Bologna, ottobre 2016 – A poche settimane dalla chiusura delle Paralimpiadi di Rio, c’è un’iniziativa che si muove a favore dei cavalieri con disturbi specifici di apprendimento (DSA), impossibilitati secondo quanto indicato dal regolamento olimpico a prendere parte ai Giochi. Jonathan Kemp, cavaliere con la sindrome di Asperger e DSA, sta lottando insieme a sua madre affinché qualcosa cambi in vista di Tokyo 2020.
In Brasile, infatti, non era prevista una classifica a parte per gli atleti DSA e la Federazione Equestre Internazionale non fa alcuna menzione a riguardo, mentre da quest’anno era prevista una categoria a loro dedicata in alcuni sport come il nuoto, il tennis tavolo e l’atletica.
La difficoltà sembra risiedere nella difficoltà di considerare situazioni borderline: era successo infatti in passato che la Spagna avesse mandato alle Paralimpiadi un team di basket assolutamente normodotato dichiarando che ogni singolo componente fosse DSA. Quando il comitato olimpico ha scoperto la frode, tutti gli atleti con disabilità mentali sono stati esclusi dai Giochi.
Kemp insieme a sua madre vuole offrire la possibilità di essere in Giappione tra quattro anni a chi come lui soffre di disturbi dell’intelletto: “Non è una battaglia solo per mio figlio ma per tutti coloro che si trovano nella sua stessa situazione – ha commentato la madre di Kemp – per come sono le cose oggi si può parlare di discriminazione di un gruppo di atleti e questo non dovrebbe succedere. Mio figlio è un bravo cavaliere ma a causa delle sue disabilità non andrà lontano nello sport cosiddetto ‘normale’. Ed è un peccato e così tanti altri come lui”.
La FEI ha promesso di studiare la proposta e prenderà in considerazione la possibilità di creare una nuova categoria per i cavalieri con disturbi specifici di apprendimento in vista della prossima edizione dei Giochi Paralimpici.
4 ottobre 2016