Bologna, novembre 2015 – Se non ci fosse stato Leon Melchior l’odierno mondo del cavallo sportivo probabilmente non sarebbe ciò che in realtà è. Nato nel 1926, Melchior è spirato oggi nella sua casa di Lanaken, in Belgio, dove sorge il famoso centro sportivo e di allevamento di Zangersheide. Fondato da lui – ovviamente – all’inizio degli anni Settanta. Una vera e propria officina dedicata alla produzione e all’allenamento di cavalli che ben presto sono divenuti tra i migliori del mondo: i cavalli con la famosa Z. Leon Melchior è sempre stato un uomo determinato: del resto se così non fosse stato non avrebbe potuto creare un vero e proprio impero articolato tra finanza, edilizia, settore ospedaliero. Un uomo abituato a ottenere ciò che la sua volontà pretendeva: ma con il lavoro, con l’applicazione, con la mente sempre aperta verso nuove soluzioni e nuove idee. Cavaliere dilettante ma con qualche risultato e partecipazione di buon livello internazionale, Melchior fin dall’inizio della sua esperienza in sella – avviata peraltro piuttosto tardi – ha avuto un grande interesse per il meccanismo che interconnette allevamento e sport, partendo dalla tipica domanda da vero imprenditore: ma se invece di spendere un sacco di soldi per comperare cavalli, quegli stessi soldi io li guadagnassi vendendo cavalli fatti in casa mia? Ovviamente non cavalli qualsiasi, no: quelli di Melchior dovevano essere i migliori cavalli in assoluto. Ecco perché a Zangersheide si sperimentano tecniche di allevamento decisamente all’avanguardia come per esempio l’inseminazione artificiale che proprio da lì muove alcuni dei suoi primi passi. Ed è ancora a Zangersheide che si effettua il primo trasferimento d’embrione. Ed è a Zangersheide che nasce il concetto di selezione sull’attitudine allo sport soprattutto per quanto riguarda le fattrici. Melchior vuole il massimo: famosa la sua lotta senza quartiere per riuscire a portare a Zangersheide il fenomenale stallone francese Almé, una battaglia durata ben due anni (dal 1973 al 1975) e combattuta contro il proprietario statunitense del cavallo che nel condurre la trattativa non si dimostrò quel che si suol dire un campione di correttezza… E dall’incrocio tra Almé e Ramiro (altro formidabile produttore di campioni) nascerà a Zangersheide quella Ratina Z che sotto la sella di Piet Raijmakers prima e di Ludger Beerbaum poi diventerà la cavalla che più ha vinto nell’intera storia del salto ostacoli mondiale. Avanti, avanti, avanti: guardare sempre avanti, questa è stata la parola d’ordine di Leon Melchior durante tutto l’arco della sua vita di imprenditore e di allevatore: i numeri a Zangersheide – che nel frattempo diventa stud-book – crescono enormemente, la serie di campioni marchiati con la celeberrima Z cresce a dismisura, stalloni favolosi, madri meravigliose, figli vincitori ai massimi livelli internazionali… E naturalmente cavalieri di eccelsa bravura, tra i quali l’olandese Jos Lansink che proprio per imposizione di Melchior ‘deve’ diventare belga… Del resto Melchior non è uomo al quale si possa dire di no facilmente. Insomma, la storia di Zangersheide, che è anche la storia del Melchior uomo di cavalli, è lunga, ricca, affascinante e soprattutto esemplificativa dei progressi che il mondo dell’allevamento del cavallo sportivo ha fatto dagli inizi degli anni Settanta a oggi. Oggi, giorno a partire dal quale Leon Melchior non c’è più. Ma non è retorica dire che in realtà lui dal mondo dello sport e da quello dell’allevamento non se ne andrà mai né mai sparirà: lui di questi due mondi è uno dei moderni fondatori.
11 novembre 2015