Ascot, luglio 2015 – La storia si può vedere meglio quando ci si allontana un poco da lei, dicono spesso quelli che se ne intendono: noi abbiamo aspettato qualche giorno ma non c’è niente da fare, l‘ultima edizione delle King George VI and Queen Elizabeth Stakes a nostro modesto parere rimarrà una di quelle corse impossibili da dimenticare, che entreranno nell’immaginario di tutti.
Tutti quelli che amano l’ippica, tutti quelli che amano le belle storie: come quella di Andrea Atzeni, un ragazzo di Nurri che ha lasciato la Sardegna giovanissimo per montare cavalli nel circuito dei mezzosangue di Siena. Come tanti figli di pastori sardi degli anni passati: perché è da lì che vengono tantissimi dei jockey che hanno corso e corrono sulle piste italiane, e non solo.
Dopo un anno di corse in provincia Andrea però vuole provare a crescere e fa il grande salto: va in Inghilterra.
La Patria dell’ippica, del galoppo, dei Purosangue Inglesi.
Non sa l’inglese e lo impara sul campo, o meglio in sella. Intanto che impara la lingua locale riesce ad accedere al corso da fantino professionista, lavora sodo e si merita la fiducia di Luca Cumani (grande trainer italiano di stanza in GB) e poi quella dello sceicco Obaid Al Maktoum: una delle più grandi scuderie al mondo, quella con dentro i cavalli più favolosi che possano galoppare su questa terra.
Andrea Atzeni lavora, migliora, cresce di anno in anno: sa anche farsi voler bene – sia dal pubblico inglese che lo segue sempre con affetto, sia dai suoi proprietari. Con Al Maktoum rimane in ottimi rapporti anche dopo aver lasciato la sua scuderia per quella dell’Emiro del Qatar, tanto che lo sceicco la settimana scorsa gli chiede di montare il suo Postponed al posto del solito jockey del cavallo.
All’inizio Andrea si schernisce, il terreno è pesante e il cavallo non lo ama particolarmente: la pensano allo stesso modo anche gli allibratori, che danno il binomio ad un non incoraggiante 7 a 1.
Ma poi si convince e scende in pista e si costruisce una corsa da cardiopalma: tiene il suo Postponed sempre in prima linea, a stretto contatto con il mito Frankie Dettori (sardo anche lui, sottolineiamo, ma figlio d’arte) e il suo Eagle Top.
In dirittura d’arrivo Dettori allunga, ma Atzeni tiene; poi Dettori piazza quello che sembra una ulteriore, devastante accelerazione ma Atzeni la sostiene e anzi manda ancora più in là il suo Postponed, lo spinge con le braccia col cuore con tutto fino a fargli battere Eagle Top di un naso, di un niente, di un soffio che sa di una gioia incredibile, di forza e volontà e coraggio.
Che corsa magnifica, che arrivo incredibile: e anche Dettori sembra felice di aver partecipato a questo pezzettino di storia anche se per stavolta, in questo splendido 25 luglio, non è stato lui a tagliare il traguardo per primo.
29 luglio 2015