAR presentati da numerose società di corse. Intenzione convinta per la consapevolezza che, l’applicazione cieca di parametri rigidi e meccanismi complessi e poco chiari porterebbe a risultati difformi dagli obiettivi stessi del decreto.
Non solo, l’applicazione meccanica del modello cosi come oggi noto sostanzialmente andrebbe, con le scelte conseguenti, a minare il tessuto di ippodromi che rappresentano la spina dorsale della tradizione e dell’economia del nostro sport e di precisi territori vocati all’ippica. Generando così, di conseguenza, conflittualità non solo tra singole società ma tra gli operatori di interi territori anche e soprattutto a causa di “blocchi” frutto di scelte soggettive, alcune in palese contraddizione con le finalità dichiarate dalla loro stessa applicazione.
Scelte talmente soggettive che secondo uno studio commissionato ad una primaria società di valutazioni tecniche, noto al Ministero, tra i primi ventinove ippodromi del mondo (ma veramente i primi) solo Dubai rientrerebbe nella fascia strategica italiana, quasi la stessa fosse stata predefinita solo per poter ottenere un risultato auspicato a tale livello senza minimamente curarsi di tutto il resto del settore.
D’altronde le simulazioni fatte fin dalla prima emanazione del modello hanno prefigurato tale scenario, e anche le anticipazioni degli ultimi giorni date da alcuni siti specialistici ne evidenziano prevedibili risultati che vanno in palese contraddizione con le condivise finalità dello stesso, che preoccupano molti operatori e società e prefigurano la chiusura di impianti basilari.
Un modello che vuole “classificare” quarantadue piste e non trova applicazione in almeno diciassette o diciotto di queste non può definirsi certamente applicabile alla nostra realtà. Ma il modello siffatto nelle sue intenzioni dovrebbe governare calendari, eventi, dotazioni e distribuzione di risorse, quindi la sopravvivenza e il futuro di buona parte di un comparto che ha visto le proprie risorse più che dimezzate nel giro di pochi anni.
Neanche può esserlo se vengono accumunati nello stesso ruolo ippodromi dove si è fatta la storia del nostro sport, strutture di livello internazionale, organizzazioni di professionisti, milioni di euro di investimenti, e decine di migliaia di spettatori, con piste di campagna senza alcuna infrastruttura, gestite Aderente a Federazione Ippodromi d’Italia con ammirevole passione da dopolavoristi e personale avventizio.
Oppure impianti dotati di centri d’allenamento che ospitano centinaia di cavalli e alimentano il tessuto ippico di intere regioni e le corse di buona parte della piste limitrofe che aprono e chiudono nelle poche ore di una giornata di corse.
Il tutto quasi esclusivamente in base al peso assegnato al più grezzo conteggio della raccolta di gioco, talmente grezzo da non contemplare neanche quelle specifiche distinzioni talmente ovvie che realmente caratterizzano i “ruoli” che si vogliono assegnare.
Non distinguere consapevolmente la raccolta per corsa e non per giornata, fra ippica nazionale, tradizionale e tris, fra notturne e diurne, fra feriali e festive unificando tutto in un unico calderone da cui trarre sentenze imbarazzanti per chi le subisce quanto per chi le formula consapevole di aver ignorato la reale complessità di tale fondamentale dato, non fa onore al Ministero e umilia chi lavora con passione e serietà per il bene dell’ippica.
Attendiamo fiduciosi pertanto la riunione di giovedì 17 novembre per poter dare il nostro costruttivo contributo a chi, in buona fede,intende completare una rappresentazione veritiera del composito e complesso panorama degli ippodromi italiani.
Ma soprattutto si faccia attenzione a non uccidere, per inerzia,piazze e territori su cui un intero settore deve poter fare affidamento per rilanciarsi e ripartire attraverso il processo di Riforma che una Legge del Parlamento italiano ha fermamente voluto ed al quale dovrebbe far preciso riferimento l’esito di tale processo di classificazione.