Catania, aprile 2016 – Chissà come ci si sente quando sei nel buio, in mezzo al terrore e arriva qualcuno ad aiutarti. Chissà come ci si sente quando quel qualcuno è lì vicino a te, ti apre uno spiraglio di speranza e poi va via.
E ti lascia lì, in mano a dei macellai che se ne catafottono delle regole, delle leggi, dei Carabinieri e delle intimazioni scritte sulla carta bollata.
Che dopo essere riusciti solo a farti un po’ di male ed essere interrotti sul più bello ti riprendono, ti rinchiudono di nuovo un portone alle spalle e poi finalmente riescono a finirti.
In modo brutale, arrangiato, doloroso, inumano.
Inumano anche per un cavallo, perché il dolore è uguale per tutti e gli esseri umani dovrebbero essere quelli che si fanno un punto d’onore nell’infliggerne il meno possibile, anche nelle situazioni in cui è inevitabile farlo.
Come quando si macella un animale, un cavallo in questo caso.
Lui era un Purosangue Inglese di quattro anni, di quelli che non hanno possibilità di carriera in pista per motivi assortiti: i Carabinieri lo hanno identificato grazie al microchip dopo una segnalazione che li aveva indirizzati in via Playa al numero 160: lì hanno trovato il cavallo sanguinante dal posteriore destro e dal naso, i Carabinieri hanno immediatamente chiamato il veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania che lo hanno medicato, poi hanno intimato ai detentori dell’equino di ricoverarlo presso una scuderia di via Leontini in attesa delle successive verifiche anche sanitarie.
E sapete cosa hanno fatto subito dopo al povero cavallo, i detentori? lo hanno macellato. Fatto a pezzi e ficcato dentro delle buste di plastica della spazzatura.
I Carabinieri, mentre passavano in zona, hanno notato un uomo imbrattato di sangue che si nascondeva: si sono fermati, l’hanno seguito e hanno trovato il cavallo di poco prima fatto a pezzi.
Spregio totale, assoluto e dichiarato di ogni regola, di ogni autorità, di qualsiasi decenza: e il povero cavallo macellato in modo così crudele è solo una metafora delle loro capacità di delinquere, una pallida metafora delle azioni possibili a gente del genere.
20 aprile 2016