Milano, giugno 2016 – Rien ne va plus… Il presidente e direttore generale dei Weg di Bromont tira le somme, alza i tacchi e lascia la barca dell’impresa canadese per i Mondiali del 2018. Secondo Luc Fournier, la macchina amministrativa è in gravissimo ritardo.
A due anni e mezzo dall’ingresso in campo del primo binomio non ci sarebbero i presupposti per portare a buon fine l’evento per l’attribuzione del quale il Canada si è battuto con determinazione ma forse senza abbastanza consapevolezza.
Con un budget stimato di circa 95 milioni di dollari, le coperture sono un miraggio e all’orizzonte non c’è nulla che porti a pensare in un colpo di coda dell’ultimo momento. Insieme a Fournier hanno gettato la spugna il presidente del consiglio d’amministrazione François Duffar e altri due membri, tutti allineati sull’idea che senza un’inversione di tendenza netta e concreta, non sarà possibile arrivare alla copertura economica necessaria per lo svolgimento dell’evento. Fournier lamenta gravi ritardi nei finanziamenti così come accordi firmati con partner che non sarebbero economicamente ‘realistici’. Tra questi quello con la Fei: «Alla Fei dobbiamo le commissioni sugli sponsor che troviamo noi così come i diritti internazionali. Il tutto ben prima che i Giochi inizino. Dal canto suo la Fei ci deve a sua volta delle commissioni che però ci verranno ‘girate’ solo due settimane prima dell’evento. Non abbiamo il denaro per far funzionare la macchina… A oggi neppure il governo canadese ha siglato il suo impegno verso questi Weg.
Come si pretende, in queste condizioni, che si possano convincere altri partner internazionali a investire milioni di dollari!». Al momento le difficoltà e i malesseri espressi dal dimissionario Fournier non indicano la volontà del Canada di dare forfait. Lo stesso Fournier rimarrà in carica per altri tre mesi, per traghettare l’evento nelle mani di chi lo sostituirà, lasciando quindi presagire la chiara volontà dei canadesi di andare avanti. Dopo di che i giochi politici si svolgeranno su altri tavoli… Per chi è appassionato di cavalli e sport come noi però rimane un po’ di amaro in bocca. L’evento degli eventi, la kermesse pura degli sport equestri è sempre più in affanno. Del resto, la storia dei Weg è costellata da flop finanziari.
Ricordiamo L’Aia, il forfait dell’ultimo minuto dell’Irlanda (a cui siamo stati chiamati in prima persona a sopperire con l’edizione romana), la fatica spagnola di Jerez, l’opaca organizzazione francese… Pare che la massima espressione degli sport equestri annaspi sempre più in un mondo di eventi che richiede una ‘snellezza’ burocratica e di costi che i Weg non sono in grado di offrire. La struttura che sta dietro a un evento planetario di questa portata è troppo costosa e lenta.
È troppo ‘struttura’ e, nonostante i molti esempi, non è in grado di rinnovarsi, di trovare un modus operandi che la renda più simile ai circuiti che oggi funzionano come vere e proprie macchine per soldi. 95 milioni di dollari sono tanta roba… Trovare sponsor e partner per un’impresa del genere non è facile e probabilmente, se anche si riuscisse a lavorare con qualche milione di dollari in meno, il ritorno economico su investimenti di questo ordine di grandezze non sarebbe assolutamente garantito. Una manifestazione come i Weg non riesce a camminare con le proprie gambe. Questa è la realtà. Non può produrre reddito e non può certamente arrivare a coprire i propri costi. Forse è venuto il momento, a malincuore, di considerare una nuova formula o più formule per trasformare i Mondiali in qualche cosa di altrettanto qualitativo in termini di valenza sportiva ma strutturalmente diverso.
In alternativa? Mettere mano al portafoglio. E che portafoglio…
1 giugno 2016