Bologna, gennaio 2016 – Alto, magro, con i capelli impomatati e ondulati e pettinati all’indietro, lo sguardo orgoglioso e fiero e pronto a sfidare chiunque dall’alto dei suoi 87 anni. Mario Maini era così anche qualche mese fa, nell’estate del 2014, seduto su una sedia di plastica di quelle da giardino, fuori dalla sua scuderia a La Storta, nella prima periferia di Roma, appoggiato con lo schienale al muro e con le gambe accavallate e con in mano uno scacciamosche. Parlava con l’aria di chi si sente defraudato di qualcosa che gli appartiene, come chi sa di possedere un patrimonio che però non gli viene riconosciuto pubblicamente. La Fise si è dimenticata di me, diceva, i cavalieri si sono dimenticati di me, diceva: ma lo diceva senza vittimismo, anzi, lo diceva con audacia, con aggressività, con orgoglio. “Però quest’anno a Piazza di Siena c’è stato un bel premio riservato a lei… ”, gli dicevamo… e lui si ergeva ancora più orgoglioso per ribattere con il suo spirito caustico e romanesco: “Beh certo, le cose che si fanno per i morti!”. Lo diceva così, ma si vedeva che gli faceva invece un gran piacere. Quell’anno, il 2014 appunto, l’Anie e il suo presidente Giuseppe Moretti e la Fise avevano voluto far entrare Mario Maini in campo in Piazza di Siena su uno di quei veicoli elettrici simili a quelli che si usano sui campi da golf, per onorarlo con un premio speciale. Dentro quella Piazza di Siena in cui lui anni e anni prima durante i magici Sessanta in sella ai suoi Shepherd’s Bush e Bagno Roselle (solo per citare i più famosi) aveva sempre combattuto e spesso vinto contro i più forti cavalieri di allora, compresi i due fratelli d’Inzeo e Graziano Mancinelli e poi tutti gli altri. “Sa cosa diceva Raimondo di me? Dopo mio fratello l’avversario più difficile è Mario Maini! Questo diceva Raimondo. L’ha fatto anche scrivere sui giornali”. Cavaliere elegante ma forte, capace di adattarsi a vari tipi di cavalli con i quali affrontava qualunque tipo di gara, potenze, Gran Premi, velocità, Coppe delle Nazioni… tutto. Sempre con la voglia bruciante di montare bene e di superare chi riteneva gli stesse davanti ingiustamente. Uomo dalle mille storie: Maini ha corso cinque volte il Palio di Siena, ha fatto molto cinema come controfigura a cavallo di attori del calibro di Raf Vallone, Rossano Brazzi, Vittorio Gassman, ha avuto incidenti gravissimi con fratture craniche, braccia, gambe, perfino i timpani… “Quando la gente mi dice ao’ sei sempre uguale, non sei cambiato pe’ niente, il cavolo! dico io, magari fossi come allora, ti farei vedere come li faccio ballare i cavalieri di oggi… ”. Ma oggi Mario Maini ci ha lasciato: un altro pezzo della nostra bellissima equitazione che se ne va. Anziano e malato, certo: ma forte e orgoglioso e fiero come è stato per tutta la sua vita.
4 gennaio 2016