Genova, aprile 2015 – I cavalli selvaggi dell’Aveto sono tornati agli onori della cronaca. Il gruppo di circa 40 cavalli rinselvatichiti, derivati Bardigiani, che ormai da diversi anni vive nella valle d’Aveto, in Liguria, fanno spesso parlare di loro anche perché, purtroppo, la convivenza con l’uomo non è sempre facile. L’ultima vicenda che li vede protagonisti è stata la cattura di una decina di soggetti (ora liberati) che da tempo si era avvicinata troppo alle case e alla strada.
Da qui la decisione del sindaco del comune di Borzonasca (Ge) di catturarli e rinchiuderli in un recinto che si trova nella frazione di Bevena. È stato soprattutto il tipo di recinto a creare allarme e polemica in molti perché considerato inidoneo e pericoloso per gli animali. “ Il recinto è fatiscente e pieno di pericoli per i cavalli- spiega Paola Marinari che insieme alla naturalista Evelina Isola è impegnata nel progetto Wild Horse Watching, volto a tutelare questi cavalli e a renderli una risorsa per il territorio -, all’interno ci sono lavandini abbandonati, lamiere e reti di letti. Non è un posto nel quale si possono tenere in sicurezza degli animali”. C’è anche da dire che la cattura non deve essere stata priva di traumi visto che si tratta di animali selvaggi e una cavalla, per cause non note, è stata trovata senza vita.
Ora i cavalli sono stati liberati grazie all’intervento dell’onorevole Maria Vittoria Brambilla che si è recata sul posto e ha convinto il sindaco alla ragionevole decisione di liberare i cavalli detenuti nel recinto.“Dopo aver ricevuto il permesso dal sindaco – continua la Marinari- abbiamo liberato i cavalli, scortandoli lungo la risalita verso i pascoli montani per assicurarci che non tornassero indietro, vicino all’abitato”.
La questione della convivenza tra cavalli selvaggi e attività umane comunque resta e va risolta e proprio in questo senso Evelina Isola e Paola Marinari spiegano:“ Partirà a breve una petizione in cui chiederemo il riconoscimento dei cavalli come patrimonio della collettività, garantendone la libertà e lo stanziamento dei fondi necessari per la realizzazione delle infrastrutture idonee e utili per evitare che i cavalli si avvicinino all’abitato e alla strada”.
Si tratta solo di trovare un equilibrio e ritenere questi animali come una risorsa anche turistica per la valle e non solo come parassiti dannosi che devastano orti e sono potenziali pericoli per la viabilità. La grande partecipazione, da parte di molte persone tra le quali anche operatori turistici della valle, dimostra che tutto questo è possibile e che i progetti legati alle escursioni guidate di horse watching e ora anche una collaborazione con l’università di Genova –dove grazie al coinvolgimento dei professori Bavestrello e Salvidio, docenti di etologia e zoologia applicata, i cavalli dell’Aveto diventeranno a breve oggetto di studio e tesi
di laurea – stanno dando risultati positivi.
24 aprile 2015