Montecatini Terme, 4 febbraio 2019 – Da una parte i giovani talenti dell’ippica italiana, dall’altra i cavalli anziani che a fine anno abbandonano il mondo delle corse per il raggiungimento dell’età massima consentita. Due facce della stessa medaglia.
Nel ricambio generazionale l’attenzione cade sempre sui puledri, sulla loro bellezza, sulle genealogie d’elite dimenticando inevitabilmente le vecchie glorie. Fortunatamente negli ultimi anni la problematica dei cavalli a fine carriera ha trovato le giuste risposte sdoganando parzialmente l’ippica da squallidi luoghi comuni. L’argomento è ancora piuttosto delicato e complesso, partiamo da un passo importante ovvero la collaborazione tra il mondo delle corse (palii compresi) e le associazioni animaliste. E’ da considerarsi un punto di partenza e non di arrivo perchè i numeri sono ancora impressionati.
Come affermano le statistiche l’Italia è ancora il paese europeo che macella più cavalli. Difficile trasformare questo dato in numeri precisi (il Ministero della Salute parla di oltre 50.000 equini) di sicuro sappiamo soltanto che i cavalli allevati al solo scopo della macellazione sono pochi migliaia l’anno. I cavalli invece che arrivano al mattatoio e provengono dai circuiti ippico-equestri sono tra i 15.000 e i 25.000. Come si evince la realtà va oltre la dicitura obbligatoria “non destinato alla produzione animale”. Altro triste aspetto dell’argomento è il riutilizzo dei cavalli anziani nelle corse clandestine purtroppo ancora in voga in molti paesi del sud. Realtà difficili da accettare per chi ama il cavallo in tutta la sua magnificenza.
“Ci sono storie e meccanismi difficili da comprendere” commenta Samanta Catastini fondatrice dell’associazione Nibbio Alato che ormai da anni si occupa del recupero ed il ricollocamento dei cavalli a fine carriera. “Il mondo delle corse è sempre più attento a garantire un futuro sicuro ai suoi protagonisti – prosegue Samanta- i cavalli prima di essere atleti sono animali e come tali hanno bisogno di essere accuditi ed amati fino alla fine. La mia associazione collabora con le scuderie toscane prendendo in carico questi anziani per poi trovare loro una famiglia adottiva. Purtroppo ci vogliono in media cinque mesi per trovare una sistemazione sicura, in questo arco di tempo che a seconda dei casi può anche allungarsi notevolmente, i cavalli vivono a nostre spese. L’associazione vive esclusivamente con le donazioni che purtroppo sono sempre meno ed io per quanto cerchi di organizzare cene benefiche o altre iniziative non riesco mai a coprire totalmente le spese mensili”.
In questo momento l’associazione ospita undici cavalli: nove trottatori, una maremmana ed una proveniente dal circuito dei pali. Non tutti sono adottabili, alcuni di loro hanno disabilità gravi che non consentono spostamenti mentre altri sono in attesa di una nuova famiglia ma non è facile”. Dove si trovano questi cavalli? “Il rifugio è a Fucecchio in località La Torre, due cavalli tra cui il vecchio beniamino del Sesana Lex Wise invece si trovano ad Altopascio”.
La difficoltà maggiore che incontri per sistemare i cavalli?
“Spesso mi accorgo che chi chiede informazioni si interessa allo stato di salute del cavallo non per il benessere dell’animale ma per capire come può essere sfruttato ancora. Il cavallo anziano è un animale da compagnia partiamo da questo concetto, al massimo può essere utilizzato per qualche passeggiata ma nient’altro. Agli occhi di molti questo appare come un limite, un cavallo inutilizzabile sembra inutile invece può essere paragonato ad un cane o un gatto. La differenza sta solo nella gestione che risulta più impegnativa non tanto in termini economici quanto pratici. Nel cavallo in pensione si sviluppa una maggiore sensibilità, ha bisogno di un contatto più stretto”.
Oltre a Lex Wise che gli appassionati del Sesana hanno seguito dal debutto vincente fino alla trasferta a Cagnes Sur Mer, ci sono altre beniamini dell’ippodromo termale. “Geresto Dei e Costa Gravas ad esempio si godono la vecchiaia nel mio rifugio. In questi giorni abbiamo trovato una famiglia anche a Mister Mark, altro nome famoso del Sesana. Orlando Orlandi (allenatore e guidatore ndr) mi ha contattato per sistemare il suo cavallo e ci siamo riusciti. Non sempre c’è il lieto fine ma negli anni ho visto cambiare la mentalità degli addetti ai lavori. C’è una riconoscenza ed un senso di responsabilità verso il cavallo che mi piace molto. La voglia di regalare la tranquillità in un prato ad un cavallo che ti ha messo a disposizione gambe e cuore è uno dei punti solidi per far ripartire quest’ippica”.
L’associazione ha una pagina Facebook: “Rifugio Equino – Nibbio Alato” dove si possono trovare le tante notizie sull’attività comprese tutte le modalità per partecipare a questo progetto. “Il mio sogno – conclude Samanta – è quello di creare un centro di recupero che possa essere un riferimento fisso per gli addetti ai lavori ma anche un oasi di pace per adulti e bambini”.