Ivrea, febbraio 2015 – Tutto comincia ufficialmente il 6 gennaio: è da quella data che partono ogni anno i tanti appuntamenti che compongono lo Storico Carnevale di Ivrea. Già definitivamente organizzato nel 1858, porta con sé anche le tracce di festeggiamenti molto più antichi, risalenti addirittura al medioevo.
Per la gente di Ivrea questa tradizione è una occasione di ribadire, ricordare e onorare la propria caparbia volontà di autodeterminazione prendendo spunto dalla leggendaria figura di Violetta, la bella (anzi: vezzosa!) mugnaia che si ribellò alle nozze con il prepotente Ranieri di Biadrate, figlio del signorotto locale che fu costretta ad accettare: dopo il “sì” Violetta fece ubriacare il novello sposo e lo decapitò, dando il via ad una sommossa popolare che portò alla distruzione del maniero della di lui famiglia. Da notare che il Castellazzo, questo il nome con cui veniva identificato il castello dei Marchesi d Monferrato, è stato veramente distrutto da una rivolta popolare in tempi antichi.
Oltre alla Vezzosa Mugnaia figura di spicco del Carneveale di Ivrea è il Generale: vestito con una uniforme di foggia napoleonica (la forma moderna della festa si definì proprio in quell’epoca, nel 1808) e accompagnato da uno stato maggiore con tanto di vivandiere anche loro in costumi coevi, il Generale è incaricato dell’ordine pubblico e del regolare svolgimento dei festeggiamenti.
Domani, Giovedì Grasso, è il giorno in cui riceve pubblicamente dal Sindaco la fascia di Primo Cittadino: il suo primo atto ufficiale sarà quello di invitare i cittadini presenti a calzare il berretto frigio (anche questo ovviamente ricordo della dominazione napoleonica) che permetterà poi domenica, a chi lo indossa, di non diventare bersaglio delle arance lanciate dai carri.
Dopo di che il Generale monterà a cavallo con tutto lo Stato Maggiore e guiderà la Marcia per le strade della città.
Domenica ci sarà poi la Battaglia delle Arance, ancora tanti cavalli come protagonisti: saranno quelli degli equipaggi dei carri degli aranceri, bellissime pariglie (ma ci saranno anche attacchi più numerosi) che sono da sempre l’orgoglio dei guidatori eporediensi.
Questa tradizione dei carri ha mantenuto numerosi e vivaci gli appassionati di redini lunghe locali, che qui sono rimasti tali anche nei decenni bui dell’equitazione nazionale, quelli seguiti al dopoguerra: tutto grazie allo Storico Carnevale, che ha dato una buona scusa per continuare a tenere cavalli e legni in perfetta efficienza, anno dopo anno.
11 febbraio 2015