Cesena, 5 dicembre 2018 – Ci ha lasciato lunedì a 80 anni Tomaso Grassi il Presidente di Hippogroup Cesenate nonché uno dei grandi pionieri dell’ippica moderna a seguito delle complicazioni di un grave incidente stradale di cui era rimasto vittima il 12 novembre scorso nell’autostrada A14 al volante della sua jeep.
Una vita dedicata interamente al mondo dell’ippica di cui Tomaso Grassi è stato un grande protagonista.
Un amore per le corse, per gli ippodromi e per i cavalli che lo ha accompagnato durante tutta la sua esistenza. L’ “ingegnere”, così veniva chiamato nell’ambiente, ha vissuto questo mondo in tutte le sue sfaccettature: da sportivo, con la sua licenza da Gentlemen Driver, da gestore affiancando prima il padre Riccardo prendendo poi le redini dell’allora Società Cesenate Corse al Trotto a metà degli anni 70’ a cui poi si sono aggiunti, con la nascita della Hippogroup, in vari periodi, le partecipazioni agli impianti di Bologna, Torino, Varese, Roma e Firenze; da semplice appassionato di questo sport e dei suoi protagonisti i cavalli che andava a trovare nelle scuderie prima dell’inizio delle corse.
Un pioniere fortemente convinto delle sue idee e determinato a concretizzare i propri progetti, come lo spettacolo estivo ippico dell’ippodromo del Savio che è stato forse il suo più grande e impareggiabile gioiello, pronto a immergersi nelle sue battaglie insieme ai suoi amici e colleghi di cui godeva sempre, al di là dei dissensi e delle discussioni anche accese, una profonda stima e un rispetto reciproco.
Il suo scopo, per cui ha lavorato fino agli ultimi giorni della sua vita, lo dimostrano le vicende di Capannelle degli ultimi mesi, è stato sempre quello di dare all’Italia una grande ippica.
Sicuramente l’immagine odierna dell’ippica, con tutte le sue problematiche relative ai pagamenti, al calendario corse e al blackout delle scommesse estere, non rendono giustizia al suo impegno e alla sua dedizione.
Ma la sua eredità, la sua voglia di migliorare un settore così importante e ancora attivo nonostante tutto, deve rimanere come un tesoro da custodire e da cui attingere per lavorare ancora meglio, ancora di più per un futuro migliore del comparto che, come l’ “Ingegnere”, ha avuto, ed ha, una corazza spessa e una passione straordinaria.