Assisi, 00 gennaio 2017 – Ad Assisi oggi la speciale benedizione di Sant’Antonio Abate agli animali, suoi protetti: e tra i tanti altri davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli c’era anche Varenne, il cavallo da trotto che è dventato un mito dell‘ippica nazionale e non solo.
L’assessore regionale umbro alla sanità, Luca Barberini, ha accompagnato qui il suo cane Nelson; su Facebook aveva scritto: «Una bella tradizione, segno di vicinanza agli amici a quattro zampe, capaci di essere accanto alle persone anche nei momenti di grande difficoltà, come questi giorni in Abruzzo, dove i cani da soccorso hanno contribuito a salvare diverse vite. Una manifestazione che ha richiamato tanta gente, anche da fuori regione: un segnale chiaro di un’Umbria che, con la sua bellezza e le sue tradizioni, sa e vuole riemergere dalle difficoltà».
Il Capitano invece – questo l’appellativo con cui è chiamato dai fans Varenne – è arrivato dalla sua scuderia torinese in compagnia di Anna, la sua groom, Roberto e Jacopo Brischetto (gestori dell’allevamento dove Varenne sta trascorrendo la sua dorata pensione), Rolando Luzi e il prorpietario Enzo Giordano; Varenne si è trovato in piazza con il collega Iglesias, un cavallo di Sergio Carfagna che ha il suo allevamento di trottatori proprio ad Assisi.
I due (cavalli) hanno presenziato alla cerimonia del Piatto di Sant’Antonio: è la seconda volta che Varenne mette zoccolo in Umbria, dopo la sua partecipazione alla Mostra del Cavallo di Città di Castello del 2011.
Qualche cenno tra storia e leggenda sul Piatto di Sant’Antonio (fonte Associazione Priori)
Il culto di S. Antonio Abate (250 – 356) viene da lontano e risulta particolarmente diffuso in tutto il mondo cristiano. La civiltà contadina conferisce al Santo egiziano una predilezione particolare. La venerazione è sovente interessata. I contadini tendevano e tendono ad accattivarsi i favori del Santo Abate, onde esorcizzare le malattie contro gli animali. E forse per questo, in molti paesi, come d’altra parte in Assisi nascevano le Confraternite. I Priori diventavano il braccio secolare, scelti e/o cooptati nelle famiglie dei carrettieri, dei postiglioni, dei cavallai, dei vetturini, dei contadini, dei fornaciai, e comunque i possessori di animali. Poi per una serie di ragioni che sarebbe interessante indagare le Confraternite furono soppresse, ma non scomparve la devozione. Anzi dopo la erezione della Parrocchia di Santa Maria degli Angeli nel 1850, S. Antonio ebbe ad ottenere, dalla gente che vive all’ombra della Bella Cupola del Vignola, una ripresa devozionale, legata ad un miracolo che ebbe a sanare alcuni animali, colpiti dalla peste; in un certo anno infatti a S. Maria degli Angeli scoppiò una epidemia che colpì in modo particolare i cavalli delle scuderie. Così ci si rivolse con fiducia a S. Antonio Abate, protettore delle bestie, ed ottenuta la grazia con la fine del morbo, come ringraziamento al Santo fu celebrata con grande solennità la sua festa. Venne fatta la processione per le vie del paese e fu distribuito un pranzo ai poveri che prese la denominazione di “Piatto di S. Antonio”.
Così nacque il PIATTO DI SANT’ANTONIO a SANTA MARIA DEGLI ANGELI
I festeggiamenti hanno il sapore di un gesto laico al Santo con una felice appendice di generosa solidarietà per i poveri. Una solidarietà che ieri si realizzava con l’offerta gratuita di un ‘ piatto ‘gastronomico e che, oggi, ha aggiunto, alle ragioni del passato, forme moderne di attenzione alle nuove povertà: anziani in difficoltà, bambini abbandonati, famiglie in difficoltà, associazioni benefiche ecc. I Priori, da quattro che erano nel principio, sono passati a otto nel 1952, fino ad arrivare a dodici. Si articolano in Priori serventi (dodici), entranti (dodici) e uscenti (dodici). Durano in carica tre anni, ma con la qualifica per un anno di entrante, servente e uscente.
Secondo la leggenda (purtroppo smentita) i Priori durante il tempo del servizio non muoiono.