Hochfilzen, 18 febbraio 2017 – Da noi i muli sono stati mandati in pensione anni fa, anche a causa del progressivo scomparire dalle file degli alpini di giovani di leva che sapessero averci a che fare: in Austria invece pare che le salmerie ippotrasportate vadano ancora alla grande, e prova ne è questa fotografia scattata solo pochissimi giorni fa durante un campo invernale di addestramento del 6° Battaglione Cacciatori delle Forze Armate Austriache.
Gli Haflinger arruolati per la bisogna forse sono meno possenti dei nostri muli di 1° classe di eroica memoria, nonostante siano sicuramente rappresentanti del modello meno moderno dei biondissimi eredi di El Bedhavi, ma probabilmente sono anche più facili da condurre da parte di personale poco specializzato e alle prime armi con l’etologia equina: anche se una certa dose di sana fermezza mentale ce l’hanno anche loro, a detta degli estimatori più affezionati…
Ma quando e perché i muli sono stati radiati dall’Esercito Italiano?
Fanteria, artiglieria in generale e reparti alpini in particolare erano supportati per le loro necessità logistiche dai muli, organizzati in colonne dette salmerie (dal greco sagma: basto, soma) di primo e secondo scaglione.
Più resistenti dei cavalli alla fatica e alle privazioni i muli erano ideali per l’impiego in zone impervie, e guerra o pace che fosse davano alla macchina bellica la possibilità di muoversi e organizzarsi, rimanendo indispensabili anche dopo l’avvento del motore a scoppio: lo storico connubio tra muli e alpini è nato dal fatto che in certe zone di montagna sino a mezzo secolo fa non c’era veicolo a motore che riuscisse a sostituire i quattro zoccoli del mulo.
Solo con l’arrivo degli elicotteri questi ibridi benedetti (prodotto dell’incrocio tra cavalla e asino) cominciarono a diventare sempre meno necessari, sino al definitivo congedo dall’esercito italiano nel 1993: ma intanto si erano fatti, assieme ai loro alpini, tutta la parte più terribile della Grande Guerra e buona parte del secondo conflitto mondiale, ritirata di Russia compresa.
Gli alpini dicono che il conduttore, lo «sconcio» finiva sempre per somigliare al suo mulo e viceversa.
Ad ogni mulo era assegnato un conducente che aveva il compito di guidarlo, occuparsi del suo governo e prendersi cura di lui.
I muli dovevano someggiare carichi fino a 185 chilogrammi di cui 35 erano di carico comune: basto, accessori di pulizia e governo, un razione e mezza di avena; poi c’era il carico vero e proprio che variava a seconda della prestanza degli animali, suddivisi in 1° e 2° classe a seconda delle caratteristiche morfologiche.
Altra causa dell’uscita dei muli dai ranghi militari è stata la mancanza del personale in grado di occuparsene: tra i militari di leva c’erano sempre meno ragazzi con l’esperienza pratica necessaria a condurli così muli e sconci sono scomparsi.
Insieme, come sempre.