Bologna, 21 dicembre 2023 – C’è una stranezza nel mondo equestre italiano che Cavallo Magazine ha deciso di approfondire e, se possibile, contribuire a risolvere. Potremmo chiamarla il Mistero degli Ippodromi. Ci sarà infatti un motivo se all’estero gli ippodromi sono centri di vita, luoghi tradizionali pulsanti di incontri, punto di riferimento per le famiglie, abitudine di frequentazione e, anche, occasione vip, passerella di eleganza e location trendy mentre in Italia sono troppo spesso luoghi poco frequentati e solo dalla nicchia di appassionati esperti o scommettitori, quando non sono addirittura abbandonati o ceduti e messi all’asta come lo storico impianto del Casalone a Grosseto. E dire che spesso questi ippodromi sono proprio nel centro delle città, sono adiacenti a luoghi ed eventi di grande frequentazione come le Capannelle a Roma, sono polmoni verdi in città altrimenti congestionate dal traffico, dall’inquinamento, dal caos. Sono isole ambientali naturali, occasioni incontaminate di benessere e tranquillità. Eppure non sono valorizzati, anzi l’esatto contrario. Senza scomodare Ascot, luogo d’elezione per la Regina Elisabetta, elegante appuntamento immancabile per cavalieri e signore, amazzoni e uomini d’affari, nobili e bambini, cappellini colorati e abiti casual. Senza voler poi insistere sugli impianti icona paragonabili a Wimbledon, Montecarlo o al Maracanà, ma bisognerà pur chiedersi perché in Germania, in Giappone, e ora perfino in Cina, gli ippodromi sono super affollati nelle giornate di corse, pieni di eventi equestri e non, vissuti come una vera e propria seconda casa da milioni di persone che trovano attrazioni e divertimento, didattica e incontri, aria aperta e sport, negozi e sale riunioni, mostre e battesimi della sella, occasione di pubbliche relazioni e locali a tema, mentre in Italia questa strada virtuosa non è mai stata percorsa. Un grave peccato, ma soprattutto un grave danno non solo per l’ippica e gli sport equestri, ma proprio per la qualità della vita delle città, delle persone, dei nostri amici cavalli oltre che del lifestyle in generale. E’ veramente un’occasione mancata. Tanto più in questo momento storico, in cui l’Italia, e in generale la società post-Covid, sta cambiando le proprie abitudini ed eleggendo sempre di più l’aria aperta, lo sport, il benessere, i rapporti con gli animali e le sane abitudini come proprio stile di vita. Perché gli eventi di atletica, golf o tennis sono, anche sul territorio, occasioni speciali per passare una giornata intera con le famiglie, con gli amici, con gli avversari e i tifosi e l’ippica resta confinata ad un perimetro di habituè e, solo occasionalmente, diventa appuntamento per i non adepti? C’è stata una regia volontaria in questo downgrade che ha confinato l’ippica, la regina delle attività equestri più appassionanti in assoluto, in un cono d’ombra inquietante, talvolta anche borderline, e sicuramente poco valorizzato per non dire, anzi, bistrattato e ghettizzato? Chi ha permesso tutto questo visti i finanziamenti imponenti negli anni, le silenziose sfilate di Ministeri (e dei relativi dirigenti), Enti e consulenti? Oppure è stata semplicemente una scelta involontaria a penalizzare il settore? Come potrebbe essere ad esempio la decisione dell’Unire di premiare genericamente il cavallo italiano alla nascita, senza stimolare alla selezione, incentivare gli incroci di qualità, in altre parole: selezionare diversamente la distribuzione dei finanziamenti? Chi e cosa oggi può cambiare questo status quo ormai persistente da decenni?
Eppure in Italia abbiamo una tradizione straordinaria nell’ippica, un potenziale che potrebbe ribaltare completamente le sue attuali e tristi prospettive che vedono gli ippodromi morire inesorabilmente uno dopo l’altro. Una storia quella dell’ippica italiana che ha diritto ad avere riconosciuta una sua dignità. Ritornare alla popolarità, molto più di quanto faceva Claudio Icardi con i servizi di chiusura della mitica Domenica Sportiva: a Merano c’è l’ippodromo più grande d’Europa con i suoi 25 chilometri di pista, e 25 non è un refuso. E’ la distanza media tra due città capoluogo in Italia. Un viaggio. In Italia abbiamo sua maestà Frankie Dettori, il fantino che tutti ci invidiano e la cui immagine nel mondo è molto più forte di quella che lo accompagna nel nostro Bel Paese. Un numero uno assoluto, un Ronaldo o Federer della sella, un amico personale di tutti i potenti, un frequentatore abituale della Casa Reale dei Windsor d’Inghilterra. Sarebbe un ambasciatore straordinario della nostra ippica, dei nostri ippodromi e dei nostri cavalli. Avete per caso sentito qualcuno pensare a questa idea? Nulla. Gli ippodromi restano misteriosamente avvolti in un’ombra che è appena sfiorata dalle luci riflesse di qualche evento o da quella dei monitor diffusi che illuminano unicamente i volti degli scommettitori.
Eppure, in Italia abbiamo degli impianti storici. Le Padovanelle (a Padova, ovviamente), Le Capannelle a Roma, l’Ippodromo di Ferrara. In tutto sono 25 gli impianti, tra i quali spiccano alcune virtuose eccezioni che però restano tali e non fanno scuola, non generano emulazione. San Siro è stato il first-mover di una nuova intuizione e sensibilità. Dall’altra parte della strada, l’impianto tra i più belli al mondo, un monumento attuale e funzionale, un’area estesa e centrale, un luogo dove pulsa perfino il genio di Leonardo, ebbene San Siro viveva fino a poco tempo fa il mistero del figlio di un Dio Minore, affacciato con le sue porte all’altro San Siro, quello delle folle domenicali e infrasettimanali, della Champions League, degli scudetti e della Nazionale di calcio. Ma grazie ad un’intuizione San Siro, forse illuminata dall’eredità di Leonardo, è diventata la casa di una nuova vita degli sport equestri, dove ippica ed equitazione possono convivere e crescere in simbiosi. Il Concorso Internazionale di salto ostacoli a 4 stelle prima e il Campionato d’Europa, abbinato all’internazionale a 5 stelle, di quest’anno hanno sdoganato finalmente la parola sold-out per un evento equestre, in cui le tribune sono state perfino troppo piccole e l’ippodromo torna a vivere di eventi, mondanità, numeri e atmosfera da grandi momenti. Si poteva anche coinvolgere di più la città, ma questo sarà pensiamo l’obiettivo di domani. Una, cinque, dieci, 25 come San Siro. Deve essere questo l’obiettivo comunque comune dell’Italia equestre ora che i tesserati aumentano, gli eventi si moltiplicano, i palinsesti tv si svegliano, la sensibilità delle persone è tutta per il mondo equestre e la sua unicità.
Per questo Cavallo Magazine da oggi affronterà questo tema con una serie di interviste, approfondimenti, storie, dibattiti e nostre proposte. Crediamo che la nostra community trasversale ai cavalieri, alle famiglie, agli appassionati ed ai semplici lettori e followers, possa non solo conoscere meglio un tema di grande respiro, attualità e prospettiva per lo sport e la vita del nostro Paese, ma anche contribuire con proprie idee e progetti alla rinascita dei nostri bellissimi ippodromi storici, a far sì che l’ippica non diventi uno sport silenzioso che nel silenzio della penombra scompare definitivamente. C’è una grande scommessa in campo. Seguiteci e proveremo a vincerla assieme.