Bologna, 18 settembre 2023 – Un breve articolo dal nostro ultimo numero speciale sui pony, che però è bello condividere anche qui sul Web.
Per qualsiasi cavaliere o amazzone italiani di mezza età è impossibile parlare di pony senza pensare a Lorraine Simpson e al marito Angelo Cristofoletti, che alla fine degli anni ’70 contribuirono in modo fondamentale al successo del progetto Pony Club Fiorello Italia voluto dal cavalier Vittorio Orlandi.
A cui Lorraine (o Lorena, come è chiamata in Italia questa formidabile signora di origine scozzese) ha portato la sua esperienza personale di ‘ponista’ Doc e la sua riconosciuta esperienza di donna di cavalli.
Dal 1985 al 1997 la signora Cristofoletti è stata Capo Equipe della Nazionale Italiana Pony: con lei gli ‘azzurrini’ ai Campionati Europei di Salto Ostacoli hanno vinto l’oro a squadre nel 1985, oro individuale e quarto posto a squadre nel 1987 a Saumur.
Chi meglio di lei per spiegare quanto sono importanti l’istruttore e la scuola di equitazione per la sicurezza di chi vuole imparare?
“Adesso c’è un boom, dopo il Covid tutti hanno scoperto i cavalli» ci dice Lorena Cristofoletti, «magari prima facevano un altro sport che durante il lock-down era impossibile praticare, e noi ne abbiamo beneficiato. Penso che ci siano delle buone scuole in tutta Italia, la gente ormai ha imparato e in tanti fanno le cose per bene”.
Da voi come si comincia a montare a cavallo?
“Di solito noi facciamo la messa in sella alla corda, non lasciamo subito da soli gli allievi in campo: finché non sono in grado di battere la sella al trotto non li mettiamo a fare lezioni di gruppo”.
Parliamo dei collaboratori più preziosi: i pony.
“Perché siano sereni è fondamentale che vadano al prato, siano girati alla corda se non hanno lavorato specialmente in inverno, quando fa freddo e si sentono molto più ‘allegri’. Noi siamo attenti a metterli al prato ogni giorno, se vivono fuori è ancora meglio. Se necessario li giriamo anche alla corda: specialmente il martedì, perché il lunedì non lavorano”.
Il bello di tutti gli esseri viventi è che ogni giorno sono diversi.
“Certamente, e bisogna conoscerli e saper cogliere i cambiamenti: in inverno ad esempio se i pony hanno freddo è più facile che sgroppino, quindi non li tosiamo completamente ma solo un pezzettino sotto il collo e sotto la pancia”.
Conoscerli bene per curarli al meglio.
“Fondamentale è non farli annoiare: i pony se si annoiano sono più birichini, variando la loro routine sono più contenti e sereni. Fare una gara è quasi un regalo per i pony della scuola, una occasione per fare qualcosa di diverso dal solito”.
E’ difficile fare accettare le regole base della sicurezza ai nuovi allievi?
“La gente spesso arriva pensando che si possa montare in pantaloncini corti e scarpe da ginnastica: servono istruttori molto preparati e gentili, ma nello sesso momento un po’ fermi per far capire come vanno fatte le cose e perché: una volta che capiscono la ragione va tutto bene. Non è più come una volta, che gli istruttori erano tutti di formazione militare e semplicemente si doveva obbedire: ma abbiamo comunque delle regole ben precise alle quali non concediamo deroghe”.
Per esempio?
“Oltre all’utilizzo ovvio del cap: stivaletti col tacco, tartarughe e staffe di sicurezza per tutti. Ma non solo: da noi per esempio è assolutamente vietato ai genitori di entrare in maneggio, anche per dare da bere al bambino che ha sete. Loro non ci pensano ma schiacciando la bottiglietta di plastica potrebbero spaventare i pony. Quindi a cavallo non si beve, punto: e nessun bambino è comunque mai morto di sete. Il buon pony-club lo fa un istruttore gentile ma fermo e preparato: conta tanto l’esperienza che hai e anche dove hai imparato. E’ difficile trovare quelli che si occupino della scuola di base, tutti vogliono uscire a fare gare. Bisogna tenerne conto perché anche per loro, esattamente come per gli allievi e i pony, è indispensabile variare il lavoro per non annoiarsi”.