Milano, 22 febbraio 2020 – La situazione relativa alle trattative tra Snaitech, la società che gestisce l’ippodromo del galoppo di San Siro a Milano e i professionisti è attualmente in una fase di stallo. Abbiamo chiesto a Ottavio Di Paolo, Presidente dell’ANAG (Associazione Nazionale Allenatori Galoppo), di illustrarci il punto di vista degli allenatori .
Ci riassume la situazione dei rapporti con Snaitech vista dall’ottica degli allenatori.
«Devo dire che al momento purtroppo i rapporti si sono un po’ incrinati anche a causa di tutto quello che abbiamo visto sui social media. La società ha imposto la firma di un contratto che a nostro avviso non va bene. Avevano in un primo momento rifiutato di sedersi a un tavolo per delle trattative; poi hanno pensato di modificare il contratto stesso, ma non nel modo per noi corretto. Hanno modificato solamente alcune parti tralasciando quelle per noi più urgenti. Il nucleo della questione è che la scadenza di questo contratto. La bozza proposta seppur parlando di rapporto indeterminato, lasciava, attraverso una clausola rescissoria, troppa facilità a Snaitech per recedere ponendo sostanzialmente gli allenatori in una situazione troppo precaria. Inoltre, questo nuovo contratto riguarda una pura prestazione di servizi, cosa diversa dalla situazione odierna dove, seppur non essendoci un vero e proprio documento scritto, gli allenatori hanno un rapporto, che è dimostrato dalle fatture che vengono pagate alla società, più riconducibile a una tipologia mista o di locazione. Gli allenatori quindi si chiedono per quale motivo Snaitech vuole imporci questo contratto di prestazione di servizi? Fortunatamente poi nella giornata di sabato, che è stata un po’ quella che ha fatto registrare il culmine del dissenso quando sono state chiuse le piste di allenamento successivamente riaperte, si è avviata una terza fase di trattativa».
Dopo la fase iniziale era stata proposta una durata del contratto di due o tre anni, giusto?
«No, non è stata accettata e non è ancora ufficiale questa tempistica. Al momento sta trattando un avvocato incaricato da alcuni allenatori di Milano che sta cercando di arrivare a un punto di incontro che ancora non è stato raggiunto. Si è incontrato nei giorni scorsi con gli allenatori, che incontrerà anche oggi a Milano, per capire quali sono i nostri punti di vista. È ancora tutto in divenire».
Quale sarebbe un punto d’incontro per quel che concerne la durata del contratto?
«In questo caso per noi si tratta di una battaglia per la possibilità di lavorare. La volontà è quella di far rispettare quello che è previsto dalla legge a cui noi ci atterremo. Non vogliamo né pretendere qualcosa che non sia previsto, né subire qualcosa che non sia corretto. Si tratta di lavoro con i cavalli, ci sono degli investimenti molto, molto onerosi dal punto di vista economico. Se io compro un puledro investo dei soldi che posso recuperare non prima di due, tre anni. Se poi non ho la possibilità, anche solo un giorno o due, di farlo uscire dal box io creo un danno a quel cavallo che viene alimentato e trattato in un modo che richiede indispensabilmente un certo tipo di allenamento. Il cavallo deve galoppare, se non galoppa si fa male, è una questione anche relativa al benessere dei cavalli. Anche da questo punto di vista è sbagliato imporre forzature. Ci vuole buon senso, non si può impedire a una persona di lavorare da un giorno all’altro, con degli animali, perché non firma un contratto di prestazione di servizi quando da vent’anni c’è questo rapporto non scritto. Mi domando il perché ora tutta di questa fretta improvvisa?»
Dunque, non è solo la durata del contratto a mettere dissenso nella vostra categoria ma anche il tipo di contratto giusto?
«Sostanzialmente si. Perché se oggi esiste un rapporto misto o di locazione, questo deve essere cambiato nella tipologia di prestazione di servizi? Adesso poi stiamo discutendo su quella che è la clausola più urgente ovvero quella della durata, ma sono molti i punti che devono essere ridiscussi perché prima di sottoscrivere un nuovo contratto dobbiamo essere sicuri che siano rispettati i nostri diritti e abbiamo bisogno di conoscere anche i nostri doveri per poterli a nostra volta rispettare. Quando sottoscrivo un contratto per un locale commerciale questo deve avere requisiti idonei a quello che io devo fare e ci sono tanti oneri che il locatario, oltre al locatore, deve osservare. Per un dovere di trasparenza e un buon rapporto tra le due parti è indispensabile sedersi e verificare insieme tutte le clausole. Non possono essere solamente a senso unico».
La società Snaitech parla della necessità di regolamentare l’uso delle strutture e le presenze all’interno delle stesse che talvolta risulterebbero abusive. Lei cosa ne pensa?
«Per quanto riguarda la struttura sono tante le cose da rivedere, per esempio manca la possibilità per un disabile di poter entrare al bar o di poter accedere a servizi dedicati. Per quanto riguarda le piste la società ha sempre messo in atto una buona manutenzione, le corse sono sempre state gestite molto bene a Milano da Snaitech. Certo il centro di allenamento non è stato aiutato nemmeno dalle ultime leggi».
Cosa rappresenterebbe per il galoppo italiano la scomparsa del centro di allenamento di San Siro?
«Con la chiusura del Centro di San Siro si metterebbe la parola fine a una tradizione culturale italiana e all’ippica in generale perché Milano è, insieme a Roma, uno dei poli più importanti d’Italia».
È vero che sarebbe stato proposto di sfruttare la struttura dell’ex ippodromo di Monza?
«Non c’è stata una proposta ufficiale. Noi andiamo per gradi, al momento non ci interessa questa proposta perché siamo a Milano e puntiamo di rimanere a Milano per quello che la legge ci consente. Sarà proprio la nostra legislazione a decidere se dovremo uscire o meno da San Siro. Andare via da San Siro sarebbe una perdita di cultura; si distruggerebbe un pezzo di storia; sarebbe l’ammissione dello scarso interesse del nostro paese verso l’ippica. Questi sono tutti eventi che trascinerebbero in basso il comparto».
Qual è il suo auspicio e cosa farà l’Associazione degli allenatori…
«Il nostro auspicio è che naturalmente si risolva tutto in modo civile e ordinato con la società perché non si può neanche pensare di arrivare a lavorare con rapporti così tesi e incrinati. Bisogna sedersi con calma, rivedere quelli che sono gli obiettivi, ridefinire quale contratto applicare, il tutto con molta calma e serenità. Da Presidente degli allenatori quello a cui punto è che vengano riconosciuti i diritti degli allenatori e che questi rispettino i loro doveri al fine di lavorare tutti bene. Mi auguro che la società sia pronta e predisposta a ridiscutere le questioni. Ci tengo a sottolineare che il nostro non è un tentativo di non avere regole, di sottrarsi a dei doveri, come ho spesso ribadito alla società, ma è la volontà che siano riconosciuti e rispettati i nostri diritti».