Rieti, 26 agosto 2016 – Dopo due notti nelle tendopoli ad Accumoli sono rimaste circa un centinaio di persone. Chi poteva è tornato a Roma o si è fatto ospitare da parenti e amici, ma in tanti voglio rimanere vicini alle loro case: qui ci sono tante piccole aziende agricole a conduzione familiare con animali che devono essere accuditi e tra questi molti cavalli, che profittano largamente dei pascoli dell’Appennino umbro-marchigiano.
La signora Domenica è tra quelli che hanno scelto di rimanere nelle tendopoli dopo le scosse devastanti di terremoto del 24 agosto scorso, soluzione che per il momento permette di non allontanarsi troppo dalle loro case: “Mia figlia vive a Leonessa e mi aveva invitato ad andare da lei, ma io no, rimango qui. La mia casa e’ qui. Spero che al piu’ presto la mia casa torni agibile“. Spiega che l’altra notte è uscita di casa “io con la camicia da notte, mio marito in mutande. Uscire con il buio e’ stato difficile. Ho sempre tenuto una torcia sul comodino, ma stavolta no, incredibile…“.
La combattiva signora Domenica non ha nessuna intenzione di andare altrove, in alberghi od ospite in zone lontane perché “ho tutto qui, anche gli animali: mucche, cavalli, galline. Ho paura che arrivino gli sciacalli“.
Molti gli allevamenti di cavalli della zona, che negli ultimi anni hanno reso possibile uno spin-off legato profondamente alle radici storiche e culturali del territorio: dalle razze agricole sfruttate fino a pochi anni fa prevalentemente per la carne si è creato un movimento di recupero delle tradizioni.
Attacchi agricoli con cavalli da lavoro, muli per il disbosco, monta da lavoro da queste parti stanno tornando a farsi vedere, sempre meno timidamente e creando anzi un circuito virtuoso che coinvolge man mano un numero sempre più alto di adepti.
E anche loro non mollano, ovviamente.